La Digos ha perquisito le case di alcuni attivisti del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova (CALP) su ordine della Procura di Genova. I reati contestati ai “camalli” riguardano la attività sindacale e antimilitarista in porto, con preciso riferimento alle lotte nei confronti delle navi saudite Bahri con i suoi carichi di armi pesanti e esplosivi destinati alla guerra in Yemen e in Siria.
Dallo sciopero indetto due anni fa per bloccare un carico destinato alla guerra in Yemen su una Bahri, a oggi, passando per la manifestazione di un anno fa contro il transito di esplosivi a bordo di un’altra Bahri dagli USA diretto alla guerra siriana, gli armatori sauditi attraverso l’agenzia genovese Delta e il Terminal GMT avevano chiesto a più riprese alla Procura la testa dei portuali del CALP. Per quale colpa?
La colpa di avere messo in pratica in questi due anni, con le associazioni e i movimenti contro la guerra e per i diritti civili ciò che il Parlamento ha approvato poco dopo lo sciopero nel porto di Genova del 2019 e confermato alla fine del 2020: lo stop alla vendita di bombe e missili ad Arabia e Emirati, utilizzati per colpire la popolazione civile in Yemen. Purtroppo una vittoria illusoria, perché l’Italia continua a vendere armi ad altri Paesi che a loro volta vendono armi ai Paesi sauditi.
Nel frattempo, la Procura di Roma, pochi giorni ha aperto un’indagine contro i responsabili della RWM Italia, produttrice degli ordigni, e dell’UAMA, l’agenzia del Ministero degli Esteri che autorizza l’esportazione di armamenti, a seguito delle morti civili procurate in Yemen e documentate da Amnesty International.
La Procura di Genova sostiene che il CALP si sia reso colpevole di avere strumentalizzato la protesta con “dispositivi modificati in modo da renderli micidiali”. Secondo la Procura sarebbero “micidiali” i bengala e i fumogeni utilizzati dai portuali per attirare l’attenzione sulle navi dalle stive, e non i ponti piene di armi e esplosivi diretti a fare Stragi. Sarebbero “micidiali” i bengala e non le armi e gli esplosivi caricati sulle navi. Le Procure non hanno mai definito “micidiali” nemmeno i gas CSA, armi non convenzionali e di distruzione di massa, usati duranti gli scontri al G8 di Genova nel 2001.
In realtà, come definisce anche il comunicato stampa, l’unica arma “micidiale” che è stata usata è stato lo sciopero: questo ha fatto tremare gli armatori e i terminali sti. Ciò che ha fatto paura è che il traffico criminale di armi non sia solo criticato stato ma sia stato bloccato materialmente dai lavoratori.
Il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova, nel comunicato, invita la Digos e la Procura ad acquisire dall’Agenzia Delta e dal Terminal GMT i documenti di carico e di destinazione delle merci trasportate dalle navi Bahri verso gli Stati del Medio Oriente, compresa la Turchia che, denunciata dalla stessa procura per la nave Bana in relazione all’embargo libico, impiega in Siria le armi sbarcate dalle Bahri a Iskenderun. Chiedono che segnalino alla Procura di Roma l’Agenzia Delta quale rappresentante delle navi Bahri che hanno trasportato dall’Italia le bombe della RWM incriminate per la strage civile procurata in Yemen.
Chi parla di pace ma vive del commercio delle armi, vive d’ipocrisia, come ci ha ricordato Papa Francesco: «I lavoratori del porto hanno detto no. Sono stati bravi! E la nave è tornata a casa sua. Un caso, ma ci insegna come si deve andare avanti».
A dare solidarietà alla lotta dei camalli anche le associazioni pacifiste “Sardegna Pulita”, “Donne Ambiente Sardegna” e Wilpf-Italia (Women’s International League for Peace and Freedom) con i loro portavoce Ennio Cabiddu, Angelo Cremone, Lidia Frailis e Patrizia Sterpetti. Il CALP è stato più volte capace di dare luogo ad una concreta azione di lotta pacifista, bloccando il trasporto di armi, comprese bombe d’aereo prodotte IN Sardegna dalla RWM e destinate alla coalizione militare a guida Saudita contro la popolazione civile dello Yemen.
Le organizzazioni pacifiste sarde inoltre invitano le organizzazioni sindacali, a partire dalla CGIL e in particolare dai suoi rappresentanti in RWM a solidarizzare con i lavoratori portuali di Genova, che esercitando il diritto di sciopero per bloccare le armi hanno scelto la giustizia e la pace.