<<In una scuola di Varsavia, su un cartello accanto all’ingresso, ogni tanto spunta un grande punto rosso. Indica ai bambini che non possono giocare all’aperto. Molti giorni non si può: l’aria è così inquinata che giocare fuori è un rischio troppo grande per la salute.>> (cfr. WeMovie).
Sappiamo, attraverso la rete WeMovie, che questo avviene a Varsavia. In altre parti dell’Europa e del mondo non ne siamo a conoscenza. Ci domandiamo cosa avverrebbe se la stessa cosa avvenisse, anche solo in una scuola, in Italia? Cosa potrebbe avvenire in Lombardia, in Emilia Romagna, in Veneto, in Campania? E ci fermiamo a queste regioni nelle quali, nel momento di massima diffusione del Sars-CoV2 nel 2020, c’è stata la più allarmante diffusione.
Quante volte abbiamo sorriso vedendo turisti orientali indossare le mascherine?
Quando abbiamo saputo che il Covid si trasmette per via aerea abbiamo indossato, volenti o dolenti, anche noi le mascherine. Non lo avremmo mai fatto! Non lo abbiamo fatto, se non in pochi, quando ci hanno detto, con i dati rilevati delle centraline, che la qualità dell’aria superava i valori consentiti delle pm10, o pm 2,5.
Più di un decennio fa, i livelli di allarme dell’inquinamento dell’aria furono fissati molto più in alto di quanto suggerito dai dati scientifici. In questo modo “ufficialmente” la maggior parte delle persone in Europa ha creduto di respirare aria accettabile. I politici non si sono dovuti sforzare molto per proteggere la nostra salute.
Se usiamo la definizione di aria pulita dell’OMS, il quadro cambia radicalmente: “tre quarti delle persone che vivono nelle città dell’UE respirano aria pericolosa per la salute.”
Circa il 4% della popolazione urbana dell’UE-28 è stata esposta a livelli dannosi per la salute di PM2,5 (particolato con un diametro di 2,5 μm o inferiore), al di sopra del valore limite dell’UE nel 2018.
Tuttavia, se verificato rispetto alle linee guida dell’OMS sulla qualità dell’aria per il PM2,5, la percentuale sale al 74%; https://www.eea.europa.eu/publications/air-quality-in-europe-2020-report
Dai dati riportati su https: //sibbm.zanichelli.it/italiano/2020/08/23/clima-covid-19/
Siamo a conoscenza che:
<<… la maggior parte dei virus respiratori, tra cui l’influenza, mostra una tendenza stagionale all’infezione, con picchi di incidenza durante la stagione invernale e una trasmissione spazio-temporale fortemente associata a fattori metereologici, come temperatura e umidità atmosferica.
Data la variabilità delle evidenze sulla suscettibilità dei coronavirus ai fattori climatici e data la limitatezza dei dati disponibili sulla COVID-19, risulta, quindi, complesso comprendere e fare previsioni sull’evoluzione della pandemia con l’alternarsi dei prossimi cicli stagionali.
Alcuni studi di laboratorio, condotti sotto condizioni controllate, hanno rilevato una sensibilità del virus SARS-Cov-2 alle alte temperature. In particolare, è stata osservata:
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- una riduzione di 0,7 log-unità dopo 14 giorni di incubazione a una temperatura di 4 °C (concentrazione finale ~ 6,8 log-unità del 50% della dose infettante di coltura tissutale, TCID50, per mL);
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- una riduzione di oltre 3 log-unità dopo 7 giorni di incubazione a 22 °C e nessuna rilevazione del virus dopo 14 giorni;
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- una riduzione di oltre 3 log-unità a 37 °C dopo un solo giorno e nessuna rilevazione del virus nei giorni successivi.
Il legame tra inquinamento e COVID-19 è un argomento attualmente molto dibattuto nella comunità scientifica, dato che alcune tra le aree maggiormente colpite dalla pandemia, come la regione cinese di Hubei, la Pianura Padana e la città di New York, sono, allo stesso tempo, regioni caratterizzate da alti livelli di inquinamento atmosferico. Questo ha portato gli esperti a domandarsi se ci sia un legame di causa-effetto tra l’inquinamento e la COVID-19 sia nella diffusione del virus sia nella prognosi delle patologie legate all’infezione da virus SARS-CoV-2.
Un articolo presentato dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) a metà marzo ha ipotizzato che il particolato atmosferico PM10 possa avere un ruolo di trasportatore veicolante del virus (carrier) sia in maniera diretta sia attraverso un’azione di boost, ossia di impulso alla diffusione. Queste conclusioni sono state tratte dopo aver osservato una forte correlazione tra il numero di casi di COVID-19 registrati nelle province italiane aggiornati al 3 marzo 2020 e il numero di superamenti del limite consentito dalla legge delle concentrazioni di PM10 nel periodo tra il 10 febbraio e il 29 febbraio ….>>
Con un’altra iniziativa del gruppo europeo WeMovie porta all’attenzione l’Unione Europea il problema degli standard della qualità dell’aria.
<<L’inquinamento atmosferico causa asma, tumori infantili e malattie croniche nei bambini, ma anche negli adulti e negli animali domestici e non, provocando ogni anno centinaia di migliaia di morti in Europa. https://www.eea.europa.eu/themes/air/health-impacts-of-air-pollution
L’UE ha degli standard per la qualità dell’aria che dovrebbero proteggerci. Ma poiché non sono basati al 100% su dati scientifici, i livelli di allarme stabiliti sono troppo alti. https://www.env-health.org/issues/air-quality/
Questo ci porta a pensare che la nostra aria sia pulita: in realtà non lo è!
La prossima settimana, il Parlamento europeo discuterà come revisionare gli standard di qualità dell’aria.
Qualunque cosa decidano può essere un vero punto di svolta per l’aria che respiriamo.
Prima del voto gli eurodeputati che non conoscono la questione dovranno imparare a conoscerla, gli indecisi si dovranno convincere. Per fare in modo che ciò accada, dobbiamo raccogliere le nostre firme per mostrare quanto gli europei abbiano a cuore l’aria che respirano.