Perché uno sciopero dai social?
A causa del covid 19 le contraddizioni della vita online, già presenti da anni nelle nostre vite, sono diventate ancora più lampanti determinando uno smisurato abuso delle piattaforme social, oltreché un conseguente smisurato arricchimento dei colossi digitali, in nessun modo redistribuito alla società tutta.
Soprattutto per le donne il multitasking fisico e virtuale che ci è stato richiesto ha generato una iperconnessione dalle conseguenze devastanti sul nostro benessere psicofisico: l’homeworking utilizzato al posto del welfare per per “occupandarsi in contemporanea della famiglia”, la dad, le chat dei genitori, le chat con collegh*, le call a tutte le ore, lo straordinario perenne senza pausa pranzo, i messaggi vocali di 5 minuti l’uno, il male agli occhi la sera da non voler fare neppure più una call con le amiche, la testa che scoppia, sono diventate ordinaria amministrazione delle nostre giornate, restringendo ancora di più i tempi di vita a nostra disposizione.
Le mille chat in cui siamo inserite*, inoltre, sono diventate uno spazio di relazione sostitutivo alla relazione fisica a causa del distanziamento sociale, in un eterno ping pong di messaggi, commenti sull’attualità, reactions, senza nessuna possibilità di sottrarsi, pena l’isolamento.
Dopo un anno così, sentiamo che sia giunto il momento di dire basta e di affermare che è stato raggiunto il limite. Chiudiamo lo smartphone e riprendiamoci spazi di vita, di lotta, di benessere offline!
Verso lo sciopero femminista e transfemminista dell’8 marzo vogliamo lanciare una giornata di disconnessione generale dai social network, un momento simbolico, un atto politico ed un atto di benessere per noi stess*, riappropriandoci del nostro tempo almeno per un giorno.
Sappiamo che questo non sarà possibile a tutt* poiché anche potersi disconnettere dai social è un privilegio nell’attuale mondo del lavoro.
Immaginiamo, però, che questa possa essere una giornata messa a disposizione di tutt* in forme svariate ed in base alle proprie condizioni personali.
Proponiamo infatti che ognun* possa decidere modi e tempi di adesione liberamente: per la giornata intera o anche solo per il dopo lavoro, allo scopo di far emergere proprio queste contraddizioni e per non lasciare a queste “bolle” autoreferenziali un minuto di più del nostro tempo.
Vogliamo che questa pratica simbolica sia l’inizio di una riflessione politica comune sulle nostre vite, sulla cura e sulle relazioni, poiché né il digitale né la pandemia sono una straordinarietà, ma qualcosa con cui convivere; vogliamo interrogarci insieme sul nostro benessere, ma anche iniziare a discutere di modalità con cui mettere in discussione i monopoli ed i profitti del capitalismo digitale, conscie* che serva molto più di una giornata del genere per riuscirci.
Non vediamo l’ora di incontrarci di nuovo nelle lotte e in strada! L’8 marzo, con i nostri corpi riuniti in piazza, parleremo di tutto questo e non solo: questo è solo l’inizio!
Intanto per il 5, se ti va di raggiungerci, ci trovi come tutti i venerdì dalle 17.30 in piazza Castello contro tutti i femminicidi!