Da tempo e da più parti negli ultimi mesi ha preso slancio la proposta di cancellare la parte di debito (circa il 25%) che alcuni paesi europei hanno nei confronti della Banca Centrale Europea (BCE). Questa tesi è stata sostenuta anche dal Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. Il recente appello sottoscritto da oltre un centinaio di economisti di vari paesi europei è un ulteriore passo in questa direzione. Si tratta di una proposta tutto sommato ragionevole, che presenta alcune criticità, ma con vantaggi probabilmente superiori agli aspetti negativi.
Sottolineata la validità della proposta, occorre riconoscere che nell’appello degli economisti ci sono alcuni aspetti che lasciano perplessi. Anzitutto il titolo: “Annullare i debiti pubblici detenuti dalla BCE per prendere il controllo del nostro destino”. L’Italia attualmente ha un debito pubblico che corrisponde a circa il 160% del Prodotto Interno Lordo (PIL). Se la Banca Centrale Europea congelasse per sempre o annullasse il 25% del nostro debito, questo scenderebbe al 120% nel rapporto debito/PIL. Dieci anni fa l’Italia era al 120%, ma sembra abbastanza azzardato pensare che avessimo il “controllo del nostro destino”. In realtà avevamo, anche allora, un debito pubblico eccessivamente alto, con uno spreco di risorse destinate a pagare gli interessi. Ridurre il debito di un quarto sarebbe una buona notizia, ma la situazione debitoria resterebbe comunque critica. L’enfasi sul controllo del nostro destino è palesemente eccessiva.
Inoltre nell’appello c’è una novità rispetto alle precedenti versioni: “La nostra proposta è quindi semplice: firmiamo un contratto tra gli Stati europei e la BCE. Quest’ultima si impegna a cancellare i debiti pubblici che detiene (o a trasformarli in debiti perpetui senza interessi), mentre gli Stati si impegnano a investire le stesse somme nella ricostruzione ecologica e sociale”. Domanda: dove troveranno gli Stati queste somme da investire? Probabilmente facendo nuovo debito. E chi dovrebbe sottoscriverlo? La Banca Centrale Europea? Il rischio di un circolo vizioso è evidente.
Infine, nell’appello da un lato si cita l’esempio del “quantitative easing voluto da Mario Draghi”, cioè il fatto che da anni la BCE sta acquistando una parte importante dei titoli di debito emessi dagli Stati europei, dall’altro si afferma che “siamo fortunati ad avere un creditore che non teme di perdere i suoi soldi: la BCE”. La fortuna non c’entra nulla: si tratta di una precisa scelta di politica monetaria della BCE guidata da Mario Draghi, che negli ultimi anni è riuscito a convincere anche gli altri rappresentanti dei paesi europei (Germania in primis) a stampare moneta per tenere bassi i tassi di interesse. Ciò non significa necessariamente approvare tutto ciò che Draghi o la BCE hanno fatto. Ma occorre riconoscere che è grazie alla politica del “quantitative easing” se oggi possiamo ipotizzare la cancellazione del debito pubblico detenuto dalla BCE.