Il 29enne, iscritto ad un master dell’Università di Vienna, è stato arrestato in Egitto lunedì scorso e da allora la famiglia non ha più avuto notizie. Secondo Riccardo Noury si tratta di una tattica per scoraggiare gli studenti a viaggiare all’estero.
Ahmed Samir Santawy Abdelhay Ali, studente egiziano iscritto dal 2019 a un master della Central European University di Vienna, è stato arrestato al Cairo lunedì scorso, 1° febbraio. Da allora né la famiglia né i suoi avvocati sono riusciti a mettersi in contatto con lui.
A denunciare la vicenda del giovane di 29 anni sono i familiari attraverso l’organizzazione egiziana Association for Freedom of Thought and Expression (Afte). Hanno riferito di aver scritto un telegramma al procuratore generale per chiedere l’immediato rilascio del giovane. La Afte ripercorre le tappe della vicenda: la famiglia di Ahmed Samir, che risiede nella regione del Sinai, ha ricevuto una visita da parte dei funzionari dell’Agenzia nazionale della sicurezza il 23 gennaio. Gli uomini hanno perquisito la casa e portato via le schede di memoria delle videocamere di sorveglianza dell’abitazione, informando i parenti che lo studente avrebbe dovuto presentarsi al commissariato locale una volta rientrato. Ahmed Samir lo ha fatto e durante il colloquio con la polizia gli è stato chiesto di presentarsi in un altro commissariato del Cairo lunedì. Lì, è stato arrestato e da allora risulterebbe irraggiungibile.
“È stato arrestato senza capi d’accusa” ha denunciato in una nota Michael Ignatieff, il rettore della Central European University di Vienna, che ne invoca “l’immediato rilascio e il ritorno in sicurezza dalla famiglia e ai suoi studi”. La Afte avverte: “L’arresto di Ahmed Samir è un esempio di un modello sistematico di abusi e intimidazioni da parte delle autorità egiziane contro i ricercatori e la ricerca scientifica” In questo contesto, denuncia l’organizzazione, Patrick George Zaki, studente di master iscritto all’Università di Bologna in Italia, sta per celebrare il primo anno di detenzione cautelare”.
Un arresto, questo, annota la Afte, preceduto da quello del “ricercatore dell’Università di Washington Walid Salem, il 23 marzo 2018”. Salem è stato rilasciato “in attesa del processo l’11 dicembre 2018, ma il suo passaporto gli è stato ritirato e gli è stato proibito di compiere viaggi. Fino ad ora Salem non ha ancora potuto completare i suoi studi e tornare dalla sua famiglia fuori dall’Egitto”.
Infine, la Afte cita il caso del ricercatore friulano Giulio Regeni, la cui uccisione nel 2016 mentre conduceva studi al Cairo “ha causato un ulteriore deterioramento della libertà di ricerca scientifica in Egitto e ha aumentato i timori di molte università internazionali di collaborare con le università egiziane o di inviare i loro ricercatori in Egitto”.
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AMNESTY: SEMBRA UNA TATTICA PER SPAVENTARE GLI STUDENTI EGIZIANI ALL’ESTERO
L’arresto dello studente egiziano Ahmed Samir Santawy al Cairo lunedì scorso “ricorda in modo impressionante quella di Patrick Zaki e speriamo che si risolva in modo più tempestivo rispetto a quella dello studente dell’Università di Bologna. L’impressione è che si apra per lui lo stesso calvario“. Così all’agenzia Dire Riccardo Noury, portavoce di Amnesty international Italia, in merito all’arresto dello studente egiziano.
“Non conosciamo ancora tutti i dettagli- continua il portavoce di Amnesty- ma a prima vista il caso sembra confermare che l’Egitto nutre una vera e propria ossessione per chi si trova all’estero e per il pericolo che può rappresentare. Chi torna in Egitto viene arrestato”. Secondo Noury, “ha tutta l’aria di essere una tattica per spaventare gli studenti egiziani all’estero e tenere separate le famiglie”. Si vogliono scoraggiare quindi ulteriori viaggi di studio all’estero? “Può darsi – risponde il portavoce di Amnesty- Comunque anche chi resta in Egitto rischia ugualmente di essere arrestato”.
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