La visione inclusiva, democratica ed integrale di papa Francesco nell’enciclica ‘Fratelli tutti’ porta a delineare una politica non asservita all’economia che grazie alla forza del ‘noi’ e ad un lessico scevro dalle storture del populismo e del liberismo torna in forma di vicinanza alle persone e al popolo
La migliore politica è una e una sola secondo papa Francesco: la politica posta al servizio del vero bene comune. L’unica che rende possibile lo sviluppo di una comunità mondiale, l’unica capace di realizzare la fraternità a partire dai popoli e nazioni, l’unica che possa far vivere l’amicizia sociale.
Papa Francesco non esita a mettere in luce come in questo tempo proprio la politica spesso assuma forme che ostacolano il cammino verso un mondo diverso. A questo proposito evidenzia i mali del populismo e del liberismo che possono abbattersi sui più deboli: sotto forma anche di manipolazione e storture lessicali, tendono a introdurre concetti e parole oppure a farle sparire per sempre.
Mette in guardia papa Francesco da uno dei più grandi pericoli insiti nel populismo: il pericolo di mettere da parte la nozione di popolo.
Far sparire dal lessico civile la parola popolo e popolare porterebbe ad eliminare la parola “democrazia”.
Saper interpretare il sentimento di un popolo e le tendenze di una società è un valore, perché così si aggrega e si guida, ma – dice Francesco – si degenera in un insano populismo quando si trasforma nell’abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo, sotto qualunque segno ideologico, al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere.
I gruppi populisti deformano la parola ‘popolo’, poiché la trasformano in categoria chiusa. Mentre ‘popolo’ è una categoria sempre aperta. Papa Francesco chiarisce che “un popolo vivo, dinamico e con un futuro è quello che rimane costantemente aperto a nuove sintesi assumendo in sé ciò che è diverso.
Papa Francesco sembra dire “tutti siamo fratelli, e quindi tutti siamo cittadini, con uguali diritti e doveri, in questa prospettiva tutti godono della giustizia. Insomma “la fratellanza salva il tempo della politica, della mediazione, dell’incontro, della costruzione della società civile, della cura”.
La migliore politica, allora, non può prescindere dalla necessità di creare un rapporto virtuoso tra economia, politica e società, teso a costruire un modello di sviluppo fondato sulle inalienabili esigenze e aspettative presenti nel profondo di ogni persona e della società nel suo complesso.
Lo aveva detto anche papa Giovanni Paolo II nella Sollecitudo rei sociali: “Il vero sviluppo non può limitarsi alla moltiplicazione dei beni e dei servizi, cioè a ciò che si possiede, ma deve contribuire alla pienezza dell’essere umano.
Che la questione ambientale sia inseparabile ed imprescindibile rispetto a “la migliore politica” è certamente un’acquisizione, pur sempre relativamente recente.
Papa Francesco – voce sempre più autorevole per lucidità nell’analisi politica come anche in economia – già nella Laudato sì ha allargato questo orizzonte all’impresa, alla società, all’ambiente.
Ma papa Francesco va oltre la giustapposizione tra ecologia ambientale ed ecologia umana, segnalando che “i problemi dell’ecologia ambientale possono aiutare a comprendere l’ecologia umana”.
Ma “la migliore politica” ha soprattutto il dono della sintesi ed è così che la dualità più volte ribadita – anche nel discorso al Parlamento europeo 25 novembre 2014 – ha trovato il suo superamento nella Laudato sì grazie alla concezione unitaria di “ecologia integrale”.
Nella declinazione economica della “migliore politica” – il pontefice lo dice a chiare lettere nell’enciclica ‘Fratelli tutti’ – la politica non può rinunciare all’obiettivo di assicurare ad ogni persona un modo di contribuire alla società con le proprie capacità e il proprio impegno: “il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale, perché non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere sé stessi, per condividere doni per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo”.
Nella visione inclusiva, democratica ed integrale di papa Francesco la politica – affinché sia veramente la migliore – non è sottomessa all’economia. Al contrario, è la politica che deve avere una visione ampia, in modo che l’economia sia integrata in un progetto politico, sociale, culturale e popolare che tenda al bene comune.
La migliore politica – aggiungerei – è libera dalla cultura efficientista e pragmatica, causa del gigantismo, della bruttezza delle città, dell’insignificanza dei loro luoghi, dell’economicismo e della devastazione ambientale.
La migliore politica non può che pensare la società in chiave ecologica, cioè una società dolce, gentile, conviviale, materna, concretamente fondata sull’impegno alla responsabilità e alla cura; è una società dove il legame profondo che rende sacra la vita favorisce allo stesso tempo la diversità e l’altruismo e l’alterità. La migliore politica è ben oltre la convivenza e la comunanza, è fratellanza.
Quale traccia meravigliosa segnano le parole del santo padre per un impegno gioioso nell’amministrazione e nella vita pubblica per costruire una società alternativa a quella esistente!
Ma quanto coraggio ci vuole ad accettare ‘la sfida’ e ad insistere poi? Ci vuole molto coraggio ma molto molto più coraggio ed ostinazione per portarla avanti. È quello che papa Francesco chiama ‘amore politico’ in ‘Fratelli tutti’ che porta ad affrontare, nelle maglie delle istituzioni, questioni spinose e nodi da sciogliere che la cattiva politica aveva creato in questa città nell’esercizio delle sue funzioni amministrative. È solo grazie a questo sentimento che si può tornare ad avere fiducia a superare il pregiudizio che grava sui decisori e il muro dell’indifferenza rispetto alle questioni ambientali, del lavoro, delle disuguaglianze, della pace.
E proprio nella difesa quotidiana del Creato che determiniamo i presupposti della nostra storia futura – dice Francesco -. Chi amministra la res pubblica deve essere ‘colpito intimamente’ dalla necessità di fare della protezione del Creato una priorità e seminando questa passione tra le nuove generazioni.