Rubrica settimanale su eventi e fatti in Sicilia -a cura RedazionePA-
Articolo 21: «Il lato oscuro dell’inchiesta sulle Ong»
L’inchiesta di Trapani sulle Ong svela una tecnica di intercettazioni a strascico che coinvolge decine di giornalisti e un avvocato, tutti ascoltati su dati sensibili e personali, assolutamente ultronei al procedimento. Il racconto, raggelante, è contenuto nell’articolo pubblicato da Andrea Palladino su “Il Domani” e parte dal “pedinamento” di Nancy Porsia, massima esperta di Libia e tra i cronisti che con costanza seguono cosa sta accadendo nel Mediterraneo nonché il lavoro delle Ong. Per questo era già finita finita nel mirino di oscuri personaggi vicini al regime libico. La Porsia come freelance salì sulla Iuventa per documentare i salvataggi e in generale l’inferno che si crea in quel corridoio del Mediterraneo. Bastò quello perché fosse inserita anche lei nel lungo elenco delle persone intercettate nell’ambito dell’indagine di Trapani. L’informativa, di cui stanno venendo fuori solo ora i dettagli, voleva dimostrare la complicità tra chi salva vite umane e i trafficanti. Un filone caro ad alcuni partiti italiani, compresa la Lega e il suo capo che di lì a poco diventerà Ministro dell’Interno [leggi integralmente il pezzo su articolo21]
Ambiente\Guerra\Immigrazione: tre fenomeni strettamente collegati – VideoComunicato “Costruire_info”
A Gela, negli ultimi 12 anni, sono nat* 450 bambin* con malformazioni a causa delle sostanze chimiche rilasciate dalla Raffineria ENI –
NEL 2021 È ANCORA IMPORTANTE DEFINIRSI ANTICAPITALISTI?
I problemi legati all’ambiente sono la causa di scellerate scelte politiche capitaliste, che producono disuguaglianze tra i popoli. Questi stessi popoli vengono oppressi con armi e schiavitù (chiamasi guerre) dai paesi colonizzatori. I popoli oppressi che scappano dalla guerra, non sono altro che le masse migranti di cui tanto si parla oggi.
Ambiente-Guerre-Immigazione: i fenomeni più discussi sono la conseguenza dello stesso modello sbagliato.
A GELA L’IMPIANTO INCRIMINATO È LA RAFFINERIA ENI. CHI È IL MOSTRO ENI?
L’Eni opera in 83 Paesi. Ha circa 84.000 lavoratori, di cui 33.000 in Africa, dove è presente da 60 anni ed è attualmente il principale operatore petrolifero con quasi 1.000.000 di barili estratti al giorno direttamente e tre milioni insieme ai propri partner. L’Eni è operativa in 16 paesi africani (Angola, Congo, Ghana, Gabon, Mozambico, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Togo, Kenya, Liberia, Libia, Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto e Costa d’Avorio).
Queste sono le dichiarazioni di Descalzi, amministratore delegato di Eni: “I costi di sfruttamento del continente, in particolare quelli dell’Africa occidentale, sono fra i più bassi del pianeta. Senza i progetti africani, l’Eni non avrebbe mai raggiunto un costo medio del barile di soli 8 dollari nel 2014 e di 7,70 nel 2015. […] Nel mediterraneo le importazioni nette di petrolio e gas rappresentano oltre il 60% del consumo energetico e, per il gas, circa il 95% della domanda”.
E SOTTO IL PROFILO AMBIENTALE?
L’Eni è la prima azienda per emissioni di CO2 in Italia.
Degli studi dimostrano che, nel 2018 Eni ha emesso complessivamente 537 milioni di tonnellate di CO2, praticamente più dell’Italia, che segnava 428 (inclusa la quota Eni di emissioni prodotte in Italia).
QUESTO COSA COMPORTA NEL TERRITORIO DI GELA?
A Gela, attorno alla raffineria, è possibile respirare 200 sostanze chimiche che causano grossi danni a bambin* e donne che portano avanti una gravidanza.
Tra il 2003 ed il 2015, sono 450 i bambini con malformazioni.
In questi giorni usciranno due approfondimenti sul tema, con gli interventi del compagno e giornalista Andrea Turco e con la compagna e attivista di Fridays For Future Adele Furnari.
Restate aggiornat* sulla nostra pagina per seguirle!
Associazionismo ambientalista scrive al governo: No Ponte sullo Stretto!
L’Italia potrebbe davvero finanziare la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina o di un tunnel sottomarino tra Calabria e Sicilia con i fondi del Next Generation EU. E se quando il leader della Lega Matteo Salvini ha rilanciato il progetto, a febbraio, la sua poteva sembrare una sparata, oggi la possibilità di inserire il ponte nel Piano nazionale per la ripresa e resilienza (PNRR) è concreta.
