Avete presente quei film di guerra dove c’è qualcuno che da solo, asserragliato, continua a sparare, non molla la posizione, non aspetta un cambio, non si lamenta, oramai è tutt’uno con la sua mitragliatrice… Non ha nessuno sotto di lui, non ha nessuno sopra di lui…. Va avanti. O quei personaggi che, da soli, rimasti in un villaggio dell’Africa, continuano a fare tutto quello che possono, conoscono perfettamente la gente, i vecchi, le donne, i bambini, hanno imparato la lingua, conoscono il territorio come le loro tasche, non si aspettano più nulla da nessuno, vanno avanti.
Yasmine Accardo, di “LasciateCIEntrare”, sembra così. A suo tempo si laureò in veterinaria, bei tempi. Da anni si occupa di immigrati. O meglio, si occupa degli ultimi degli ultimi. Quelli i cui diritti vengono calpestati sistematicamente.
Mi racconta. Basta darle il LA e comincia a raccontare, inanellando date, fatti, respingimenti, morti, denunce, CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio, usati per identificare e deportare dal territorio italiano i “migranti irregolari”, ndr) aperti, chiusi, riaperti, vergogne su vergogne. “La discrezionalità delle questure è pazzesca. Il CPR comincia prima di arrivare al CPR, inizia dove finisce lo stato di diritto, dove e quando sei nelle mani di qualcuno ed entri in un circuito che vedrà la fine solo quando l’aereo della tal compagnia toccherà il suolo del tuo Paese.
La prima condizione è spossessarti del telefono, se ti va bene ti rompono la telecamera, ma il più delle volte te lo ritirano proprio, non lo vedi più. Quei pochi che riescono a mantenerlo in un modo o nell’altro ci rintracciano. Sennò solo i loro parenti a trovarci, a denunciare l’arbitrio. I CPR sono buchi neri. Faccio un esempio: non dovrebbero esserci spazi di “isolamento” al loro interno, invece i luoghi di isolamento ci sono da sempre e sono luoghi prevalentemente punitivi per chi protesta. Come sono punitivi alcuni trasferimenti, per esempio da Torino a Roma, praticamente appena vedono che si costruiscono una rete di supporto… Li spostano.
I CPR della Puglia, di Brindisi in particolare, sono i più duri. Lì a Brindisi è addirittura all’interno del CARA (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo, ndr). Il CPR dentro il CARA, sperduto nella campagna, come un gioco di matriosche. Gironi infernali. A Caltanissetta è stato chiuso perché le fognature non funzionavano. Da tempo i reclusi si lamentavano, ma solo quando lo ha fatto la polizia che ci lavorava, lo hanno chiuso.” Mi elenca singoli casi, ricorda i nomi, di chi è morto, di chi si è suicidato. Gli accordi con la Tunisia hanno prodotto questo. Il 99% dei rimpatri avvenuti su voli quotidiani sono per i giovani tunisini che hanno annusato l’Italia e si ritrovano al punto di partenza, senza passare dal Via. I tunisini li descrive come questo nuovo “esperimento”: “I tunisini vengono trattati a “mazzi”, come le rose. Essendo trattati a gruppi informi, più volte si scopre che ci sono minori non accompagnati in quantità, mica uno o due, a mazzi appunto…” Voli militari. Ma noi siamo l’Europa civile, mica apriamo gli sportelloni durante il viaggio.
Yasmine racconta come sia in contatto con molte famiglie tunisine, è il suo numero di telefono che oramai circola ovunque. Yasmine ha imparato l’arabo: “Era indispensabile…” Mi dice.
“I parlamentari potrebbero entrare, ma da qualche anno non si interessano più. Le visite che facevamo con loro, a sorpresa, erano fondamentali. Più di una volta ci siamo trovati circondati da 10-15 poliziotti grandi e grossi che ci intimorivano. Non dovevamo parlare coi reclusi. Guardare e non parlare, tanto meno ascoltare. E quindi ogni volta era un braccio di ferro.” E invece Yasmine racconta come è fondamentale raccogliere le storie, le singole storie, una diversa dall’altra, colme di soprusi, abusi, a volte violenza. Le violenze della polizia sono in aumento: nei trasferimenti e durante la detenzione (e quasi sempre impunite). E’ molto difficile infatti denunciare, soprattutto se “non hai prove”.
Racconta dei tanti casi di uomini o donne in difficoltà, con patologie, o problemi psichiatrici, abbandonati. Dimenticati. “Se poi scoppiano rivolte e qualcosa viene bruciato, non vi è nessuna verifica sull’aria che respireranno lì dentro nei giorni seguenti.” Ma perché i tunisini? Chiedo. “E’ il frutto di questo accordo, hanno cominciato con loro, non sappiamo chi saranno i prossimi, in Germania lo fanno con Gambia e Nigeria, non escludo che noi seguiremo a ruota”.
Alcuni viaggiano anche su voli di linea, diretti: Italia-Tunisia. Le chiedo se si verificano casi come quelli di un tempo, quando il comandante si rifiutava di partire per le proteste dei passeggeri indignati. “E’ probabile che i respinti vengano debitamente sedati, ma direi che oggi anche i passeggeri si preoccupino meno.”
Il giorno in cui avremo la medesima attenzione per galere e CPR come per le piste da sci, saremo andati lontano. Coraggio, grazie Yasmine.
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