Ieri con 166 voti su 300 è stata approvata una legge che istituisce un corpo speciale di polizia che presiederà direttamente all’interno delle università greche.
L’ultima volta che la polizia greca si trovava stabilmente all’interno della università greca, risale ai tempi della dittatura dei colonnelli. Questo corpo di polizia, sempre secondo la legge appena approvata sarà composto da un migliaio di agenti di polizia, senza armi da fuoco, ma dotati di manganelli, taser e spray antiaggressione, a presidiare gli atenei 24 ore su 24 e posto sotto l’egida diretta delle forze dell’ordine.
Nei giorni che hanno preceduto l’approvazione di questa legge si era sollevata una forte protesta degli studenti degli atenei greci, accompagnati e sostenuti anche da molti professori e insegnanti universitari.
Gli studenti universitari greci nei giorni scorsi erano scesi più volte in piazza per protestare contro l’introduzione della polizia all’interno delle facoltà. Il governo greco nonostante la forte contrarietà degli stessi atenei oltre che degli studenti in serata ha approvato la nuova legge.
Estremamente violente e repressive sono state le misure attuate dal governo di Nea Demokratia, contro la protesta studentesca. Protesta che ha visto in più occasioni molti studenti e studentesse arrestati oltre che multati, manganellati, malmenati e in alcuni investiti dalle moto della polizia in tenuta antisommossa. Centinaia gli arresti, così come molti sono stati i feriti fra gli studenti, molti dei quali ricoverati con braccia e arti fratturati, mandibole e denti rotti.
Particolarmente grave un episodio accaduto due giorni fa, mentre il premier greco Mitsotàkis paradossalmente dichiarava alla stampa: “Non entra la polizia nelle università, ma la democrazia. Una boccata d’aria di libertà, visto che finora le università venivano soffocate dalle molotov” contemporaneamente alla sua dichiarazione, un poliziotto durante le proteste studentesche davanti all’ingresso di un ateneo, con un estintore rompeva i denti e la mandibola ad uno studente.
Sempre durante la mattinata di ieri, gli studenti arrestati durante le proteste dei giorni scorsi, sono stati trasferiti per mezzo di autobus della polizia presso la sede del tribunale.
Mentre gli studenti venivano trasferiti, la presenza più significativa e commovente non era quella dei loro famigliari venuti a salutarli, bensì quella dei loro stessi professori e insegnanti universitari accorsi davanti la sede del tribunale per sostenerli.
La polizia è stata fortemente criticata dai sindacati dei giornalisti, dopo che mercoledì sui social media erano circolati video di agenti che spingevano e malmenavano violentemente i fotoreporter presenti mentre coprivano la cronaca della protesta studentesca.
Il sindacato dei fotoreporter ha affermato che, “la polizia in tenuta antisommossa ha picchiato un membro del sindacato presente per filmare le proteste degli studenti.”
Konstantinos Zilos, un fotoreporter che ha seguito quella protesta, si è lamentato della “pericolosa repressione della polizia nei confronti di cittadini e professionisti dei media.”
Oltre all’incidente che ha coinvolto il fotoreporter picchiato, ha aggiunto, “la polizia più volte ha impedito il nostro lavoro, tagliandoci l’accesso senza motivo e bloccando le nostre telecamere con le mani o il corpo”.
Alexandra Tanka, giornalista greca, ha riferito che: “una studentessa universitaria di fotografia di soli 21 anni, mentre fotografava le proteste è stata circondata dagli scudi antisommossa della polizia, rimanendo così improvvisamente tagliata fuori dai suoi colleghi”.
“L’intervento immediato di fotoreporter e giornalisti ha portato la polizia a lasciarla libera. – Ha continuato la giornalista. –
Ma non tutti sono stati fortunati quanto la studentessa di fotografia. Molti studenti sono stati picchiati selvaggiamente e hanno dovuto passare la notte dietro le sbarre.”
Secondo i rapporti di vari fotoreporter presenti, una ragazza è stata picchiata gravemente e ferita alla testa prima di esser ricoverata in ospedale per lesioni varie, trauma cranico e diversi punti di sutura.
Nikos Markatos, ex Preside dell’Università del Politecnico di Atene, durante una intervista a un stazione radiofonica privata “Real FM” ha riferito che: “la polizia è letteralmente saltata sui marciapiedi con le loro motociclette investendo una ragazza e mandandola in ospedale, lo stesso ospedale dove è ricoverato mio figlio, che è stato spinto violentemente dalla polizia durante le proteste, lussandosi una spalla” –
Markatos ha proseguito affermando che – “sempre in quell’episodio, un terzo studente è stato ricoverato presso lo stesso ospedale, colpito più volte al mento con un estintore da un agente di polizia durante la protesta, rompendogli la mandibola e alcuni denti.”
Le immagini condivise sui social media hanno mostrato in più occasioni la polizia greca attaccare violentemente i manifestanti, a volte colpendoli dopo che questi erano già stati immobilizzati a terra.
Il portavoce di Diem25, il partito dell’ex ministro di governo Yanis Varoufakis, ha riferito che Sofia Sakorafa, deputata del partito e vicepresidente del Parlamento greco, mercoledì sera è stata attaccata dalla polizia antisommossa fuori dal quartier generale della polizia di Attica, dove era presente come osservatrice quando i manifestanti arrestati sono stati trasportati presso la caserma.
Il sindacato dei fotoreporter ha inoltre condannato gli attacchi ai giornalisti da parte della polizia, affermando che “questa pratica di malmenare i giornalisti in Grecia sta diventando un’abitudine” aggiungendo anche che, “il governo ci deve informare se la libertà di stampa esiste ancora”.
Il 21 gennaio, il ministro della protezione dei cittadini, Michalis Chrisochoidis, ha presentato le nuove linee guida nazionali per le manifestazioni di polizia.
Secondo queste regole, i giornalisti che si occupano di proteste da adesso in poi devono svolgere il loro lavoro restando nelle aree specificate dalle autorità, sempre lo stesso ministro aveva aggiunto che tutto questo è stato imposto per proteggere i giornalisti stessi.
L’ex portavoce del sindacato dei fotoreporter, Marios Lolos, in rispposta ha affermato che, “nel 99 per cento di questi casi”, gli attacchi ai fotoreporter che coprono le proteste, non provengono dai manifestanti, bensì dalla polizia”.
Tutto ciò accade proprio in questi giorni in Grecia, uno Stato aderente all’Unione Europea e alla sua carta fondamentale dei diritti dell’uomo. Europa che ancora non si è espressa su questi gravissimi fatti, né ha preso posizione sulla militarizzazione degli atenei greci messa in atto con l’approvazione di una legge che riporta il Paese ellenico indietro fino ai tempi dei colonnelli. Né si è fatta sentire finora la commissione europea per i diritti umani, di fronte all’evidente e pericolosa contrazione delle libertà e dei diritti civili in Grecia, così come niente. almeno finora, è stato mosso a condanna delle gravi restrizioni imposte ai fotoreporter, e con queste limitando e impedendo il diritto di cronaca e la libertà di stampa in Grecia.