In Ciad, a tre giorni dall’apertura dei seggi per le elezioni presidenziali, il ministero dell’Interno ha fatto sapere di aver “smantellato una rete terrorista” guidata da cinque dirigenti ed esponenti di opposizione. Stando a quanto riporta una nota del ministero diffusa nella serata di ieri, il gruppo stava pianificando un assalto alla Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) per ostacolare il voto di domenica.
Come riporta Radio France internationale, le manette sono scattate anche per Dinamou Daram del Parti Socialiste sans frontiere (Psf). Questa formazione ha candidato alla presidenza l’ex ministro Yaya Dillo, pronto a sfidare alle urne il presidente uscente Idriss Deby, al potere dal 1990 e intenzionato a conseguire un sesto mandato. Dillo a fine febbraio è stato vittima di una violenta operazione di polizia: nel tentativo di arrestarlo, le forze di sicurezza hanno circondato e preso d’assalto la sua residenza privata, nella capitale N’Djamena. I suoi sostenitori sono intervenuti per difenderlo e così ne è seguito uno scontro a fuoco in cui sono rimasti uccisi cinque familiari del candidato tra cui la madre e uno dei suoi figli. Dillo, sfruttando la confusione, è riuscito a fuggire e ora secondo Rfi si troverebbe al sicuro in una località ignota.
Intanto stamani, a poche ore dall’ondata d arresti annunciata dal governo ciadiano, l’ong Human Rights Watch (Hrw) ha reso noto un rapporto in cui denuncia “la stretta repressiva” del governo sui partiti di opposizione e i manifestanti che in questi mesi sono scesi in piazza per opporsi a un sesto mandato di Deby.
Ida Sawyer, direttrice aggiunta del dipartimento Africa di Hrw, ha dichiarato che i dimostranti “sono scesi coraggiosamente in strada per chiedere pacificamente il cambiamento e il rispetto dei loro diritti fondamentali”. Sawyer ha citato 24 interviste realizzate dall’ong con attivisti, oppositori politici e giornalisti ciadiani, da cui risulterebbe che “le autorità ciadiane stanno rispondendo” all’attivismo politico “reprimendo il dissenso e sradicando la speranza per un’elezione giusta o credibile”. Quindi l’appello: “Le autorità dovrebbero rispettare le libertà di espressione e di riunione, garantire che la polizia agisca con moderazione durante le proteste dell’opposizione e indagare con urgenza sull’aggressione che ha causato la morte di alcuni famigliari di un leader dell’opposizione e su altre accuse di abusi”.
Un altro dirigente del partito di opposizione Les Transformateurs, Succes Masra, su Twitter ieri ha condiviso un video in cui ha mostrato la sede del partito circondata da camionette dell’esercito e militari armati. Masra sostiene che i militari hanno impedito l’ingresso a una delegazione delle Nazioni Unite, venuta per un incontro con i vertici del partito.
Il video mostra un gruppo di persone che, fermate al cancello, tornano indietro, ma al momento dall’Onu non risultano conferme.
Masra nei giorni scorsi ha denunciato anche spari contro i sostenitori del partito venuti per seguire un comizio.