Se a Roma partiti e ministri litigano per gestire e spartirsi la torta dei 209 miliardi del Recovery Fund, a Firenze e in Toscana è ancora agli inizi la disputa sui 12-15 miliardi della possibile “quota parte” regionale.
In Toscana non c’è stato ancora un dibattito pubblico né fra i vari livelli istituzionali (Regione, Province, Città Metropolitana e Comuni) sulla presentazione e scelta di progetti, che sarebbero strategici per un’occasione che in tanti definiscono unica e storica per la sua rilevanza economica e politica.
Eppure i “lavori” sono in corso da mesi su progetti soprattutto legati a infrastrutture varie, con identità di vedute e di interessi fra la parte politica e quella imprenditoriale, come dimostrano alcune recenti interviste rilasciate dal presidente della Regione Giani e dal presidente di Confindustria Toscana Bigazzi (Repubblica del 7 e 8 dicembre) e altre meno recenti dal sindaco Nardella. “È una sfida gigantesca…ci lavoro notte e giorno, abbiamo progetti già definitivi, altri su cui siamo avanti” dice Giani, mentre Bigazzi aggiunge che con la Regione “il confronto c’è, è in corso, ci sono tanti tavoli aperti perché c’è la sfida del Recovery Fund… perché siamo di fronte ad una mole di fondi pubblici mai vista da gestire”.
Nardella, già a settembre (Sole 24ore 3.9.2020) lasciava trapelare che “Firenze già da settimane ha messo in fila i progetti da inserire nel Recovery plan, in tutto 120, grandi e piccoli, a diversi stadi di avanzamento, che valgono complessivamente 2,5 miliardi”.
Le priorità toscane sono “infrastrutture, svolta green, dissesto idrogeologico, formazione, imprese, digitale” secondo Giani, che precisa per le infrastrutture di mobilità “ci sono nodi nazionali, va capito se per sottoattraversamento Tav e stazione Foster saranno impiegate risorse del Recovery, che potrebbero entrare in quota parte sulla Toscana”; e aggiunge: “intendiamo proporre decine di interventi ferroviari e stradali… e per cura del ferro e tramvie, penso a tre grandi opere per la Piana fiorentina: le linee per Sesto e Campi e la Peretola-Pecci a Prato, complessivamente 800 milioni”. E le priorità del confindustriale Bigazzi? “Infrastrutture materiali e immateriali, come dice lo stesso Giani … l’elenco del presidente è il nostro”.
Nardella ragiona anche come sindaco della Città Metropolitana, come possibile altro tavolo istituzionale per ulteriori finanziamenti, tanto che “abbiamo immaginato il massimo possibile”, con in primo piano le nuove linee del tram, anche senza pianificazione della mobilità, ma condivise pure da Giani e Bigazzi, e un ‘tubone”, un’autostrada dell’acqua, per collegare Prato col lago di Bilancino, in Mugello.
I progetti e i desiderata di Giani e Nardella (e di Bigazzi) dovranno comunque rientrare nella spartizione e gestione politica nazionale delle priorità del Governo. Certo è che, se i fondi del Recovery Fund, come ha scritto Marco Bersani di Attac Italia (Gli avvoltoi del Recovery Fund ), “dovrebbero servire ad un radicale cambio di rotta, provando a costruire, con tutti gli attori sociali, un grande piano di conversione ecologica, sociale e culturale, che metta al centro l’abbandono del modello liberista e la costruzione di una società della cura, di sé, dell’altr*, del pianeta e delle future generazioni”, si è già persa la direzione giusta.
Maurizio Da Re