Una commissione presso il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile sta studiando la fattibilità dell’intervento e verifica delle soluzioni tecniche ottimali per «l’attraversamento stabile e veloce dello Stretto di Messina», e la Camera ha votato una Relazione sulla proposta di PNRR che richiede «che tale studio sia trasmesso subito al Parlamento ai fini dell’approvazione del parere» e che si valuti «se e quali opere e interventi possano essere realizzati alle condizioni previste dal PNRR» rispetto agli scenari ponte o tunnel.
Il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, è incalzato anche dai colleghi della maggioranza e per questo dieci associazioni ambientaliste – Fai, Federazione Pro Natura, Greenpeace Italia, Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu-Birdlife Italia, Tci (Touring Club Italiano), T&E (Transport & Environment), Wwf Italia – hanno indirizzato una lettera al governo per chiedere di resistere alle pressioni politiche e delle imprese interessate alla costruzione del ponte sullo Stretto
Sull’argomento sono intervenuti anche il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, e la deputata di FacciamoECO-Verdi, Rossella Muroni, fermamente contrari alla relazione della commissione Bilancio sul PNRR, giacché questa prevede «la possibilità di realizzare il ponte sullo Stretto di Messina che andrebbe a sottrarre ingenti risorse al capitolo transizione verde». Inoltre la relazione al PNRR – dicono Bonelli e Muroni – «non affronta con determinazione e coerenza le emergenze ambientali che affliggono l’Italia. C’è troppa timidezza». Unica consolazione, sottolinea Muroni al Manifesto, è «che il nuovo Piano nazionale per la ripresa e resilienza passerà di nuovo al vaglio dal Parlamento».
[estratto da IL MANIFESTO del 1 aprile 2021]
Serigrafia Rebelde: Stampa la tua maglietta zapatista!!
Catania, martedì 6, ore 16:00 – Incontro di serigrafia rebelde e sovversiva nei locali del Csa Officina Rebelde
Il Csa etneo invita tutte e tutti a partecipare ad una sessione di stampa serigrafica su magliette. “Bisogna portare una maglietta preferibilmente nera – o qualunque altra cosa ti venga in mente- basta che sia in cotone”. Con un contributo di 5 euro, sarà possibile personalizzarla. Saranno presenti telai con diverse immagini. Parte del ricavato andrà a finanziare la carovana zapatista che questo anno dal Chiapas visiterà l’Europa.
Il Proteocapitalista tra crisi strutturale e finanziarizzazione
giovedì 8, ore 18.00 – del Caffè Filosofico “B Bonetti”
“Il cuore del rapporto di capitale degli ultimi cinquant’anni tra processi finanziarie processi reali dell’economia, loro distanziamento e loro connessione: un “cuscinetto” da comprendere e da comprendere e spiegare.
L’ accumulazione reale e l’accumulazione fittizia nella fase del capitalismo finanziarizzato.
La crescita macroscopica dell’attività finanziaria (e dell’accumulazione fittizia) ha cambiato la gestione della riproduzione capitalistica?!”
Il capitale “finanziario” è diventato la parte dirigente del movimento del capitale nel suo complesso?
Qual è la risposta alla crisi nell’economia capitalistica finanziarizzata?
Su questi punti di domanda la conferenza dibattito con Raffaele Picarelli (saggista). Introduce e coordina Sergio Riggio
diretta online su GOOGLE MEET (codice yztfjozxrx) e sulle pagine FB di
Caffè filosofico B. Bonetti\Laboratorio Andrea Ballarò\Associazione culturale Malaussène
Webinar- Etnografie del contemporaneo: “Donne, corpi, territori”
venerdì 9, ore 17:00 – V Ciclo del Seminario permanente organizzato dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari \ Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino
Promosso in collaborazione con il Centro Zabut, Non una di meno – Palermo, la Fondazione Ignazio Buttitta, l’Università degli Studi di Palermo – Dottorato di ricerca in Scienza della Cultura e in Scienze umanistiche, il ciclo di seminari mira ad offrire un’occasione di confronto e approfondimento delle più recenti pratiche di decolonizzazione del femminismo. A partire dalla critica al femminismo liberale bianco e occidentale, infatti, i movimenti femministi transnazionali contemporanei come Non una di meno riempiono oggi le piazze di tutto il mondo con lotte contro la violenza di genere intersezionali. Le studiose, ricorrendo agli strumenti di indagine degli studi di genere nelle loro diverse diramazioni, offrono una riflessione a più voci sulle forme di rappresentazione del femminile e la relazione tra donne, corpi e territori.
