Il debito pubblico è un peso insostenibile, un fardello da cui liberarsi, una catena da spezzare. Francesco Gesualdi e il Centro Nuovo Modello di Sviluppo da decenni sostengono questa tesi, spiegando in modo puntuale e documentato le motivazioni di questa idea.
L’ultimo studio presentato, dal titolo “un calcio al debito”, si colloca in questa prospettiva. Gesualdi, allievo di don Lorenzo Milani, ha sicuramente il pregio di spiegare in modo semplice le cose complesse. Si pone sempre l’obiettivo che tutti possano comprendere e di conseguenza cerca di accompagnare il lettore nel percorso del libro attraverso illustrazioni, brevi paragrafi, frasi sintetiche.
Eppure il contenuto mantiene un grande livello di profondità. Lo scopo è chiaro: dare un calcio al debito. Il libro non cade mai nella demagogia. Presenta le possibili vie d’uscita dal debito analizzando i pro e i contro. Sa bene che non ci sono soluzioni magiche e nemmeno scorciatoie.
Eppure, le sue proposte sono radicali: non si accontenta di mettere una toppa ad un vestito lacero. Francesco Gesualdi si pone con serietà l’obiettivo di cambiare il sistema. Ma lo fa in modo realistico, a volte disarmante.
L’ultimo paragrafo del libro è intitolato “Prendere la ricchezza dov’è”. Può apparire una posizione estrema, eppure è anche molto concreta: “Dal 2000 al 2018 la ricchezza complessiva delle famiglie italiane è quasi raddoppiata passando da 5.500 a 10.500 miliardi di euro. Dunque di ricchezza in Italia ce n’è. Bisogna avere il coraggio di andare a prenderla dov’è con più progressività, una diversa modulazione dell’Iva, il ripristino di una seria imposta sull’eredità, l’introduzione di una patrimoniale anch’essa progressiva, una seria lotta ai paradisi fiscali e più in generale all’evasione fiscale. È una strada che possiamo intraprendere, magari per piccoli passi, sapendo che se fossero associati ad altri passi appartenenti ad altri ambiti, tutti insieme potrebbero portarci ad una totale liberazione dal debito”.
Parole chiare, difficili da realizzare ma anche da smentire.