Il 17 marzo l’attivista Lgbtiq+ Rania Admouni, esponente dell’Associazione tunisina per la giustizia e l’uguaglianza e presidente dell’associazione “Minoranze del Chouf”, è stata assolta in appello da una condanna a sei mesi di carcere emessa in primo grado all’inizio del mese. La condanna è stata commutata in una multa, pagata la quale Rania è tornata in libertà.
Il 27 febbraio l’attivista era entrata negli uffici del settimo commissariato di Tunisi per denunciare le continue minacce e intimidazioni subite dalla polizia ogni volta che prendeva parte a manifestazioni per i diritti delle persone Lgbiq+ e contro la crisi economica. Di fronte all’atteggiamento degli agenti che non intendevano ascoltarla, aveva lasciato il locale e, una volta in strada, aveva iniziato a urlare e a lanciare improperi contro la polizia. Era stata arrestata e tenuta due giorni in un centro di detenzione.
Il 4 marzo, Rania era stata condannata per “offesa a pubblico ufficiale nello svolgimento delle sue funzioni” (punibile con un anno di carcere ai sensi dell’articolo 125 del codice penale), “ubriachezza molesta” e “causa di imbarazzo e disordini”.