Il Limone Lunare è un’associazione che ha scelto di dedicarsi all’applicazione della creatività negli ambiti dell’arte, del sociale, della cura e dell’ambiente. In che modo? Attraverso azioni conviviali che danno vita a progetti, atelier e percorsi formativi, stimolando i talenti e le intuizioni delle persone che gravitano intorno a questa realtà. A fare da filo conduttore c’è lo sviluppo delle comunità.
«Se mancano le piazze, come si fa ad arrivare alle persone?». È vero, le piazze mancano, ma non perché si sono svuotate durante questa emergenza sanitaria: mancano nella nostra mente, perché non siamo più abituati a pensarle come spazi di socialità e, soprattutto, di accoglienza. Le strade deserte e le serrande dei negozi abbassate non fanno che inasprire l’individualismo (e la solitudine) di cui siamo imbevuti. Abbattere i muri, riscrivere il concetto di accoglienza e ripensare l’idea stessa di “piazza” però è possibile. L’associazione Il Limone Lunare, nel sestiere della Maddalena, nel centro storico di Genova, ne è un esempio.
Esplorare l’atelier permette di immergersi lentamente nell’atmosfera che emana questo spazio, che sorge nel centro storico di Genova, in un contesto ricco di luci e ombre. «Ci troviamo in via della Maddalena – spiega Federica Terminiello, una delle fondatrici dell’associazione –, area con le sue fragilità e da sempre ricollegata alla prostituzione, ma dalle numerose potenzialità, soprattutto legate alle relazioni umane. Abbiamo scelto di stare proprio in questa via, con una vetrina su strada, per essere dentro a questa relazione ed entrare con le nostre attività nel tessuto del quartiere».
L’ASSOCIAZIONE
«Siamo un gruppo di ricerca-azione – sottolinea Francesca Traverso, presidente – e abbiamo deciso di portare una forma di valore attraverso la qualità delle relazioni, delle persone e delle loro pratiche. Questo, dove ora ci troviamo, era uno spazio molto degradato che abbiamo deciso di trasformare per farlo rivivere. Tutti questi oggetti ci sono stati regalati o sono stati costruiti da noi: Lampaluna, per esempio, è una nostra creazione».
Un “luogo immaginato” che i fondatori desideravano fosse il più possibile neutro, affinché si generasse un’immagine vuota in grado di stimolare visioni. Ed ecco com’è nato il laboratorio, capace «di far immaginare, ma anche incontrare le persone». D’altronde «tutti possono fare tutto, facendolo insieme» è il leit-motiv delle attività del Limone Lunare, il cui nome deriva da un libro di Danilo Dolci, poeta, sociologo e architetto, primaria fonte di ispirazione per l’associazione. «L’intento associativo è proprio quello di diffondere il metodo della “Maieutica reciproca” attraverso la parola, ideata da Dolci, rapportandolo alla domanda proveniente dall’urgenza sociale». Il mix tra la parte poetica e l’azione sociale è il filo conduttore che lega tutte le attività dell’associazione.
LA SARTORIA SOCIALE ECOPOETICA
La sartoria è un progetto fiorito dopo l’incontro con un gruppo di donne marocchine: «Ci siamo rese conto che era necessario cucire la materia al sogno con le proprie mani, attraverso dei manufatti». Così i laboratori di cucito mamma-bambino consentono di tramandare quest’arte anche ai più piccoli.
«Insegniamo a cucire a tutti: l’idea è che la manualità possa raccontare molto di noi e della nostra essenza, per questo lo consideriamo un atto di cura verso noi stessi e verso gli altri». In sartoria hanno luogo i laboratori di cucito, ma prendono vita anche le collezioni, frutto di preziose collaborazioni, tra cui una con Altromercato. «A maggio usciranno le creazioni “Seminare domande, coltivare relazioni” realizzati con tessuti indiani etici, lini e cotoni. Si tratta di quello che chiamiamo la nostra “piccola filiera sentimentale”. Al momento stiamo studiando economie di relazione e di interdipendenza ispirate alle economie gandhiane».
Il progetto di ricerca-azione opera tra Genova, Napoli e Palermo, ma ha un approccio anche internazionale: «Riteniamo che tra queste città ci possano essere diverse buone pratiche scambiabili e l’obiettivo è quello di creare tavoli di confronto su diverse tematiche. Tutte queste attività convoglieranno nella “Scuola delle arti sociali”, che vogliamo che sia una scuola di piazza, uno spazio per tante diverse umanità».
In questa realtà sfaccettata, in cui relazioni e cura si intrecciano, non poteva mancare uno sguardo pedagogico verso la natura. Marco Fossati, erborista, collabora attivamente all’interno dell’associazione e si occupa di diffondere a più livelli il contatto con la natura: «Riconoscere quello che la natura ci può insegnare, attraverso l’osservazione e l’ascolto, è ciò che voglio divulgare». Un luogo intriso di sensibilità che sa arrivare alle persone.
“C’è chi insegna guidando gli altri come cavalli passo per passo: forse c’è chi si sente soddisfatto così guidato. C’è chi insegna lodando quanto trova di buono e divertendo: c’è pure chi si sente soddisfatto essendo incoraggiato. C’è pure chi educa, senza nascondere l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni sviluppo ma cercando d’essere franco all’altro come a sé, sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce solo se sognato”. Danilo Dolci
Valentina D’Amora
Video di Paolo Cignini
Per saperne di più ascolta qui l’intervista integrale.