Un paio di settimane fa, quando intervistai il Garante per i detenuti nominato dal Comune di Milano, Francesco Maisto, scoprii che il Garante nazionale, Mauro Palma, aveva visitato il CPR di via Corelli, aperto 5 mesi fa, più di quello del comune di Milano. Scrissi quindi una mail sul loro sito ufficiale, chiedendo la possibilità di fargli un’intervista. Della serie: tentar non nuoce. Sarà una coincidenza, ma dopo poco più di un’ora dalla pubblicazione del mio articolo in cui trattavo del suo rapporto, ricevo una breve mail dalla sua segreteria che dice di chiamare il giorno dopo un certo numero di cellulare per parlare con il “Presidente”. Non capisco se è per fare direttamente l’intervista, chiedo, ma non mi dicono di più…
Il giorno dopo sono a scuola, saluto i miei studenti alle 14 e mi attacco al telefono. Occupato. Alle 14 e 15 provo un’ultima volta, scendo le scale e vado a prendere la mia bici. Proprio in quel momento suona il telefono: “Sono Mauro Palma….”
Ferma tutto!!! Rilega la bici, torna su per le scale, col fiatone mi presento, lo saluto e lo ringrazio, non voglio perdere l’occasione per poter parlare con lui. Si scusa, era dentro a Regina Coeli (o Rebibbia… non ricordo). Iniziamo a parlare. Ha letto il mio articolo e non ha nulla da eccepire. Gli spiego il lavoro che faccio: insegno in un CPIA (Centro Provinciale Istruzione Adulti), gli racconto che quando chiusero il Centro di accoglienza straordinaria (CAS) di via Corelli noi perdemmo dalla sera alla mattina decine di studenti. Fu duro per noi, ma ancor più per loro. Gli dico, affettuosamente, che sono di parte. Lui capisce.
Gli chiedo come fa ad occuparsi di tutte le carceri italiane e in più dei CPR, mi sembra un’impresa titanica. Mi risponde che si deve occupare anche delle RSA. Rimango sbalordito, temo di aver capito male, tanto che il giorno dopo vado a verificare sul sito ed è proprio così: vi trovo una lunga relazione che parla di RSA… certo che andrebbe fatta una seria riflessione sul fatto che le RSA siano “avvicinate” a carceri e CPR…. Quasi si prevedesse quello che è successo in quest’ultimo anno di vera reclusione…
Mi dice che il lavoro è tanto, ma ci sono 30 persone che lavorano con lui. Il suo incarico è avvenuto per nomina del Presidente della Repubblica, dura sette anni, ne ha ancora due. E’ stato il primo, era tutto da costruire, da inventare, è riuscito a fare molto per coordinare i garanti locali, regionali, c’è ancora molto da fare, ma, appunto, ha ancora due anni.
Gli chiedo se le visite che ha fatto ai CPR è riuscito a farle a sorpresa e se ha potuto parlare con i detenuti.
Mi spiega di si, è importante che vengano fatte così, sulla possibilità di parlare con i detenuti, può farlo sempre e “in maniera non monitorata”, ed è accompagnato da interpreti.
Mi racconta, prendo nota più che posso, ma non è facile. Ci soffermiamo su come avvengono i rimpatri. Mi conferma che la sua attenzione e vigilanza deve avvenire anche in quei momenti, tanto che quel giorno stesso due “dei suoi” sono su un aereo che sta effettuando dei rimpatri.
E qui mi racconta qualcosa che non sapevo:
“Sono sostanzialmente quattro i Paesi verso i quali stanno avvenendo la gran parte dei rimpatri: Tunisia, Egitto, Marocco e Nigeria. Attualmente solo per la Tunisia è possibile effettuare dei voli charter regolari, Marocco ed Egitto pretendono che i rimpatri avvengano su voli di linea. Verso la Nigeria vengono rimpatriate soprattutto donne, attraverso dei charter.”
Chiedo di descrivere meglio questi momenti, la possibile tensione che ci può essere nel trasbordo.
“La tensione è soprattutto il giorno prima. Ci sono per esempio due voli charter alla settimana verso la Tunisia, loro sanno quando avvengono e il giorno prima è il momento più difficile. In Tunisia possono essere rimpatriate al massimo 80 persone a settimana, ma nei due voli di solito ci sono circa una trentina di immigrati. Ad accompagnarli ci sono due poliziotti per ogni immigrato. Se poi aggiunge un medico, il personale di bordo, viaggiano un centinaio di persone. Quando arrivano, gli italiani non sbarcano neppure. I rimpatriati scendono e vengono consegnati alla polizia locale. L’aereo riparte.”
Missione compiuta: scaricato il carico di rabbia, dolore, frustrazione, l’aereo riparte, forse non ha neppure spento il motore…
Mi si stringe un groppo in gola. Immagino quei volti, quei polsi tenuti, magari con discrezione, quegli sguardi, le parole che si diranno. Penso ai miei alunni che parlano arabo in classe e chiedo loro di parlare in italiano.
Penso a quell’unica volta in cui la polizia mi fermò e mi portò via. Uno di loro, un distinto signore in borghese aveva infilato un braccio sotto la mia giacca e mi piantava un pugno nella schiena, nelle reni. Non si vedeva nulla, ma la spinta c’era, eccome. Ci vuole arte.
Mauro Palma mi racconta, con grande disponibilità. Gliene sono grato. Non invidio per nulla il lavoro che fa.
Racconta delle sbarre e del plexiglass di Gradisca d’Isonzo, tristissimo. Racconta di come attualmente si mescolino nei CPR persone che arrivano dal carcere con persone arrivate da poco, e che le differenze sono enormi: tra gli immigrati che incontra ci sono ex detenuti, altri appena arrivati in Italia, chiaro che alcuni sono più disinvolti e si permettono di dire “ci rivediamo presto”…. altri invece sono disperati, perchè vedono il loro sogno infranto.
Lo stesso Garante sembra essere ben cosciente che il fenomeno dell’immigrazione non possa essere affrontato così, quasi si volesse svuotare un mare con un cucchiaio.
Mi permetto di chiedergli alla fine se crede che i CPR abbiano senso, mi risponde quello che mi aspettavo: “Non posso esprimermi, diciamo che se gli obiettivi erano quelli di contenere e ridurre l’immigrazione, ecc. (cioè tutto quello che sta scritto sulla carta), direi di no”.
Se c’erano già parecchi motivi per manifestare contro i CPR il 24 aprile e oltre, ora ce n’è un altro ancora: far sì che il Garante nazionale dei detenuti possa dedicarsi con più calma alle carceri, crediamo ne abbia abbastanza di quelle. Delle RSA ne parleremo un’altra volta.
Per maggiori info: https://www.garantenazionaleprivatiliberta.it/gnpl/