Nella narrazione che viviamo (e a volte subiamo) tutti i giorni predomina il tono emergenziale e catastrofico; sembra quasi, dopo un anno di pandemia, che il “pubblico” voglia ancora lacrime e sangue o che il metodo migliore per chiedere alle persone responsabilità sia quello di minacciarle.
Non siamo d’accordo con questa narrazione e fin dal primo lockdown Pressenza ha dato spazio e voce a tutte le iniziative di solidarietà, a tutte le forme di aiuto, a tutti coloro che invocavano altre soluzioni al problema.
In questo ci eravamo già incrociati con le brigate di Emergency e così festeggiamo l’uscita del libro di Greta Joyce Fossati E voi state bene uscito da poco per le Edizioni Interno 4.
Intanto una annotazione di copertina: un bollino in basso a destra sintetizza uno slogan diventato famoso “non torneremo alla normalità perché la normalità era il problema”. Una denuncia puntuale delle responsabilità di un sistema di vita, economico, politico, mentale che non mette al centro le persone ma il profitto; quel sistema che ha tagliato la sanità pubblica, l’assistenza sociale, le relazioni umane è ha generato la situazione catastrofica che stiamo vivendo.
Greta, durante l’emergenza Covid-19 ha partecipato al progetto “Milano Aiuta” promosso dal Comune in collaborazione con Emergency e le “Brigate volontarie per l’emergenza”. Dalla sede dell’associazione assieme ad altri volontari si è occupata di organizzare e gestire le chiamate dei richiedenti aiuto. Le chiamate e richieste più disparate, soprattutto all’inizio, di una popolazione smarrita, precaria, a volte in pericolo, altre solo bisognosa di una voce amica.
Greta, scherzosamente, invia il suo diario al suo “caro discendente”, un giovane come lei che vivrà, sicuramente, in un mondo migliore dove quello che lei spiega sarà comprensibile, probabilmente “normale”. Perché il diario di Greta (che è un diario vero e non una finzione letteraria) parla di normalità, di vite vere, di piccoli gesti, di amori, di lutti, di dubbi e certezze; un diario dove angoscia e gioia trovano il loro posto, quello degli umani sentimenti che accompagnano l’azione umana.
La sua lettura è appassionante perché non dobbiamo aspettare il lieto fine, e nemmeno la morale della favola: perché il lieto fine è la storia stessa di chi porge una mano, come quella in copertina, per consegnare un semplice pacchetto e la morale è semplicemente quella racchiusa nel principio di solidarietà che i saggi ripetono da millenni: “tratta gli altri come vuoi essere trattato”.
E viene da riflettere perché non si parla tutti i giorni di questo, invece di sciorinare numeri senza associarvi persone; e perché si parla dei giovani solo come irresponsabili quando quelli delle brigate di Emergency esistono, sono numerosi e meriterebbero molto più spazio di 4 bulli palestrati il cui unico senso della vita è fare a cazzotti (o prendere un aperitivo).
Infine giova ricordare che il libro di Greta non è un libro fine a se stesso ma è anche parte di una raccolta fondi affinché le Brigate di Emergency possano continuare a lavorare con sempre maggiore efficacia.