Storia e non storia di Rossella Casini
Rossella Casini (29 maggio 1956) è una delle donne la cui bocca è stata chiusa dal vortice violento della ‘ndragheta. Ma la sua voce continua a farsi udire attraverso varie testimonianze di uomini e donne che l’hanno conosciuta sia di persona sia attraverso terzi, ma tutti sono entrati psicologicamente in contatto con lei. Ad esempio la giornalista Francesca Chirico che ha scritto un libro sulle donne rinchiuse nel silenzio della mafia, i collaboratori di Libera Contro le Mafie che continuano a lottare per tenere viva la sua memoria, il Pubblico Ministero che si è occupato del processo contro i suoi uccisori, varie figure di artisti che hanno messo in scena la sua vita.
Rossella era una ragazza normale, studentessa alla facoltà di psicologia, che ha avuto la sfortuna di innamorarsi di Francesco Frisina, un giovane calabrese venuto a Firenze per studiare Economia. Abitava nella stessa palazzina in cui abitava Rossella. Tra i due era nata una storia d’amore, romantica come tutte le storie. Lui l’aveva invitata ad andare in Calabria in visita alla sua famiglia. Fu lì che Rossella capì che la famiglia del suo fidanzato era coinvolta in una faida. Rossella non si rassegna; cerca di convincere Francesco a collaborare con la giustizia. Lui in un primo tempo accetta, ma poi coercito dalla sua famiglia di origine, la tradisce. Rossella dalla Calabria terlefona l’ultima volta ai suoi genitori, dicendo loro: «Sto arrivando», invece non farà mai più ritorno a Firenze perché scompare quello stesso giorno. La madre muore di crepacuore. Dopo tredici anni il padre, che non ha mai smesso di cercarla, apprende dai giornali che la ragazza è stata barbaramente violentata e trucidata e gettata in mare. Lo aveva confessato un pentito della ‘ndragheta.
Ancor oggi molti attivisti, giornalisti, scrittori, artisti si stanno attivando per tenere viva la sua memoria.
Questo romanzo di Sabrina Sezzani, edito da Neos Edizioni, vuole farci conoscere una Rossella che continua a esistere e a lottare per liberare non solo lei ma tutte le altre donne prigioniere della legge del silenzio.
Luisa M. Ramasso