Com’è nato il progetto dell’Ecovillaggio Corricelli?

Corricelli è il nome di un piccolo borgo nelle colline vicino a Prato, circondato dai boschi e abbandonato a partire dagli anni Settanta. Le case in pietra erano diventate ruderi inabitabili e i frutteti, uliveti e vigneti tutt’intorno non venivano più coltivati.

Nel 2003 un gruppo di una ventina di persone ha fondato l’associazione Basilico e lo ha comprato a un’asta della Regione, con l’idea di farne una “comunità intenzionale”, dando molta importanza all’aspetto ecologico. La vita era molto dura e il numero di persone coinvolte si è ridotto a due coppie sistemate in un camper e in una capanna di paglia e argilla, dove ora vivo io con mia moglie. La ristrutturazione è proseguita con molta lentezza; ora c’è un piccolo fabbricato dotato di connessione Internet, batteria e pannelli fotovoltaici, che può accogliere ospiti e volontari e i terreni si sono ampliati dall’ettaro iniziale a undici, concessi con un piccolo affitto annuale.

Quanti siete adesso?

Otto. Una coppia che vive là fin dall’inizio, mentre mia moglie e io siamo arrivati sei anni fa e una famiglia più giovane con due figli, uno di vent’anni e l’altra di diciassette. Inoltre una ragazza verrà a stare qui per un anno. E’ un posto molto selvaggio, viviamo con poco e consumiamo poco. Il nostro è un esempio di decrescita felice.

Quali sono i principi che vi guidano?

Essenzialmente due: la permacultura, con la creazione di insediamenti umani sostenibili e la comunicazione nonviolenta, tutte cose che pratichiamo e insegniamo: prima potevamo tenere conferenze e corsi – per esempio uno sulla costruzione dei muretti a secco – con la partecipazione diretta degli interessati, offrendo un’esperienza pratica e diretta. Ora dobbiamo fare tutto online; qualcosa passa, ma in rete ci sono migliaia di corsi interessanti e non è la stessa cosa.

Come vedi la situazione attuale?

Questo modello era già alla frutta prima, anche se la sua insostenibilità non era così evidente. Ora invece è chiaro che non funziona più. Forse c’era bisogno di una batosta simile per rendersene conto e unirci, come hanno fatto gli inglesi sotto le bombe naziste. Una cosa è certa: o ci salviamo tutti, o non si salva nessuno. Noi ci prendiamo molta cura delle relazioni, soprattutto in questo momento di grande fatica, incertezza, stress e aggressività. Io mi sento vulnerabile, ma in pace. Sto nel qui e ora e cerco di vivere con coerenza e compassione.

La nonviolenza può aiutare?

Certamente. E’ la parte essenziale di qualunque progetto. Disarmo, rispetto reciproco e incondizionato, ascolto dei bisogni umani comuni e universali, principio base della comunicazione nonviolenta. Solo questo potrà salvarci.

http://www.associazionebasilico.org/site/lecovillaggio-corricelli-si-presenta/