Di Lewin Lempert
Per anni le Nazioni Unite hanno descritto la situazione nello Yemen con un superlativo spaventoso: la “peggiore crisi umanitaria del mondo”. A oggi, la guerra e le sue conseguenze hanno causato la morte di 250.000 persone. Si stima che più di 24 milioni di persone nel paese – circa l’85% della popolazione totale – siano ora dipendenti dagli aiuti umanitari.
La coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita, che ha contribuito significativamente a questa situazione disastrosa, è sostenuta anche da potenze occidentali come Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Spagna, Italia e Canada. Gli Stati Uniti e il Regno Unito forniscono all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti armi, supporto militare e intelligence nei loro attacchi che hanno già ucciso migliaia di civili.
Anche la Svizzera gioca un ruolo vergognoso in questa guerra. Negli ultimi cinque anni, la Svizzera ha esportato materiale bellico per quasi 75 milioni di franchi ai membri della coalizione militare. In altre parole, “l’industria bellica svizzera si è notevolmente arricchita a spese di vite umane nello Yemen”, afferma il segretario del GSsE Nadia Kuhn.
Per denunciare questa situazione, il Gruppo per una Svizzera Senza Esercito (GSsE) ha organizzato il 25 gennaio una mobilitazione a Berna, nella giornata internazionale d’azione contro la guerra in Yemen. Gli attivisti del GSsE hanno steso davanti al Palazzo Federale nella capitale svizzera grandi cifre bianche macchiate di sangue, mostrando il valore esatto delle esportazioni di armi alla coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita: 74.416.469 franchi svizzeri.
Lo scorso dicembre, il Consiglio nazionale ha adottato una mozione della consigliera socialdemocratica Priska Seiler-Graf che chiedeva la fine delle esportazioni di materiale bellico verso i paesi coinvolti nella guerra in Yemen. Ora il Consiglio degli Stati (i rappresentanti dei cantoni, N.d.T.) deve decidere sulla mozione. Per il GSsE è di fondamentale importanza accettarla: “Come può un paese che ribadisce costantemente la sua tradizione umanitaria contribuire alla peggiore crisi umanitaria del mondo? Rifiutare questa mozione sarebbe assolutamente ipocrita”, sottolinea Nadia Kuhn.
Traduzione dal tedesco di Thomas Schmid, revisione di Diego Guardiani.