Mercoledì 10 febbraio la V commissione Cultura del Consiglio Comunale discuterà la candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura.
Torino si presenta con un discutibile biglietto da visita: la privatizzazione della Cavallerizza, un Bene Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco, il sottostante di una cartolarizzazione per il nostro Comune.
È quasi certo che 48 ore prima il Consiglio Comunale avrà deliberato l’ultimo passaggio per la privatizzazione della Cavallerizza, non tutta certo: non più dell’86%.
Questa privatizzazione, come è stato ricordato nell’acceso dibattito del Consiglio Comunale di lunedì 1° febbraio, pregiudica la definizione di Patrimonio dell’Umanità, non della sola Cavallerizza, ma dell’intero sistema di Residenze Reali di cui la Cavallerizza fa parte. Per l’Unesco un Patrimonio dell’Umanità deve essere adibito integralmente ad uso pubblico. Non certo a uffici (privati), abitazioni (private) e alberghi (ovviamente privati anch’essi), il tutto di gran lusso.
Non c’è che dire: nel presentarsi con questo biglietto da visita per sostenere la candidatura a Capitale Europea della Cultura ci si discosta alquanto dal tradizionale bon ton subalpino.
Un Consiglio Comunale che tace sui tagli alla finanza locale, che boccia senza una parola di spiegazione l’Ordine del Giorno su derivati comunali e utilizzo della Cassa Depositi e Prestiti, si appresta a votare la cessione definitiva (proprio per sempre) di un bene che è parte della Città da 280 anni. Sì una storia di quasi tre secoli, con il suo inevitabile alternarsi di momenti di gloria e di decadenza, finisce per sempre. Saranno altri a decidere, per sempre.
Gli amministratori del passato si rivoltano nella tomba; quelli del futuro malediranno la sventatezza della scelta. Quelli di oggi (con le lodevoli eccezioni che salvano l’onore della Città) dopo essersi sbarazzati dell’ingombrante eredità della Storia si apprestano a proporre la Città come capitale…. della Cultura, con un biglietto da vista a dir poco inelegante.
ATTAC Torino