Le risorse messe in campo per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza possono essere un’occasione per realizzare politiche di “pace e disarmo”. È questo l’obiettivo che si propone la Rete italiana Pace e Disarmo che ha elaborato un documento con 12 progetti come contributo al processo di formazione del programma “Next Generation Italia”.
Le cose da fare sono tante: investire nel sistema sanitario pubblico universale, nella scuola, nella messa in sicurezza del nostro territorio, nell’industria e nella produzione pulita, sostenibile, civile e nel lavoro stabile, sicuro e con diritti, nell’economia disarmata, nella cooperazione e nella solidarietà, tanto dentro il nostro Paese quanto esternamente con partenariati a sostegno dei Paesi e delle popolazioni in difficoltà.
Le linee guida sulle quali la Rete si è mossa con proposte precise, concrete e realizzabili, sono: superare la visione nazionale, per una politica estera che guardi all’Europa come “potenza di pace”; la riconversione per un’economia disarmata e sostenibile; la difesa civile non armata e nonviolenta; il servizio civile universale; l’educazione alla pace dall’infanzia all’Università.
Agire per la ripresa con resilienza è il nuovo patto comune: c’è bisogno di un visione profetica, di un respiro ampio, di una nuova capacità di governo. La nonviolenza politica è lo strumento e il fine che la Rete ha assunto. Per questo riteniamo prioritario orientare il rilancio del nostro Paese ai principi ed ai valori della pace, della cooperazione, della solidarietà, al rispetto dei diritti umani per tutti, senza discriminazione alcuna. D’altra parte questo è l’unico modo per essere coerenti con i principi e valori dei Trattati europei e con la nostra Costituzione.
Il confronto politico che ha portato alla crisi e ora alla formazione del nuovo governo ruota attorno ad un nodo non ancora sciolto: come uscire dall’emergenza e dalle difficoltà economiche, sanitarie, sociali, ecologiche nelle quali il Paese si trova, sapendo che l’Italia è la maggiore beneficiaria dei Fondi UE per complessivi 209 miliardi di euro.
La RiPD si rivolge dunque al Governo, al Parlamento nel suo insieme e alle Commissioni di Camera e Senato che dovranno esprimere un parere, alle forze politiche e sociali, e a tutti quei tavoli ai quali si sta discutendo del PNRR, offrendo il proprio punto di vista e le proprie competenze su questioni decisive che riguardano l’intero corpo sociale e le future generazioni in particolare.
Finora, purtroppo, il confronto tra le forze politiche si è limitato ad alcuni aggiustamenti, seppur importanti, sull’assegnazione delle quote dei fondi messi a disposizione dall’Europa, senza rivedere e rafforzare i contenuti innovativi e “di sistema” della proposta di Piano. Se è vero, come è vero, che non si può vivere sani in un mondo malato, è assolutamente prioritario avere chiaro l’orizzonte verso il quale guardare: tutelare e valorizzare il comune futuro, significa ripensare completamente l’idea stessa di sviluppo. Non si deve puntare sulla quantità, ma bisogna perseguire la qualità del progetto.
La RiPD lavorerà da oggi in poi affinché il prossimo governo accolga le nostre indicazioni sul PNRR. Ci auguriamo che ci sia la consapevolezza dei limiti della proposta di Piano sinora elaborato e la volontà di recepire i saperi che vengono dalla società civile. Ci vogliono coraggio e visione che, coniugati con un sano realismo, possano davvero garantire un futuro amico ad un Italia capace di immaginare e realizzare “pace e disarmo”.