E’ uno sguardo partecipe, quello di Luca Greco, autore del libro Le strade dell’Apartheid (per Edizioni Nuovo Mondo) in cui immagini e parole si intrecciano per restituire uno spaccato del mondo “altro”, quel mondo che crediamo lontano, ma che non lo è, quel mondo in cui si fa fatica a sopravvivere, nei corpi e nelle anime.
Luca Greco narra le storie di tre popoli, distanti solo geograficamente: la gente saharawi, la popolazione dell’Irlanda del Nord e il popolo palestinese; ne racconta la Storia passata e presente attraverso un viaggio fotografico che riprende i paesaggi, i contesti, ma anche i volti, i gesti quotidiani. Immagini sorrette da parole che attraversano Hebron, Daklha, Belfast e che si propongono di suscitare empatia sì, ma anche coscienza e responsabilità civile. La com-passione è il primo passo a cui devono seguire azioni che possono essere, come in questo caso, il desiderio di recarsi sul posto e parlare con le persone che vivono sulla propria pelle i drammi dell’attualità o le conseguenze di un Passato iniquo; organizzarsi per sostenere attivamente le cause dei gruppi che chiedono maggiori diritti; dirigere l’attenzione, anche attraverso l’Educazione e la Cultura verso ciò che accade nel mondo.
Le strade dell’Apartheid non è un saggio storico o politico, ma è un libro fotografico, di inchiesta, una testimonianza sentita che fa parlare chi non ha voce. Queste persone, così lontane e diverse per cultura e tradizioni, in realtà hanno molto in comune: la costante privazione della libertà, la costante forza per resistere.
Muri e filo spinato circoscrivono l’esistenza dei popoli di cui Luca Greco si occupa con grande sensibilità e una profonda conoscenza; i suoi occhi incrociano quelli di chi a lui si affida per lanciare al mondo un grido – dignitosissimo – per un aiuto concreto e duraturo e una denuncia nei confronti delle diplomazie e delle istituzioni internazionali che restano nella palude dell’indifferenza.
Come scrive Tano D’Amico nell’esergo sul lavoro di Luca: “…Fotografie con cui guarda con occhi sgranati quelli che si oppongono ad uno spietato vento della storia. Le fotografie li sostengono e li rialzano quando cadono…”. Alziamo lo sguardo, se vogliamo ancora credere nell’ Umanità.