Alcuni fatti ci inducono a pensare che ci possa essere un processo involutivo in atto al CPR di Torino.
Nelle scorse settimane due trattenuti sono stati rilasciati per motivi di salute dal CPR di Torino.
Entrambi sono stati rilasciati senza alcun documento sanitario al seguito, nonostante i motivi per i quali sono stati rilasciati siano occorsi durante il trattenimento e che queste persone siano state portate in ospedale per le cure necessarie.
Sono stati rilasciati mancanti anche della scheda sanitaria, in violazione all’art. 3 regolamento CIE 20/10/2014.
Inoltre a uno dei rilasciati che ha avuto problemi ortopedici, non è stata consegnata la lettera di dimissioni della struttura nella quale è stato ingessato.
Ci risulta anche una francamente inspiegabile riluttanza a rilasciare l’eventuale documentazione medica acquisita in eventuali ricoveri o accessi in pronto soccorso dei trattenuti, da parte della direzione del CPR.
Inspiegabile a meno che non si voglia coprire con la consueta coltre di opacità tutto ciò che accade all’interno del CPR.
Difficile comprendere come il non rilasciare la documentazione medica che di fatto è di proprietà del paziente e riguarda in primo luogo lui stesso, non violi l’art. 32 della Costituzione Italiana, ancor più in situazione pandemica.
Risulta inoltre da dichiarazioni e indiscrezioni che i tempi di intervento e visita da parte di un medico siano notevolmente dilatati, si parla di giorni.
Risulterebbe da indiscrezioni che gravissimi e invalidanti fatti di autolesionismo occorsi a dicembre dell’anno scorso siano stati gestiti con notevole ritardo.
Il personale medico all’interno del CPR si è ridotto a 3 medici, la presenza del personale medico non è h24, ma questo non spiega il ritardo in termini di giorni nella gestione di incidenti occorsi all’interno della struttura.
Le condizioni contrattuali nei confronti del personale medico fanno sì che non si trovi praticamente nessuno disposto a lavorare nella struttura e che giovani medici, che in passato hanno accettato, abbiano di fatto considerato il lavoro come temporaneo in attesa di posti migliori.
Occorre assolutamente e celermente superare il problema con l’intervento del SSN all’interno del CPR come già avviene in altre strutture.
La situazione sanitaria all’interno della struttura merita la massima attenzione, occorre accertare di chi sia la responsabilità dei ritardi nella cura dei trattenuti: auspichiamo un puntuale interessamento da parte dell’Ordine dei Medici di Torino e dei Garanti.
Una persona migrante con problemi di salute incontrovertibili che lo rendono incompatibile col trattenimento è stata comunque fatta entrare nel CPR e trattenuta, non ci è ancora chiaro per quanto tempo. Anche lui rilasciato senza documenti sanitari al seguito.
Certamente una situazione che nel 2020 aveva visto un trend di miglioramento delle condizioni dei trattenuti, con un maggior equilibrio e francamente maggior professionalità, dai segnali concomitanti che vediamo, sembra aver imboccato una direzione contraria.
Non smetteremo mai di dirlo: i migranti all’interno del CPR sono privati della libertà esclusivamente in attesa di rimpatrio o di esito della domanda di asilo.
Privare della libertà una persona o qualunque essere vivente è a tutti gli effetti infliggere una sofferenza, oggi più che mai – basti pensare allo stato d’animo a cui pensiamo ad un eventuale lockdown come quello di aprile – siamo in grado di capirlo e il CPR non è certo come casa nostra.