Negli ultimi trent’anni grazie allo sviluppo della tecnologia è aumentata notevolmente l’interconnessione e la comunicazione tra parti di mondo.
Sulla rete si confrontano due visioni del mondo: una tendente all’omologazione economica e culturale e all’emarginazione (globalizzazione), l’altra (mondializzazione) che promuove l’interscambio tra culture e persone, valorizzando la diversità e una nuova sensibilità legata al bene comune.
Nella direzione della globalizzazione, ormai da decenni è stata messa in atto un’opera di
manipolazione dei fatti e delle intenzioni, veicolando informazioni false e costruite ad hoc al fine di creare consenso e controllo delle persone. I media sono concentrati in poche mani e l’informazione di cui disponiamo risponde agli interessi di coloro che detengono il potere politico ed economico.
La “lotta al terrorismo” è quanto di meglio si è trovato negli ultimi 20 anni. Si è usata questa leva per stimolare la paura e trasformare intenzionalmente una lotta economica in una lotta tra civiltà e religioni. All’enorme eco di questi eventi ha contribuito la crescente spettacolarizzazione operata dai media, utilizzando tutta la potenza suggestiva che hanno le immagini, accompagnate da una certa narrazione.
Video e documenti di sedicenti Iman e leader Talebani e dell’Isis, spesso costruiti come dei veri e propri film, sono stati diffusi in rete allo scopo di terrorizzare le persone, sempre più controllabili e pronte a giustificare i provvedimenti emergenziali dei governi (militarizzazione delle città, leggi antiterrorismo, ecc.).
La manipolazione tramite social può essere veramente persuasiva. Ad esempio, durante le elezioni USA del 2018 sono state create pagine Facebook con followers falsi, che pubblicavano sulle bacheche delle persone dati e resoconti sul consenso che aveva Trump, dando l’immagine che tantissime persone lo appoggiassero. In sintesi si è costruita a tavolino una realtà che non esisteva.
La saturazione per eccesso di informazioni a cui è sottoposta la gente è in crescita ed è essa stessa manipolazione. Quello che accade in un punto geografico molto lontano arriva in pochi secondi in qualsiasi luogo del mondo. In questa “distrazione di massa” è molto più facile parlare allo stomaco e alle emozioni delle persone, estremizzandone i timori e le paure; si manipola l’informazione affinché appaia inevitabile una risposta: difendersi dal nemico di turno (terroristi, immigrati, virus, ecc.). La moltiplicazione degli stimoli se da un lato ci permette di avere una visione più ampia dei processi mondiali e di aprire la mente a nuove possibilità, dall’altro consente a questo sistema di alimentare la sensazione di una libertà illusoria, poiché limitata a proposte e condizioni imposte dal sistema stesso.
I mezzi di comunicazione sono percepiti come una finestra sul mondo e sulla vita, dalla quale si osserva tutto ciò che esiste, ma questo ci rende vittime di una manipolazione molto sottile, perché ci si abitua a guardare il mondo da una finestra e si vede soltanto ciò che essa permette di vedere; non si mette mai in discussione la finestra, ci si forma un’opinione soltanto su quello che si riesce a vedere da lì. Non c’è libertà di opinione se non c’è libertà di pensiero, né incentivi allo sforzo di pensare; e non c’è libertà di pensiero quando le persone vengono condizionate attraverso la manipolazione mediatica che, ovviamente, si avvantaggia di una certa pigrizia intellettuale di gran parte della popolazione.
Per contrastare la manipolazione mediatica dobbiamo proporre delle trasformazioni crescenti e smantellare, poco a poco, ciò che ne ostacola la realizzazione. Se vogliamo che la nuova sensibilità che sta germogliando nelle nuove generazioni, si traduca in una trasformazione culturale e sociale, dobbiamo lavorare per indebolire il potere ipnotico dei mezzi di comunicazione di massa, che danno un’immagine del tutto distorta del mondo. Si tratta di democratizzare l’accesso ai mezzi d’informazione per garantire la pluralità delle voci, e di smascherare le tecniche di manipolazione messe in atto dai mass media, in modo da indebolirne l’effetto ipnotico.
Un’altra forma di manipolazione rivolta in particolar modo alle nuove generazioni, la possiamo rintracciare osservando ciò che oggi accade nel mondo dell’istruzione. La scuola costituisce un canale privilegiato per veicolare non solo iniziative, conoscenze e competenze, ma soprattutto per inculcare nelle nuove generazioni il valore del denaro, della competizione e l’idea del mercato del lavoro in cui accettare ogni compromesso con l’obiettivo di poter emergere e realizzarsi. Indicativi di tutto ciò sono ad esempio il progetto alternanza scuola-lavoro nella scuola secondaria e l’obbligo spesso di tirocini universitari per poter accedere alla laurea. L’obiettivo è reclutare giovani accecandoli con false promesse, come la possibilità di partecipare a un progetto interessante o di venire assunti a tempo indeterminato dopo il tirocinio, magicamente ciò però non accade! Tali azioni inculcano nella mente delle nuove generazioni l’idea che si possa lavorare senza avere un giusto compenso e che il proprio tempo vitale si identifichi sostanzialmente con il lavoro, abituandole all’idea che per vivere bisogna accettare una condizione di sfruttamento.
