Ad affermarlo è Oxfam, in un rapporto dello scorso mese di settembre, spiegando che nel periodo che va dal 1990 al 2015, l’1% più ricco della popolazione mondiale ha emesso il doppio della CO2 attribuibile al 50% più povero. Da ultimo, uno studio pubblicato alla fine di novembre dall’associazione Global Environmental Change ha rivelato che l’1% della popolazione mondiale è responsabile di oltre la metà delle emissioni complessive del settore aeronautico. È infatti 40 volte più probabile che un ricco salga su un aereo rispetto ad un povero. Così, un americano passa per un check-in 50 volte più spesso rispetto ad un africano. E un europeo lo fa cinque volte più di frequente rispetto ad un asiatico. Se servisse un altro dato, si rifletta sul fatto che l’89% degli abitanti della Terra non è mai salito su un aereo.
L’1% della popolazione mondiale continua a decidere le nostre sorti, trattenendo una ricchezza spropositata, imponendo costi ambientali e climatici insostenibili, continuando ad allargare il fossato delle diseguaglianze. E la politica ancora discute se sia giusto o meno imporre una tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze e i beni di lusso; o se sia giusto o meno introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie per drenare una piccola quota di denaro dalle decine di migliaia di miliardi di dollari che viaggiano tra banche e fondi d’investimento, spesso e volentieri a scopo speculativo; o se sia giusto o meno effettuare una grande opera di redistribuzione, dei redditi e dei patrimoni.
In tutto ciò, l’1% inquina, ma non è finita qui. Le emissioni dei più ricchi in Europa sono aumentate sensibilmente negli ultimi decenni, dicendoci chiaramente che la giustizia sociale è una questione di classe.
A confermarlo un’ulteriore analisi pubblicata l’8 dicembre che ha rivelato nuove cifre riferite in particolare all’Europa sulle diseguaglianze climatiche
I cittadini a reddito basso e medio del Vecchio Continente, sempre nel periodo 1990-2015, hanno infatti visto le proprie emissioni scendere. Quelle attribuibili al 50% più povero sono calate del 24%, mentre quelle del 40% considerato “a reddito medio” lo hanno fatto del 13%. Al contrario, le emissioni di CO2 del 10% più ricco della popolazione sono cresciute del 3% e, se si considera l’1% di ultra-ricchi, l’aumento è stato pari al 5%.
Se dunque in Europa si è registrato un calo complessivo delle emissioni, ciò è dovuto all’apporto del 90% meno abbiente, ma non dobbiamo gioire del tutto. Secondo Oxfam, «La riduzione è coincisa con un aumento delle diseguaglianze economiche. Il che ha lasciato le emissioni degli europei più ricchi a livelli inaccettabili». Per questo l’associazione ha lanciato un nuovo appello ai governi e all’Unione Europea, affinché operino per «introdurre principi di equità e di transizione giusta». Si imporrebbe, quindi, ai più ricchi di fare la loro parte e una possibile soluzione, secondo Oxfam, potrebbe passare per la tassazione delle emissioni legate ai beni di lusso e, al contempo, «sostenere i più poveri nel processo di cambiamento».
Ad oggi, infatti, il 10% più ricco della popolazione europea presenta un impatto climatico più di 10 volte superiore rispetto al livello che occorrerà raggiungere entro il 2030. Un vero e proprio ostacolo all’obiettivo di limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 1,5 gradi centigradi entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali. Anche il 50% più povero non risulta ancora allineato all’obiettivo, ma le emissioni, in questo caso, andranno “soltanto” dimezzate, seguendo i cali degli ultimi decenni.
Secondo Oxfam, da ciò discende il fatto che per raggiungere livelli in linea con gli 1,5 gradi nel 2030 sarà necessario puntare soprattutto su misure pensate a contenere il peso dei più ricchi attraverso politiche ambientali radicali che pongano fine ai finanziamenti pubblici ai combustibili fossili, che impongano una tassazione specifica sulle emissioni legate ai beni di lusso, puntando sull’efficienza energetica.