Pare incredibile che dagli Usa, in questi giorni, sia arrivata una buona notizia sulla pena di morte. Ma c’è.
L’8 gennaio Eddie Lee Howard, un afroamericano del Mississippi, è stato riconosciuto innocente dopo una battaglia durata oltre un quarto di secolo. Aveva già lasciato il braccio della morte all’inizio dello scorso dicembre, dopo che il 31 agosto la Corte Suprema dello Stato aveva annullato il verdetto di colpevolezza e la condanna alla pena capitale.
Howard era stato condannato a morte nel 1994 per l’omicidio di un’anziana donna bianca. Indifferenti all’accuratezza delle indagini e all’affidabilità delle prove, polizia e pubblica accusa avevano seguito il pregiudizio razziale.
Ci sono voluti 26 anni per riconoscere, attraverso un alibi di ferro e un test del Dna sull’arma usata per l’omicidio, che Howard non c’entrava niente. All’epoca, oltretutto, era stato accolto come prova il segno di un morso lasciato sulla vittima che, come dimostrato numerose volte, è un’evidenza scientificamente inattendibile.