Il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy è passato alla storia come uno dei presidenti più democratici, fra l’altro dovette affrontare la crisi dei missili sovietici a Cuba nel 1962, e venne assassinato a Dallas il 22 novembre 1963. Più raramente viene associato alla programmazione del tentativo di invasione a Cuba, alla Baia dei Porci, per cercare di cancellare l’insopportabile affronto della vittoria della Rivoluzione Cubana del 1959 (https://www.pressenza.com/it/2019/01/60-anni-fa-il-che-e-fidel-entravano-a-lavana-la-rivoluzione-aveva-vinto/): è il caso ricordarlo quando gli Stati Uniti denunciano le interferenze di altri paesi nei propri affari interni, che in ogni caso non sono mai arrivati a tentativi di invasione militare, due pesi e due misure, e che pesi!
L’invasione era stata minuziosamente preparata e preceduta da attacchi camuffati: ma quel 17 aprile del 1961 l’allarme dello sbarco degli invasori mobilitò l’intera popolazione e in 3 giorni l’esercito cubano umiliò l’invasione.
Mi limiterò qui a una sintesi degli avvenimenti perché la cosa più importante è ricordare, l’oblio ci priva degli insegnamenti del passato, in internet abbondano ricostruzioni minuziose.
Gli schieramenti
Nel 1961 le Fuerzas Armadas Revolucionarias (FAR) di Cuba erano in formazione, armi moderne fornite dal Patto di Varsavia erano ancora in fase di consegna e le FAR disponevano solo dei resti del vecchio esercito del dittatore Batista. Chi abbia occasione di visitare Cuba deve dedicare una visita al Museo della Rivoluzione a L’Avana, il cui cortile conserva, oltre al leggendario Granma, i vecchi aerei e carri armati di quel tempo.
Il governo cubano temeva ovviamente attacchi statunitensi, e molti aerei erano spostati lontano dalle basi e mimetizzati, lasciando esposti solo vecchi aerei civetta.
Negli USA si stava organizzando dall’anno prima il corpo di spedizione dei circa 1400 fuoriusciti cubani, addestrati e armati dalla CIA: l’invasione fu autorizzata da Kennedy (che aveva appena assunto il ruolo di presidente, 20 gennaio 1961), e venne poi fatta partire dal Guatemala (dove nel 1954 la stessa CIA aveva organizzato il colpo di stato che aveva rovesciato il governo legittimo, ma evidentemente scomodo, di Jacopo Arbenz, e imposto la dinastia dei dittatori Somoza). Fra l’altro il corpo di invasione era scortato e supportato da un considerevole schieramento di forze navali e aeree, schierate in acque internazionali (una portaerei, 5 cacciatorpediniere, un sommergibile).
Gli attacchi camuffati preventivi
Lo sbarco vero e proprio fu precedo da una serie di attacchi aerei in zone dell’Avana e di Santiago di Cuba, condotti da aerei ridipinti in modo da sembrare quelli della forza aerea cubana per simulare una rivolta militare al governo rivoluzionario, che avevano lo scopo di distruggere la forza aerea cubana. La contraerea cubana abbatté vari degli aerei attaccanti. Solo 5 aerei cubani vennero distrutti.
Il 16 aprile 1961 Fidel Castro dichiarò Cuba stato socialista.
Lo sbarco: “operazione Zapata”
Il 17 aprile all’una di notte un gruppo di uomini rana arrivò sulla spiaggia della Baia dei Porci ma fu scoperta, e quando i 1453 uomini del corpo di spedizione anticastrista cominciarono lo sbarco, portando a terra anche carri armati e camion, trovarono ad affrontarli i soldati dell’esercito cubano, al comando dei quali c’erano gli ex guerriglieri che conoscevano bene quelle zone per avervi combattuto contro l’esercito di Batista.
Gli aerei da caccia delle FAR, salvatisi dai bombardamenti del 15 aprile perché nascosti lontano dagli aeroporti, affondarono due navi di comando che trasportavano le munizioni, le radio ricetrasmittenti e i rifornimenti, lasciando gli invasori senza collegamenti, benzina e alimenti.
Lo sbarco era già fallito, ma il corpo di sbarco era imbottigliato in territorio cubano.
È rimasta storica la foto di Fidel su un carro armato partecipando alle operazioni.
Il giorno successivo il presidente dell’URSS Krusciov minacciò un intervento delle forze armate sovietiche. Il contingente della CIA era su un battello in rotta verso l’Avana ma fu richiamato quando si seppe che non poteva essere impiegato perché lo sbarco era fallito.
Il terzo giorno, 19 aprile, il corpo di sbarco, avendo finito le munizioni ed essendo senza cibo e acqua, fisicamente allo stremo, incominciò la ritirata verso la spiaggia, dove fu chiuso in un cul de sac. L’esercito USA inviò 8 bombardieri per coprire il corpo di spedizione in ritirata, ma 4 vennero abbattuti e i restanti quattro tornarono indietro.
Il disorientamento, poi la delusione, prese i dirigenti del Concilio Rivoluzionario Cubano che erano riuniti all’aeroporto militare vicino a Miami, pronti a partire per prendere le redini del paese.
Nei tre giorni dieci piloti delle FAR cubane effettuarono settanta missioni, abbattendo nove bombardieri B-26 americani su sedici impiegati, affondando due navi su sei impiegate più una nave comunicazioni, tre lance da sbarco d’equipaggiamento e cinque lance da sbarco truppa (https://it.wikipedia.org/wiki/Invasione_della_baia_dei_Porci#L’invasione).
L’operazione Zapata era miseramente fallita, nonostante i combattenti sbarcati avessero ricevuto un consistente supporto logistico dagli USA. Più di mille invasori vennero arrestati e processati, furono trattati umanamente e nel dicembre 1962 furono rilasciati in cambio di 53 milioni di dollari in alimenti per bambini e farmaci.
Il discredito cadde su Kennedy, il quale ebbe la faccia tosta di affermare che gli Stati Uniti non volevano invadere Cuba (e un sondaggio indicò che la sua immagine si era rafforzata); successivamente i vertici della CIA vennero silurati. Il costo dell’invasione fu ovviamente coperto dagli Stati Uniti, e sostenuto dai contribuenti statunitensi.
Il governo cubano si rafforzò, e strinse i suoi rapporti con l’URSS che era, in tempo di Guerra Fredda, era una garanzia contro attacchi statunitensi.
Un anno e mezzo più tardi, nell’ottobre 1962, avvenne la “crisi dei missili a Cuba” che portò il mondo sull’orlo di una guerra nucleare (https://www.pressenza.com/it/2018/10/il-27-ottobre-1962-vassili-arkhipov-salvo-il-mondo-dallolocausto-nucleare-21-anni-prima-di-stanislav-petrov/).
È una catena di eventi che forse le/i giovani non conoscono, ma hanno molto da insegnare sul mondo di oggi.