Non Una di Meno Brescia ha inviato questa lettera al Giornale di Brescia che qui riproduciamo.
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ALLA DIREZIONE DEL GIORNALE DI BRESCIA
BASTA CON LE NARRAZIONI TOSSICHE
“ il diritto di cronaca non può trasformarsi in un abuso.” Ogni giornalista è tenuto al rispetto della verità sostanziale dei fatti”. Non deve cadere in morbose descrizioni o indulgere in dettagli superflui, violando norme deontologiche e trasformando l’informazione in sensazionalismo “Queste parole sono tratte dal MANIFESTO DELLE GIORNALISTE E DEI GIORNALISTI PER IL RISPETTO E LA PARITA’ DI GENERE NELL’INFORMAZIONE CONTRO OGNI FORMA DI VIOLENZA E DISCRIMINAZIONE ATTRAVERSO PAROLE E IMMAGINI (VENEZIA 2017.)
Questi i buoni propositi troppo spesso sono smentiti dalla realtà: contribuire ad una cultura capace di contrastare la violenza di genere non significa solo fotografare le panchine rosse in prossimità dell’8 marzo o fare qualche intervista ogni tanto alle operatrici dei centri antiviolenza,; significa dare spazio a tutte le denunce che le donne fanno contro la violenza di genere, ALLE LORO LOTTE PER L’AUTODETERMINAZIONE e contro gli attacchi delle organizzazioni pro vita , PARTECIPARE alle conferenze stampa (totalmente disertate da questo giornale ) contro la violenza sulle donne e sulle persone non normate, e darne conto a lettrici e lettori, e soprattutto trattare con delicatezza e sensibilità il tema dei femminicidi con totale rispetto per la vittima.
Tutta la nostra società patriarcal-capitalistica si regge sulla violenza strutturale contro le donne per disciplinarne i corpi, controllarne la forza riproduttiva e produttiva, opprimerne le aspirazioni e le libere scelte. I femminicidi, sempre più in aumento durante questa sindemia, sono la prova di questa violenza sempre pronta ad esplodere.
SIAMO STANCHE DI ESSERE UCCISE DUE VOLTE: UNA VOLTA NEL CORPO E UNA VOLTA NELLE NARRAZIONI TOSSICHE DEI MEDIA che troppo spesso non mostrano rispetto per le vittime, per la loro vita e le loro scelte stroncate, ma danno spazio al femminicida e alle sue presunte motivazioni o sono alla ricerca di particolari morbosi per aumentare le tirature.
Le parole possiedono un potere immenso, perche’ contribuiscono a formare la cultura dominante, a costruire l’immaginario collettivo della società, a influenzare le giovani generazioni. La violenza delle parole lascia segni meno visibili sul corpo, ma ha una potenza distruttiva spesso sottovalutata
Occorre sempre ricordare che alla base di tutti i femminicidi c’è sempre il bisogno di possesso, di sopraffazione di potere di un maschio. L’incapacità di gestire rifiuti, frustrazioni, vissuti di inferiorità.
Espressioni come “L’AMAVA TROPPO”, “E’ STATO UN RAPTUS DI GELOSIA”, “HA PERSO LA testa perchè non sopportava l’idea di perderla”, “ LORENA, la ragazza uccisa dal ragazzo che temeva il Covid” sono fuorvianti perché non chiariscono che la violenza viene usata e agita per affermare il dominio e il possesso maschile sulla donna. Parole che mascherano la colpevolizzazione della donna e che troppe volte pongono l’accento sull’assassino e sul suo punto di vista, danno spazio a supposte e illegittime giustificazioni e alterano in modo inaccettabile la realtà dei fatti ovvero lo stupro, il femminicidio, la violenza, l’uccisione della vita di una donna.
QUANDO si narrano episodi di violenza e di femminicidio bisogna sgombrare il campo da ogni possibile ambiguità e sottolineare che non ci sono cause, non ci sono spiegazioni o moventi di alcun tipo che possano giustificare la furia violenta e omicida, ma bisogna restituire dignità alla vittima e umanità al suo dolore
VOGLIAMO UN INFORMAZIONE CORRETTA E ATTENTA ALLA VIOLENZA DI GENERE, CHE NARRI LA REALTA’ con la consapevolezza del PESO delle PAROLE
VOGLIAMO ASCOLTO ALLE NOSTRE PROTESTE E ALLE NOSTRE RICHIESTE
CONTRASTEREMO OGNI NARRAZIONE TOSSICA!
Non Una Di Meno Brescia – 8 marzo 2021