Sono passati dieci giorni dalla pubblicazione in queste pagine del mio ultimo scritto “Armi puntate”. Un minimo di speranza nella sua ripercussione confesso che ce l’avevo. Fatta eccezione per quelle 28 persone che ci hanno piazzato sotto il ditone del “mi piace”, zero, niente. Neanche una mail, un messaggio, una richiesta di chiarimenti. Zero. E pensare che l’articolo è ben obiettivo. Parla del progetto presidenziale di fornire armi alla popolazione, sia attraverso la soppressione delle tariffe doganali per l’importazione, che per mezzo di facilitazioni burocratiche. Lo scopo è la guerra civile. A dirlo, stavolta, non sono io ma Raul Jungmann, ex Ministro Straordinario della Pubblica Sicurezza del governo precedente. Sì, il governo golpista capace di soppiantare quello legittimamente eletto, attraverso il golpe bianco del 2016. Ebbene, Raul Jungmann lo dice forte e chiaro, anzi, lo scrive in una lettera aperta alla Corte Suprema: l’intenzione di Bolsonaro è armare la popolazione per cominciare una guerra civile. Adesso lo metto tra virgolette e lo scrivo in italico per risaltare che sono parole pronunciate da lui e non una mia libera interpretazione di un testo letto chissà dove: “l’intenzione di Bolsonaro è armare la popolazione per cominciare una guerra civile”.
In questi giorni in cui tutte le più alte cariche dello stato sono in mano all’esercito e i suoi esecrabili generali; in questi giorni in cui l’opposizione annaspa intorno a rivendicazioni innocue; in questi giorni in cui il presidente vincola la liberazione del sussidio di emergenza (per soli quattro mesi) al dispositivo costituzionale che prevede la soppressione automatica della spesa pubblica in favore della scuola e della sanità; in questi giorni il Brasile arriva a contare 250.000 morti per covid e più di dieci milioni di contagi.
L’intenzione di Bolsonaro è armare la popolazione per cominciare una guerra civile. Sono le parole dell’ex ministro. E sono anche le mie, scritte nell’ultimo articolo pubblicato in queste pagine dal titolo “Armi Puntate” in cui cerco di spiegare i meccanismi legali attraverso cui il governo favorisce sia l’acquisto che la circolazione delle armi, e non solo. In poche frasi ricordo anche la promulgazione della legge che elimina il numero di serie delle munizioni, in modo tale da rendere impossibile il controllo della loro provenienza. In poche frasi, nel mio scritto anteriore, accenno ad articoli precedenti in cui il sottoscritto descriveva minuziosamente il legame personale e familiare di Bolsonaro con le milizie, i gruppi paramilitari che controllano sia il narcotraffico che la vita produttiva, sociale, e politica di gran parte delle nostre capitali e di territori immensi, dominati dal latifondo. In poche frasi ricordavo come il nuovo progetto di legge, a due passi dall’approvazione, preveda il divincolarsi delle polizie dal controllo e dal governo civile. Dicevo che fino ad oggi i corpi di polizia civile e militare, rispondono ai governatori dei singoli Stati. La nuova legge prevede che rispondano esclusivamente a se stesse, libere da ogni controllo civile, una specie di milizia istituzionale eterodiretta dalla presidenza della repubblica e ad essa allineata ideologicamente: sopra la legge, al di fuori della legge. Excludente de ilicitude, con questo pomposo latinorum si intende la facoltà della polizia di poter sparare ed uccidere senza soffrire le conseguenze di una indagine: “se sottoposto a forte emozione”, l’agente di sicurezza può quindi sparare ed uccidere sapendo che non vi sarà alcuna inchiesta per verificare i suoi atti. Pur essendo già stata respinta dal parlamento, ecco che questa proposta ritorna sotto altri aspetti, sotto altri disposizioni, tra le righe delle nuove norme in via di approvazione.
L’intenzione di Bolsonaro è armare la popolazione per cominciare una guerra civile. E per chi non avesse capito, affermo con Raul Jungmann, ex ministro Straordinario della Sicurezza che L’intenzione di Bolsonaro è armare la popolazione per cominciare una guerra civile.