Dalla “Paperoniale”, una tassa straordinaria del 3% sui portafogli finanziari con valore superiore a 880.mila euro, alla Patrimoniale, che riguarderebbe per lo 0,5% le ricchezze comprese fra i 500mila e 1 milione di euro, fino a un 5% su quelle superiori al miliardo di euro. E poi la Web Tax in un settore in cui le cifre dei profitti e la loro concentrazione sono pazzeschi e la metà degli utili viene tassata da paesi a fiscalità agevolata, così i colossi del web possono avvalersi di un’aliquota fiscale inferiore a quella di chi percepisce uno stipendio annuo di 15mila euro. Si propone un’aliquota del 30% per società che hanno un ammontare complessivo di ricavi annui non inferiore ai 500 milioni di euro e un ammontare di ricavi da servizi digitali non inferiori ai 2,5 milioni di euro. C’è infine una piccola tassa che verrebbe applicata a tutte le transazioni sui mercati finanziari con tassi che variano dallo 0,01% allo 0,5%. Queste misure straordinarie, però, perché siano in gradi di produrre reali cambiamenti del sistema vanno accompagnate da due grandi campagne: una per la cancellazione della trappola del debito pubblico, l’altra per un nuovo sistema fiscale fortemente progressivo.
Due elementi di fondo vanno tenuti presenti, senza la risoluzione dei quali tutte le altre misure indicate rischiano di essere solo provvedimenti straordinari e di non produrre cambiamenti sistemici.
Il primo riguarda la trappola del debito pubblico. Il nostro debito pubblico ha raggiunto nel 2020 i 2.500 miliardi e su di esso ogni anno paghiamo una cifra variabile tra i 60 e i 70 miliardi di interessi (è la terza voce del bilancio nazionale, dopo la previdenza e la sanità, ed è superiore a quanto investiamo nell’istruzione).
Di tutto il debito pubblico accumulato, la parte reale prodotta dai deficit di spesa non supera i 266 miliardi (pari all’11% del totale). Il resto è in gran parte dovuto al meccanismo infernale degli interessi.
Occorre di conseguenza una campagna rivolta alla cancellazione del debito (che comporta la trasformazione della Bce in una vera banca centrale che assuma il debito degli Stati membri).
Il secondo riguarda la riforma fiscale. Abbiamo un sistema fiscale che, dal 1974, ha perso la progressività stabilita dalla Costituzione, aumentando le tasse per le fasce deboli della popolazione e diminuendole drasticamente per i super ricchi: se avessimo mantenuto i criteri di allora, oggi le aliquote Irpef andrebbero dal 12% all’86%, invece che avere l’attuale vergognosa forbice che va dal 23% al 43%.
Un sistema fiscale che, dal 1974 ad oggi, ha comportato 146 miliardi in meno di gettito, per ovviare al quale lo Stato è ricorso ai mercati finanziari, accollandosi, in virtù degli interessi composti, quasi 300 miliardi di debito, pari al 13% di tutto il debito accumulato.
Occorre di conseguenza una campagna per un nuovo sistema fiscale fortemente progressivo.
Fatta questa premessa, vediamo quali provvedimenti vanno immediatamente presi per redistribuire la ricchezza e recuperare risorse che affrontino l’emergenza economica e sociale.
1. Paperoniale
Attualmente, la ricchezza finanziaria privata è pari 4.400 miliardi. Questa ricchezza è molto concentrata: 307.000 famiglie (pari all’1,2%) detengono portafogli finanziari del valore superiore a 880mila euro (pari al 20,9% della ricchezza finanziaria complessiva).
La situazione attuale
In Italia, la rendita finanziaria è tassata con aliquota fissa del 26%, ovvero meno di un reddito da lavoro di 16.000 euro/anno.
La proposta
Proponiamo una tassa straordinaria del 3% su tutti i portafogli finanziari con valore superiore a 880.000 euro. L’introito previsto è di 10 miliardi.
La tassa rimarrebbe in vigore per tre anni, durante i quali dovrebbe divenire operativa una riforma fiscale progressiva che elimini l’aliquota fissa del 26% e inserisca la rendita finanziaria nell’imponibile Irpef.
2. Patrimoniale
Secondo i dati dello studio 2019 del Boston Consulting Group sulla ricchezza privata, in Italia le persone “affluenti” (con un reddito tra i 200mila e il milione di euro) sono 1,5 milioni. Oltre a queste, 400.000 persone detengono oltre il milione di euro e 36 di loro sono “Paperoni” che possiedono oltre il miliardo di euro.
