Oggi, mentre il Segretario Generale delle Nazioni Unite sta lanciando l’allarmante report dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia sullo ‘Stato del Clima Globale’, l’Unione Europea sta per definire la Legge sul Clima. Il sesto, e possibilmente ultimo, round di negoziati tra la Commissione, il Parlamento e il Consiglio Europeo avrà luogo domani, martedì 20.
La Legge sul Clima definirà le politiche climatiche dei prossimi anni e decenni, le ultime prima di ultimare il carbon budget. Secondo l’IPCC – al momento della pubblicazione – il carbon budget che da all’umanità un 66% di possibilità di rimanere all’interno degli +1,5°C di riscaldamento sarà raggiunto in 6 anni e 8 mesi, se i livelli di emissioni resteranno all’attuale ritmo.
I punti cruciali dei negoziati sono l’obiettivo di riduzioni di emissioni al 2030, l’utilizzo del Carbon Budget, e la creazione di un Consiglio sul Clima Europeo, un possibile organo scientifico indipendente che vaglierà e consiglierà la politica sulle azioni climatiche. La Commissione ha proposto una riduzione delle emissioni del 55% netto al 2030. Il Parlamento lo ritiene insufficiente e afferma che esso sia in realtà un 52,8% di riduzione reale.
Tuttavia, queste percentuali fanno riferimento ai livelli di emissione del 1990 -e non a quelli pre-industriali- presupponendo che l’UE abbia raggiunto il picco delle emissioni trenta anni fa. “In realtà non abbiamo iniziato a ridurre le emissioni allora”, ha spiegato Greta Thunberg insieme ad altri attivisti in una lettera aperta che accusa l’UE di barare con i numeri. “Abbiamo semplicemente delocalizzato le emissioni all’estero ed escluso dai numeri ufficiali una larga parte di quelle rimanenti [ndr. come l’aviazione e il commercio marittimo]”.
Il Parlamento ha proposto di introdurre un Carbon Budget che indica quanta “spesa”, in termini di emissioni di gas serra, rimane a disposizione ai 27 paesi dell’Unione Europea. In questa proposta, il carbon budget dovrebbe essere la guida per stabilire gli obiettivi climatici, a partire da quello del 2030. Dall’altro lato, il Consiglio e la Commissione concordano sul suo utilizzo solo a partire dal 2040.
“Crediamo che questo sia uno degli strumenti più preziosi nella lotta contro la crisi climatica”, hanno scritto attivisti di Fridays For Future di tutto il mondo in una lettera indirizzata a Timmermans, il Commissario Europeo sul Green Deal. Nella lettera gli attivisti avvertivano che fissare dei target senza considerare il budget di emissioni rimanente significa prendere decisioni senza considerare la scienza del clima.
Sin dall’inizio dei negoziati, la comunità scientifica e la società civile hanno spinto i politici ad accordarsi per un target di emissioni reale di almeno il 65%, se non dell’80% entro il 2030. Un obiettivo più ambizioso non sarebbe solamente di beneficio per il pianeta e le popolazioni che vivono nelle aree più a rischio, ma ridurrebbe anche il bisogno di misure più drastiche in futuro.