Nella situazione descritta, le persone non possono non sperimentare alienazione. La feticizzazione dei meccanismi sociali e tecnologici a scapito dei rapporti interpersonali e della spiritualità, portano come conseguenza un aumento dell’aggressività, delle nevrosi e dei suicidi. La personalità si trasforma in oggetto di manipolazione e di sfruttamento,
l’isolamento e la solitudine crescono e ogni persona si sente sempre più inutile, abbandonata e priva di forze. Si crea di conseguenza un’atomizzazione della società, l’uomo risulta smarrito e incapace in questo mondo alieno e ostile. Si apre una profonda crisi esistenziale che né l’aumentare del benessere, né la socializzazione dei mezzi di produzione, né la proprietà privata né la distribuzione su basi egualitarie, né lo sviluppo della tecnologia e dell’informazione, né la religione o la cultura sono in grado di fermare. Siamo di fronte alla disintegrazione del tessuto sociale e all’apparire sulla scena di milioni di esseri umani indifferenti gli uni agli altri, nonostante la miseria che li accomuna. Naturalmente esiste una maggioranza sana e ragionevole ma i sintomi di un disadattamento tanto grande non ci permettono di parlare di una società sana. Le nuove generazioni sono nate e si sono formate nel contesto appena descritto, quindi della loro vita non fanno parte solo la qualificazione tecnica e lavorativa, le “fiction”, le raccomandazioni degli opinionisti dei mass media o, per la gioventù privilegiata, l’hobby della moto, dei viaggi, dei bei vestiti, dello sport, della musica e dei gadgets elettronici. Tutto ciò minaccia di aprire enormi brecce tra gruppi di età diversa, mettendo in campo una dialettica generazionale virulenta, di grande profondità e di enorme estensione geografica.
Ma non è la prima volta che l’umanità vive momenti così complessi e come sempre anche in questi momenti in cui l’umanità sembra essere arrivata ad un bivio, in cui l’essere umano sembra mettere in pericolo l’esistenza stessa della propria specie, è proprio in questi momenti che l’essere umano ha prodotto grandi cambiamenti e salti evolutivi. C’è da sperare e credere, e noi ci crediamo fermamente, che anche stavolta l’umanità ne uscirà trionfalmente.
Il progetto uniformante della globalizzazione è in crisi: i conflitti, le pandemie, l’irrazionalità delle sue narrazioni ne sono prova evidente. Nessuno può dire che questo è un modello che funziona. Possiamo però già notare fenomeni che sebbene al momento non facciano rumore, indicano comunque una possibile direzione evolutiva del processo umano. Per la prima volta nella sua storia, nelle scienze e nella filosofia, l’essere umano intende se stesso come agente cosciente e attivo del cosmo e comincia a superare nella propria coscienza le costanti della natura che ne limitano le possibilità, quali la velocità della luce, lo zero assoluto, l’irreversibilità della linea del tempo fisico ecc. Tutto ciò allarga le capacità creative dell’essere umano e la sua libertà, aprendo spazi alla formazione di una personalità armonica in sviluppo. Nello stesso tempo la diversità è esplosa come risposta reattiva della base sociale; inizia a manifestarsi in vari gruppi della popolazione mondiale un interesse che tende al multiforme (etnie, lingue, costumi, paesi, idee, ecc.), caratteristiche di ciò che viene chiamata mondializzazione in contrasto al processo di globalizzazione. È chiaro, però, che questo processo di diversificazione non è comune a tutta la popolazione. Vi è un sentito di sottofondo, in particolar modo proveniente dalle nuove generazioni (ma non solo), che ancora però non riesce ad esprimersi al meglio poiché viene bloccato attraverso la manipolazione che, come detto, incute timore e propone una risposta individualista del “si salvi chi può” dinanzi alle problematiche del nostro tempo.
Dal nostro punto di vista è importante sapere da dove veniamo e verso dove andiamo, avere chiara la direzione in cui si muove la società; solo così possiamo essere responsabili del nostro tempo, responsabilità che si manifesta come un giudizio sul mondo e un posizionamento attivo personale e sociale. La tendenza imperialista ha tutto l’interesse ad aumentare il controllo e la pressione sociale; questo processo si è affinato nel tempo: oggi al sistema basta instillarci i suoi valori (denaro, beni di consumo, sicurezza personale) e la paura poi di perderli. Si pensa che l’essere umano sia passivo. Per questo è necessario comprendere che non siamo veramente liberi e ribellarsi, non solo contro chi pretende di addormentarci, ma anche contro il nostro stesso letargo.
In sintesi, auspichiamo una ristrutturazione della coscienza personale orientata da nuovi valori e l’umanizzazione delle relazioni sociali. Se questa debole voce si trasformerà in un canto corale dell’umanità allora da questa crisi potrebbe uscire un essere umano rinnovato nella mente e nello spirito, un essere umano che possa annunciare l’uscita dalla preistoria e la nascita della storia umana.
Redazione di Guerrilla Espiritual