La situazione attuale
In Italia vige una tassazione, molto favorevole ai ceti più alti, che prevede cinque scaglioni di aliquote comprese fra il 23% e il 43%.
La proposta
Proponiamo una tassa straordinaria del 0,5% sulla ricchezza patrimoniale compresa fra i 500mila e 1 milione di euro; del 2% su quella compresa fra 1 milione e 100 milioni di euro; del 3% sulla ricchezza patrimoniale compresa fra 100 milioni e 1 miliardo; del 5% su quella superiore al miliardo di euro.
L’introito previsto è di 25 miliardi (3 mld dalla prima fascia, 6 mld dalla seconda, 14 mld dalla terza e 2 mld dalla quarta).
La tassa rimarrebbe in vigore per tre anni, durante i quali dovrebbe divenire operativa una riforma fiscale progressiva complessiva.
3. Web Tax
Nel periodo 2015-2019 i giganti del web e del software hanno più che raddoppiato il proprio fatturato, ad un ritmo dieci volte superiore a quello delle aziende manifatturiere.
Il fatturato mondiale del 2019 dei primi 25 colossi ha raggiunto 1.014 miliardi, con una concentrazione che vede i primi tre, Amazon, Google e Microsoft, fare la metà dei ricavi e con Amazon da sola che raggiunge un quarto del fatturato mondiale (249,7 miliardi).
Poiché circa la metà dell’utile è tassato da paesi a fiscalità agevolata, i colossi del web hanno risparmiato 46 miliardi nel quinquennio 2015-2019, avvalendosi di fatto di un’aliquota fiscale pari al 16,4% (per dare l’idea, l’aliquota che paga un lavoratore con stipendio annuo pari a 15.000 euro è il 23%).
A tutto questo vanno aggiunti i sovraprofitti (+ 30%) realizzati durante quest’anno, nel quale le misure di contrasto alla pandemia hanno di fatto permesso loro una sorta di monopolio.
La situazione attuale
In attesa di una normativa europea, l’Italia ha approvato una web tax con la Legge di Bilancio 2019, poi modificata con la Legge di Bilancio 2020. La legge prevede un’aliquota del 3% per società che hanno un ammontare complessivo di ricavi annui non inferiore ai 750 milioni di euro e un ammontare di ricavi da servizi digitali non inferiori ai 5,5 milioni di euro. L’introito previsto è di 700 milioni.
La proposta
Proponiamo una web tax con un’aliquota del 30% per società che hanno un ammontare complessivo di ricavi annui non inferiore ai 500 milioni di euro e un ammontare di ricavi da servizi digitali non inferiori ai 2,5 milioni di euro. L’introito previsto è di 8 miliardi.
4. Tassa sulle transazioni finanziarie
La tassa sulle transazioni finanziarie è una battaglia portata avanti da oltre 20 anni dai movimenti. La TTF è una piccola tassa che verrebbe applicata a tutte le transazioni sui mercati finanziari (scambi di azioni, obbligazioni, scambi valutari e contratti derivati) sia sui mercati regolamentati che over the counter (OTC). I tassi proposti variano dallo 0,01% allo 0,5%.
La situazione attuale
In attesa di una normativa europea, in Italia la tassa è stata approvata nel 2012, ma in una versione molto distante da quella proposta dai movimenti e in discussione a livello europeo. E’ una tassa che si applica solo ad alcune fattispecie di transazioni finanziarie, lasciando intatte quelle speculative. L’introito previsto è di 500 milioni.
La proposta
Proponiamo una TTF completa. L’introito previsto è di 4 miliardi.
Conclusione
L’insieme di questi quattro provvedimenti produrrebbe un gettito di 47 miliardi/anno per i prossimi tre anni, consentendo di avere le risorse necessarie per affrontare la crisi economica e sociale e per intraprendere la strada della trasformazione ecologica, sociale e culturale del modello di società.
Il processo andrà accompagnato da una radicale riforma fiscale complessiva, in sintonia con i principi stabiliti dalla Costituzione, e basata su tre pilastri:
a) no tax area (per i redditi fino a 10.000 euro);
b) una tassa progressiva individualizzata (come da modello tedesco);
c) un tetto massimo di aliquota pari al 65%.