Il seminario prevede 8 incontri che si terranno on line ogni venerdì dalle ore 17.00 alle ore 19.00. Consulta il programma completo https://bit.ly/3t7wvyn – Modulo di iscrizione on-line: shorturl.at/dyMO8 . Saranno riconosciuti dei crediti formativi agli studenti dell’Accademia di Belle Arti e dell’Università degli Studi di Palermo
Presentazione di “Resistenza e Rivoluzione in Rojava. Diario di guerra e di vita”
Palermo – venerdì 9, ore 19:00 – Largo Rodrigo Pantaleone 9 – discussione con l’autore Paolo Pachino Andolina
“Quando Paolo Pachino ha inviato al collettivo di Zero in Condotta il suo manoscritto ci siamo subito accorti che era, anche nella sua iniziale molteplicità di piani, qualcosa di estremamente originale e prezioso: perché sin da subito metteva il lettore in contatto con un militante generoso e coraggioso che, colpito da quanto stava accadendo in Rojava, con quegli avvenimenti ha interagito provando a capirli, andando in loco a studiarli ed approfondirli ma soprattutto abbracciandone la causa in una maniera che sin dalle prime pagine ci è apparsa proprio piena e completa, nel senso di razionalmente convinta e sentimentalmente coinvolta” (UmanitaNova)
in presenza e in remoto su piattaforma https://meet.google.com/yzt-fjoz-xrx (per smartphone bisogna scaricare l’applicazione “google meet”) e in diretta pagine FB:
Palermo Kurdistan \ Laboratorio Andrea Ballarò \ Caffè filosofico B. Bonetti
Paolo Pachino Andolina, Resistenza e Rivoluzione in Rojava. Diario di guerra e di vita, Milano, Zero in Condotta, 2020 (info/events)
9\4\1921- 100 anni dalla strage fascista- Commemorazione delle vittime dell’eccidio.
Ragusa, venerdì’ 9 ore 18 – Piazza S Giovanni
La manifestazione promossa dal “Comitato 9 Aprile“, alla quale hanno aderito il Comitato di Base No MUOS, Gruppo Anarchico di Ragusa, Circolo Lebowski, ANPI Ragusa e sindacati iblei CUB \ USB \CGIL. Inoltre, da fuori Ragusa hanno aderito: Assemblea Anarchica Palermitana, Alternativa Libertaria Sicilia, Rete Anticoloniale Siciliana, Lotta Continua Sicilia.
L’ANTEFATTO
Il 3 aprile del 1921 gli agrari si erano riuniti a festeggiare l’inaugurazione della Casa del Fascio a Ragusa superiore. In precedenza (il 4 novembre del 1920) i fascisti locali, avevano tentato l’assalto al municipio rosso e socialista della città iblea.
IL FATTO
Il 9 aprile nella piazza della Cattedrale di Ragusa, Vincenzo Vacirca (apprezzato leader che da giovanissimo aveva contribuito nel 1899 a fondare il primo circolo socialista di Vittoria; vero e proprio mito per la classe dei lavoratori agricoli per il suo impegno nelle lotte contro il latifondo), arringava la folla in un comizio indetto nel corso della campagna elettorale. «A un certo punto – racconta Andrea Alba su sinistraineuropa – i fascisti si radunano di fronte alla piazza e cominciano a insultare Vacirca e a provocare la piazza. Si scatena il panico, la gente corre da tutte le parti e da sotto i cappotti dei fascisti spuntano le pistole e i loro infami colpi sono indirizzati contro la Camera del Lavoro. La folla è disperata e scappa a destra e a sinistra, calpestando donne, anziani e bambini, vestiti a festa per il comizio. La polizia sta a guardare, come spesso accade e accadrà negli anni a seguire in tutta la penisola. Il bilancio dei feriti è enorme. Circa una sessantina di persone rimangono colpite dalla furia fascista, mentre Rosario Occhipinti e Carmelo Vitale sono ormai distesi per terra senza vita, colpiti da proiettili di arma da fuoco di piccolo calibro. La piazza della Cattedrale è sporca di sangue. Qualche settimana dopo morirà anche Rosario Gurrieri, colpito invece da una pallottola esplosa tramite un fucile di grosse dimensioni».
L’OBIETTIVO OGGI
L’Intento della manifestazione è la cancellazione della “via Almirante” dalla toponomastica di Ragusa e reintitolare il toponimo stradale “VIA 9 APRILE 1921”, in memoria degli antifascisti caduti.
Per segnalazioni, contributi, comunicati stampa scrivere a pressenza.redazionepalermo@gmail.com