“Vorrei proprio sapere chi dei presenti potrebbe vivere con sette dollari l’ora”. Ecco come Bernie Sanders, senatore liberal del Vermont, ha sfidato nell’aula del Senato i suoi colleghi per incoraggiarli a votare a favore della proposta di aumentare il salario minimo federale da 7,25 a 15 dollari l’ora. Lo stipendio annuale attuale dei senatori è 174mila dollari quindi notevolmente superiore al salario minimo federale. Da aggiungere inoltre che non pochi dei senatori attuali sono milionari.
Sanders non è riuscito a convincere 60 dei suoi colleghi ad approvare il suo emendamento slll’aumento del salario minimo a 15 dollari l’ora come parte della proposta di legge sullo stimolo all’economia. Tutti i senatori repubblicani e 8 democratici hanno votato contro. La parliamentarian, la garante delle regole al Senato, aveva indicato che l’aumento al salario minimo non poteva fare parte del disegno di legge di 1900 miliardi mediante la manovra della “reconciliation” che solo richiede una semplice maggioranza per l’approvazione. Il salario minimo è stato tolto e poco dopo il pacchetto di stimolo è stato approvato (50 sì, 49 no) ed è ritornato alla Camera dove è stato approvato anche lì con voti esclusivamente democratici (220 sì, 211 no). Biden firmerà la legge a breve.
Nonostante la sconfitta in questo round Sanders non si arrende ed ha promesso di continuare la battaglia che per lui è divenuta una sorta di crociata iniziata anche prima delle primarie del 2016 e continuata in quelle del 2020. Il presidente Joe Biden ha detto che anche lui appoggiava l’aumento a 15 dollari l’ora ma il paladino dell’aumento è stato ovviamente Sanders.
Il bisogno di aumentare il salario minimo viene spesso citato da Sanders come indispensabile a coloro che lo percepiscono. Influirebbe positivamente su 32 milioni di lavoratori, il 60% dei quali sono in grande misura lavoratrici di colore. Questo è un gruppo di persone che abitualmente vota per i democratici, riconoscendosi nelle politiche di Sanders. Si tratta di individui che con frequenza guadagnano così poco che vivono di sussidi governativi. In uno studio del governo richiesto da Sanders si viene a sapere che i dipendenti di Wal-Mart e McDonald’s sono quelli con le più alte percentuali di sussidi a causa dei bassi stipendi.
Il salario minimo è rimasto congelato a 7,25 dollari l’ora dal 2009, il che vuol dire che il potere di acquisto attuale equivale solo a 5,97 dollari. Ecco perché 20 Stati e 32 città americane lo hanno già aumentato. L’aumento proposto da Sanders si applicherebbe a tutti gli Stati e riguarderebbe direttamente 17 milioni di lavoratori che adesso guadagnano meno di 15 l’ora. Inoltre altri 10 milioni che al momento guadagnano poco più di 15 dollari l’ora ci guadagnerebbero per la pressione verso l’alto su tutti i salari.
Il 60% degli americani è favorevole all’aumento del salario minimo anche in alcuni stati dominati dai repubblicani. In Florida, per esempio, stato vinto da Trump nel 2016 e nel 2020, i cittadini hanno approvato l’aumento del salario minimo a 15 dollari l’ora mediante un referendum nella scorsa elezione. Storicamente, però, la filosofia dei repubblicani è sempre stata quella di salari sempre più bassi, lasciando al mercato e non al governo il compito di determinare i costi, incluso quello del lavoro. I legislatori repubblicani continuano ad essere contrari all’aumento come hanno dimostrato recentemente con l’emendamento Sanders. Ciononostante alcuni si sono resi conto della popolarità dell’idea ed hanno cominciato ad offrire alternative. Il senatore Tom Cotton, (Arkansas) ha proposto un aumento a 10 dollari, includendo l’indicizzazione al Consumer Price Index (Indice di prezzi di consumo) ogni due anni. Il senatore Josh Hawley del Missouri ha proposto 15 dollari, limitando però la sua idea solo alle aziende con entrate da un miliardo di dollari.
Si tratta però di proposte teoriche fatte solo per dare l’impressione di essere sensibili ai poveri. Aprono però all’idea che forse qualcuno dei repubblicani potrebbe accettare un aumento a meno di 15 dollari l’ora. Incoraggia anche quei pochi senatori democratici come Joe Manchin (West Virginia) e Kyrsten Sinema (Arizona) ad avvicinarsi alla posizione di Sanders. Il caso di questi due senatori è di vitale importanza poiché una delle strategie legislative dei democratici consiste di eliminare il “filibuster”, la regola al Senato che obbliga ad avere 60 consensi per procedere al voto. Considerando che nessuno dei senatori repubblicani ha votato perquesta legge si è iniziato a parlare di eliminare il filibuster o almeno di renderlo più difficile di applicarlo. Manchin ha dichiarato che i continui rifiuti di cooperazione dei colleghi repubblicani lo stanno convincendo ad alcune modifiche per ridurre il potere di 40 senatori di bloccare l’agenda legislativa del presidente Biden. Con il filibuster ancora in vigore, la strada aperta alle nuove proposte di legge rimane quella del compromesso, limitata a questioni di bilancio, che solo richiede una semplice maggioranza. Un’altra manovra del genere è già prevista per affrontare la questione delle infrastrutture nella quale Sanders e i democratici potrebbero tentare di nuovo l’inclusione dell’aumento al salario minimo. Il traguardo dell’aumento sarebbe utile non solo per i beneficiari ma anche dal punto di vista politico per i democratici i quali lo potrebbero usare nelle prossime elezioni di midterm del 2022.
Alla fine, come ha dichiarato il senatore democratico Ron Wyden (Oregon), dato che la maggioranza degli americani è favorevole l’aumento del salario minimo in qualche modo si farà. “Non lo abbiamo potuto fare entrando dalla porta principale né dalla porta di dietro, quindi lo dovremo compiere da una finestra” ha continuato Wyden. La “finestra” potrebbe riferirsi alla prossima reconciliation oppure l’eliminazione del filibuster.