Dopo l’omicidio dell’Ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, si sono riaccesi i riflettori su uno dei Paesi più martoriati dell’Africa tra conflitti, violenze, violazioni dei diritti umani e l’impatto della globalizzazione neoliberista che sempre più getta nella povertà le popolazioni locali: il Congo. Di questo ne parliamo con Cornelia Toelgyes, vicedirettrice di africa-express.info, giornalista pubblicista ed africanista, che ha abitato in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia e Kenya.

I recenti avvenimenti che hanno provocato anche l’uccisione dell’ambasciatore italiano in Congo, hanno riacceso i riflettori su questo Paese africano. Perché se ne parla poco a livello mediatico?

Si parla poco dell’Africa in generale, a meno che non siamo coinvolti direttamente, come in questo caso. La morte dell’ambasciatore infatti è una storia italiana in africa. Non è u a storia africana. Ma è anche vero che spesso e volentieri non si vogliono affrontare certi argomenti.

Quali sono i forti fattori di destabilizzazione attuale nel Paese? Da quanto tempo influiscono sul Paese?

Sono parecchi e in un certo qual modo intrecciati tra loro. In alcune parti del Congo-K lo Stato è pressoché assente, la popolazione è in preda ai gruppi armati. Sono in molti devono a dover lasciare le proprie abitazioni per fuggire alle violenze, alla morte. Per sopravvivere spesso anche i bambini sono costretti a arruolarsi, a diventare bambini soldato. Uccidere, per non essere uccisi, ecco il dramma di questi piccoli.

Le milizie controllano molte miniere artigianali e il traffico illegale di minerali e legnami pregiati. La popolazione residente e costretta lavorare per questi criminali in cambio di una paga miserabile. Pur di aiutare la famiglia, anche i minori faticano in questi giacimenti minerari e la scuola, l’istruzione, il loro futuro vengono messi in secondo piano.

La corruzione galoppante è presente ovunque e in tutti livelli.

Cambiamenti climatici che portano a inondazioni, invasione di cavallette e quant’altro contribuiscono a ridurre la popolazione rurale alla fame.

Epidemie, come ebola, morbillo ma non solo e ora anche la pandemia sono importanti fattori destabilizzanti, rallentano lo sviluppo socio-economico a causa di un sistema sanitario fragile, che raramente può rispondere in modo incisivo alle reali necessità della popolazione,

Quali crimini vengono commessi contro la popolazione civile da parte dei gruppi militari e paramilitari?

Tutto ciò che per noi è inimmaginabile, sofferenze oltre ogni limite. Stupri di gruppo e violenze sulle donne che sono considerati come vere e proprie armi da guerra. Fame, arruolamento forzato, saccheggi, campi e raccolti bruciati, sequestri e sparizioni di persone. Uccisioni. La lista è lunga, interminabile.

Il Congo, nonostante l’indipendenza formale, ha continuato ad essere vittima della colonizzazione occidentale anche prima della globalizzazione neoliberista. A cosa serve il coltan e quali sono le condizioni di lavoro in quelle miniere?

Il coltan è un minerale che viene utilizzato nell’industria per la realizzazione di batterie per cellulari e automezzi. Più della metà del totale della fornitura mondiale di coltan proviene dalla Congo-K e secondo le stime del governo congolese, il 20% di questo minerale destinato all’esportazione viene estratto da minatori artigianale nella regione del Kivu e nella parte centrale del Paese.

I minerali preziosi rappresentano spesso l’unica fonte di sostentamento per molte persone che lo estraggono autonomamente senza permesso. Spesso si scavano profonde gallerie con semplici scalpelli senza ventilazione né misure di sicurezza, o setacciando senza autorizzazioni materiali di scarto delle miniere industriali della regione. L’esposizione cronica a polveri contenenti il coltan può causare asma, riduzione della funzione polmonare e altre malattie.

Nelle gallerie non si respira, si lavora senza le più elementari protezioni come guanti o mascherine, per non parlare dei crolli, che mietono centinaia di vittime ogni anno.

Quali ripercussioni ha, sulla popolazione, lo sfruttamento e la violenza economica?

Basta pensare che negli ultimi 40 anni, quasi il 60% dei conflitti ha avuto una qualche connessione con l’approvvigionamento di risorse naturali e il finanziamento di diversi gruppi armati, a discapito della popolazione locale. Solo in Congo si contano oltre milioni di vittime, morte a causa dei feroci conflitti scaturiti per accaparrarsi le risorse naturali del Paese.

A oggi quali sono gli strumenti della cooperazione internazionale messi in atto per risolvere i conflitti e le disuguaglianze in Congo? Secondo te si sta facendo abbastanza?

La cooperazione internazionale non fa, o meglio non può fare nulla per risolvere i conflitti, finché non cambierà la politica che dà le direttive alla cooperazione. Embargo armi, per esempio, ma embargo che venga davvero rispettato. Ma si sa bene, è praticamente impossibile fermare il traffico.