Era in carcere dal 2019. Restano le accuse di aver dato sostegno a un gruppo terrorista.
La magistratura egiziana ha disposto il rilascio del giornalista Khaled Dawoud, che resta però accusato dalla Procura di aver “consapevolmente” aiutato un gruppo terrorista a “raggiungere i suoi obiettivi, pubblicando e diffondendo fake news, anche tramite i social network”. Lo riferisce uno dei principali quotidiani egiziani, Al-Ahram.
Dawoud ha svolto l’incarico di co-segretario e portavoce del partito di centrosinistra Dostour (Costituzione) – istituito dal politico ed intellettuale Mohammad El-Baradei per “salvare i valori della rivoluzione del 25 gennaio”. Dawoud diede le sue dimissioni nel 2015 per divergenze di vedute coi vertici del partito.
Il giornalista è una voce preminente nel panorama intellettuale egiziano. Co-direttore della rivista Al-Ahram Weekly, inserto settimanale in lingua inglese del quotidiano Al-Ahram, e professore all’American University in Cairo (Auc), Dawoud non ha fatto mistero delle sue critiche ai governi succeduti al presidente Hosni Mubarak, costretto alle dimissioni dopo le rivolte popolari del 2011.
Fu un fermo oppositore del presidente Mohamed Morsi, ma lo è stato anche di Abdel Fattah al-Sisi, denunciando le violazioni contro i diritti umani e spendendosi a favore della democrazia e delle istanze rivendicate dal movimento popolare di piazza Tahrir. È stato arrestato a settembre del 2019 e accusato per reati collegati al terrorismo.