Mercoledì scorso è stata condotta un’azione dimostrativa nella sede di via Monginevro dell’ASL Città di Torino.
Sui social c’è stata una rivendicazione incomprensibile: la sede ASL di via Monginevro sarebbe stata oggetto dell’azione dimostrativa in quanto ASL competente di zona per il CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio), che ha sede in Via S. Maria Mazzarello 31.
Stupisce davvero la mancanza di conoscenza di cosa sia, come funzioni, e quali siano le aree di competenza che sovraintendono al CPR.
I CPR sono gestiti da Enti privati che rispondono al Ministero degli Interni, che quindi interloquiscono a livello locale con le Prefetture.
La salute dei trattenuti nel CPR è di competenza di medici e infermieri assunti dall’Ente Gestore. Sono quindi sanitari che nulla hanno a che fare col SSN (Servizio Sanitario Nazionale).
La normativa attuale impedisce l’ingresso di volontari all’interno del CPR, quindi nessun medico che non sia dipendente dell’Ente Gestore entra nel CPR, cosi come nessun volontario che possa offrire attività ai trattenuti (musica, lingua, sport…)
Le persone migranti trattenute nel CPR usufruiscono del SSN solo ed esclusivamente quando, a causa della gravità del problema, non possono essere curate nell’ambulatorio della struttura e quindi vengono ricoverate in ospedale.
E’ appannaggio del SSN la fornitura dei farmaci che vengono ordinati dalla struttura e prescritti dai medici dipendenti del CPR.
Va detto che tutta una serie di malattie croniche come cardiopatie, epilessia, HIV, per fare degli esempi, rendono la persona non idonea al trattenimento.
Certamente attorno ai CPR c’è un’opacità inammissibile in uno stato di diritto, ma riteniamo di poter dire che la procedura d’ingresso nel CPR di Torino prevede un’anamnesi: ovvero viene chiesto alla persona se soffre di qualche patologia e di mostrare eventuali farmaci assunti, proprio per valutare in base alla normativa vigente la compatibilità della salute dalla persona con la condizione di trattenimento all’interno del CPR.
La sede dell’ASL di via Monginevro – oggetto dell’azione dimostrativa – non ha quindi nessuna competenza nella cura dei problemi di salute che possano occorrere alle persone trattenute, ma anzi, offre assistenza a persone in condizioni di fragilità sociale e talvolta senza dimora.
Occorre quindi che venga ben compreso che azioni come quella di mercoledì scorso ledono persone che già hanno notevoli difficoltà, che rischiano di allontanarsi proprio da dove potrebbero ricevere assistenza con tutto ciò che ne consegue.
Purtroppo abbiamo letto anche di alcune notizie delle quali davvero non abbiamo riscontro.
L’opacità dello Stato sulla situazione dei Centri di permanenza per il rimpatrio crea anche questi problemi.
La comprensibile protesta nei confronti di una situazione per la quale i migranti vengono privati della libertà per la propria condizione e non per aver commesso reati contro persone o cose, sfocia, proprio per la mancanza di trasparenza e di corretta informazione, in derive che nuocciono a chi è già in condizioni sociali estremamente precarie.