Prima dell’inizio del processo, l’avvocato della famiglia Floyd, Ben Crump, ha criticato l’idea che il processo sarebbe stato una dura prova per i giurati. “Sappiamo che se George Floyd fosse stato un cittadino bianco americano, e avesse sofferto questa morte dolorosa e tortuosa con il ginocchio di un poliziotto sul collo, nessuno, nessuno avrebbe detto che questo era un caso difficile”.
Il processo a Derek Chauvin, 45 anni, l’ufficiale di polizia accusato di omicidio volontario e colposo per la morte di Floyd, è iniziato settimana scorsa. Nella sua testimonianza, Donald Williams, un ex lottatore, ha detto di aver urlato a Chauvin che stava bloccando la circolazione sanguigna di Floyd. Williams ha ricordato che la voce di Floyd divenne più impastata e il suo respiro più affannoso, e alla fine smise di muoversi. “Da lì in poi era senza vita”, ha detto Williams. “Non si muoveva, non parlava, non aveva più vita”.
L’avvocato della difesa, Eric Nelson, ha contestato l’accusa a Chauvin per la morte di Floyd. “Floyd, 46 anni, non aveva nessun segno che rivelasse l’asfissia e nel suo corpo erano presenti fentanyl e metanfetamina”, ha detto Nelson. Secondo la difesa l’uso di droga di Floyd, combinato con la sua malattia cardiaca, la pressione alta e l’adrenalina che scorreva nel suo corpo, hanno causato un disturbo del ritmo cardiaco che lo ha ucciso.
Abbiamo già visto che centinaia di casi simili sono finiti senza alcun verdetto o con un verdetto poco grave per i poliziotti accusati. Non si conosce ancora l’esito del monumentale processo Floyd, ma in ogni caso, indipendentemente dal risultato, esso non affronterà seriamente il problema in questione: l’odio e la supremazia bianca.
Ai giurati non sarà data alcuna visione della vita di Chauvin, che tipo di scuola ha frequentato, chi erano i suoi genitori, in quale quartiere viveva, cosa lo ha motivato a diventare un poliziotto, a quale partito politico apparteneva, a quale chiesa andava. Questo non è il processo di Norimberga (come dovrebbe essere) ma piuttosto una famiglia nera contrapposta ad un poliziotto, all’interno di un sistema giudiziario che ha dimostrato più e più volte di essere lì per proteggere l’istituzione della polizia. La giustizia qui applica la “legge e l’ordine”, e non ha intenzione di affrontare la discriminazione di una razza contro un’altra, che è la motivazione alla base dell’uccisione di Floyd.
Non sarà durante questo processo che la società americana discuterà il motivo per cui è stato ucciso Floyd. L’uomo bianco si nasconderà dietro le sue istituzioni, tenendo sotto controllo la sua supremazia. Il presidente del più grande sindacato di polizia di New York City, Patrick J. Lynch, ha dato l’appoggio della sua organizzazione al presidente Trump nell’agosto 2020, dicendo: “Signor presidente, stiamo combattendo per le nostre vite là fuori”. Quasi il 90% dei dirigenti del sindacato – ufficiali, fiduciari, segretari finanziari – sono bianchi, e ancora di più sono uomini, secondo il New York Times. Se questa è la situazione a NYC, possiamo immaginare come sia nel resto del paese.
Non c’è niente di nuovo qui; tutto questo è accaduto per decenni, se non per secoli . Renée Ater ha creato una pagina commemorativa in onore di quei neri disarmati uccisi dalla polizia, da vice sceriffi e guardie di sicurezza. Potete visitare la pagina #SAY THEIR NAMES e vedere i loro volti. Sono elenchi strazianti, troppo lunghi da leggere per qualsiasi cuore umano.
La vera domanda è: se Black Lives Matter e il movimento per i diritti civili non sono riusciti a trasformare questo odio e questa discriminazione, cosa lo farà? La vera questione è che la cultura bianca deve cambiare, ha bisogno di trasformarsi, ha bisogno di una rivoluzione culturale. Dobbiamo sostituire l’odio e la discriminazione con “tratta l’altro come vuoi essere trattato”, sostituire la competizione con la cooperazione, sostituire legge e ordine con pace e giustizia, sostituire l’individualismo con l’universalismo, sostituire ricchi e poveri con azioni valide e felicità. Dobbiamo sostituire il secondo emendamento della costituzione degli Stati Uniti con l’articolo 2 della Dichiarazione dei diritti umani e abbiamo bisogno della cooperazione di tutti per farlo. Gli insegnanti di Long Island, Staten Island, e di ogni quartiere bianco dovrebbero trasformare il loro programma scolastico, gli artisti dovrebbero lottare contro la discriminazione senza paura di perdere i loro fan, i media dovrebbero smettere di mostrare la violenza e concentrarsi sullo sviluppo e il processo umano in tutti i campi (scienza, medicina, economia, beni comuni, democrazia, tecnologia, culture, ambiente). Le chiese dovrebbero smettere di essere macchine politiche che mantengono una minoranza al potere e le corporazioni dovrebbero capire la loro responsabilità di ridurre la disparità tra ricchi e poveri.
Così come non conosciamo il giudizio finale nel processo di Chauvin, non sappiamo nemmeno cosa succederà all’Occidente Bianco. Sarà l’Occidente Bianco abbastanza intelligente da adattarsi e trasformarsi, o cadrà come gli Egiziani o i Romani? Questo processo, purtroppo, non risponderà a nessuna di queste domande e la vera giustizia non sarà servita.
Traduzione dall’inglese di Giuseppe Marchiello. Revisione di Thomas Schmid.