Sono tempi convulsi per il Comune di -Torino e per la sua giunta che vuole definire una serie di temi importanti e strategici prima dell’appuntamento elettorale: uno di questi è la Revisione del Piano Regolatore con i suoi importati allegati, tra cui il PUR per la Cavallerizza Reale.
Sabato pomeriggio il neonato coordinamento La Torino che vogliamo ha organizzato un presidio in piazza Palazzo di Città per illustrare le criticità rilevate da varie realtà radicate nel territorio rispetto alla revisione del Piano Regolatore che sta per essere definita in sede comunale.
In generale, la posizione delle realtà presenti era fortemente critica per il semplice fatto che la revisione attuale non cambia i principi di base del Piano Regolatore precedente, datato 1995, pensato nel pieno della sbornia olimpica e che ha aperto la strada alla speculazione immobiliare degli ultimi venticinque anni; molte delle realtà presenti hanno presentato proposte di modifica del documento di revisione,ma poche di queste proposte sono state prese in considerazione.
Il problema di base e che il piano regolatore revisionato potrebbe essere uno strumento per dare spazio alle aree comuni ed alle necessità dei quartieri o quantomeno contenere il consumo di suolo, la svendita dei beni pubblici e la speculazione immobiliare, ma in realtà non lo è e per molti aspetti continua a trasformare la città in una città privata riducendo progressivamente gli spazi ed i servizi destinati al pubblico.
Un Piano Regolatore per una città “privata” in contrapposizione al piano per una città “pubblica” a cui aspirano i partecipanti al coordinamento.
Più nello specifico, gli interventi hanno illustrato le criticità e le proposte di modifica al Piano presentate dalle realtà presenti.
Il portavoce del coordinamento Riapriamo il Marai Adelaide ha spiegato gli aspetti del Piano Regolatore che riguardano la riapertura del presidio sanitario del quartiere Aurora, chiuso cinque anni fa: l’area in questione è stata in primo luogo adibita genericamente a servizi, aprendo la strada ad un suo riutilizzo, anche privato. Grazie all’attenzione dei cittadini e ad un voto all’unanimità in consiglio comunale, l’area è stata nuovamente classificata come area sanitaria pubblica, consentendo di continuare la protesta in sede regionale.
In un altro intervento si è denunciato il progetto dello Student Hotel, sempre nel quartiere Aurora, speculazione immobiliare su area pubblica per ospitare studenti abbienti che si contrappone in maniera stridente con la crisi abitativa e la mancanza di strutture per gli studenti universitari a basso reddito che caratterizza Torino ed in particolare il quartiere Aurora.
Il comitato acqua pubblica ha illustrato la richiesta, da integrare nel Piano, di obbligare le nuove costruzioni a munirsi di un impianto per le acque grigie in modo da risparmiare la preziosa acqua potabile e non sprecarla negli scarichi.
La critica di Salviamo il paesaggio riguarda la tendenza esplicita del Piano di occupare tutto il suolo possibile, con poche accezioni, avendo la sola contropartita della compensazione ambientale. Nel Piano non sono previsti strumenti per censire le aree già costruite ed inutilizzate da usare in alternativa al suolo “libero”.
Una testimonianza dal quartiere Parella sottolinea l’importanza dell’attenzione dei cittadini per rallentare e bloccare il consumo di suolo, in particolare della zona Prati del quartiere su cui era prevista la costruzione di un palazzetto dello sport.
Più realtà (Potere al popolo, Rifondazione Comunista) hanno citato il progetto della Città della Salute sia nelle sue implicazioni urbanistiche che in quelle politiche organizzative, ponendo l’accento che questo modello sanitario è in contrapposizione netta con il modello di sanità territoriale di cui si è sentita la mancanza durante la pandemia, oltre al fatto che apre ai privati il controllo della sanità pubblica.
Nel presidio di sabato si è quindi manifestata un’agguerrita realtà di organizzazioni e singoli che ha a cuore la propria città e vuole difenderla dalla speculazione edilizia e dal degrado sociale conseguente allo strapotere delle leggi di mercato: sta nella capacità di coordinamenti come questo di trovare obbiettivi comuni e strumenti di resilienza efficaci la speranza di invertire una tendenza consolidata.