Razzismo Brutta Storia pubblica la lettera del 21/12 da Moria, Lesbo, alle e ai cittadini d’Europa, che esce oggi in diverse lingue negli Stati Membri UE e invita tutte e tutti a farla circolare e ripubblicarla su tutte le testate.
Kara Tepe, Lesbo, 21 dicembre 2020
Cari europei, gentile Signora von der Leyen,
auguriamo a voi tutti un sereno Natale dal nuovo campo per richiedenti asilo di Lesbo.
Ci auguriamo che possiate festeggiare, nonostante le difficoltà che tutti stiamo affrontando a causa della pandemia da Covid-19.
Tre mesi fa, dopo l’incendio del vecchio hot-spot di Moria, siamo stati trasferiti in un nuovo campo e ora viviamo qui in 7.000 rifugiati.
A settembre ci era stato promesso che in questo nuovo campo avremmo trovato condizioni molto migliori: eravamo felici di ascoltare queste promesse e aspettavamo di vederle realizzate.
Purtroppo non è cambiato niente. Non abbiamo ancora un numero sufficiente di docce calde, quando piove tutto il campo si allaga e molte tende si bagnano, non abbiamo stufe per tenere al caldo noi e i nostri bambini, non ci sono scuole né spazi per i più piccoli.
Se ci ammaliamo, dobbiamo aspettare ore per ricevere cure mediche e il cibo che riceviamo è sufficiente, ma non molto sano. Inoltre ci era stato promesso che la procedura per le richieste di asilo sarebbe stata finalmente più veloce, ma molti di noi stanno ancora aspettando il loro colloquio, alcuni da più di un anno.
Nel frattempo siamo in questo limbo e non possiamo fare niente, solo aspettare. Intanto la situazione è per molti aspetti anche peggiore rispetto a prima del grande incendio. Solo la sicurezza è migliorata, ma ancora di notte non ci sono luci nel campo.
Nel vecchio campo di Moria riuscivamo a organizzarci, avevamo piccole scuole, negozi e tante altre attività. Nel nuovo campo questo non è possibile.
Siamo d’accordo con il ministro tedesco, il sig. Mueller, che la scorsa settimana ha detto che la situazione in questo campo è peggiore che in qualsiasi paese africano in crisi. Vogliamo ringraziarlo per le sue parole così chiare, ma ci chiediamo: come mai dopo tre mesi e tanti milioni di soldi donati dai governi e raccolti dalle ONG siamo ancora qui, senza acqua corrente, docce calde e un sistema di fognature funzionante?
Perché i nostri figli ancora non possono andare a scuola? Come mai dipendiamo dalla buona volontà di alcune organizzazioni che distribuiscono vestiti e scarpe usate? Come esseri umani e rifugiati in Europa non abbiamo i diritti elementari come tutti? Molte volte leggiamo e ci sentiamo dire che dobbiamo vivere come animali in questi campi, ma neanche questo è vero.
Infatti, guardando le leggi che proteggono gli animali in Europa, abbiamo scoperto che loro hanno più diritti di noi. A ogni animale sono riconosciuti questi diritti:
- Libertà dalla fame o dalla sete
- Libertà dal disagio fornendo un ambiente appropriato che includa un riparo e una comoda zona di riposo
- Libertà da dolore, lesioni o malattie, mediante prevenzione, diagnosi e trattamenti rapidi
- Libertà di condurre una vita normale, in uno spazio sufficiente, con strutture adeguate e possibilità di socializzare
- Libertà dalla paura e dall’angoscia garantendo condizioni e cure che evitino problemi mentali
Abbiamo qualcuno di questi diritti qui nel campo? Purtroppo la risposta è no. Forse non soffriamo la fame, ma certo non viviamo in un “ambiente appropriato” e non siamo liberi dal dolore e dall’angoscia. Nessuno di noi è in grado di condurre una vita normale, perché tutto il giorno dobbiamo lottare per avere cibo, un po’ di acqua per l’igiene, un posto caldo e viviamo tutti nella paura e nell’angoscia.
Un recente studio ha detto che i rifugiati sulle isole greche sono così depressi che un terzo di loro pensa al suicidio. Quindi onestamente chiediamo: verremmo trattati in questo modo se fossimo animali?
Per cui abbiamo deciso di chiedere che ci vengano almeno concessi quei semplici diritti che hanno gli animali. Noi saremmo già felici così e voi non riceverete più alcun disturbo da parte nostra.
Ma non vogliamo più sentire che la nostra situazione non è poi così male. Tutti coloro che la pensano così sono invitati a rimanere anche solo per una notte nel campo. Così, dopo un anno terribile in cui abbiamo dovuto vivere qui, questo è il nostro desiderio per Natale.
Non è molto e pensiamo che non ci vogliano più di tre o quattro settimane per realizzarlo. Non stiamo chiedendo più donazioni o soldi per le infrastrutture. Leggiamo sui giornali quanti milioni sono già stati spesi; tanti di noi sono ingegneri, elettricisti, medici e sappiamo che non serve molto denaro per sistemare questo campo.
Se volete aiutarci, chiedetevi: dove sono finiti tutti questi soldi? Perché non sono serviti a migliorare le cose?
Siamo pronti ad aiutare e a lavorare sodo, abbiamo solo bisogno della possibilità e della fiducia per rendere questo campo un posto migliore. Lo abbiamo già dimostrato in passato e, anche adesso, la maggior parte del lavoro viene svolto da richiedenti asilo che si offrono volontari nelle ONG o da organizzazioni di auto-aiuto di rifugiati.
Ci teniamo a dimostrare che molte persone hanno un’immagine sbagliata di noi rifugiati: siamo venuti in Europa per chiedere asilo, per diventare cittadini utili e parte integrante della società. Il campo è ormai la nostra casa e chiediamo aiuto per sistemarlo. Abbiamo bisogno di supporto professionale da parte di esperti, però quello che vediamo sono solo molti volontari pieni di buone intenzioni, ma senza le competenze necessarie a sistemare fognature, ripari e sistema idrico.
Ciò di cui abbiamo bisogno è essere presi sul serio come collaboratori, sapere cosa è stato pianificato e anche quanti soldi sono stati resi disponibili. Vediamo molte richieste di donazioni e sentiamo tante promesse, quindi è molto frustrante per noi vedere quanto poco venga fatto.
Vogliamo essere molto chiari: è difficile sopportare l’idea che per i rifugiati di Lesbo e degli altri campi come Samos e Chios, inizi un nuovo anno uguale a questo che sta finendo. Vi chiediamo di non lasciare che ciò accada.
Servono solo alcuni interventi molto semplici: – riparare il sistema idrico e le docce – riparare gli impianti sanitari – organizzare un adeguato drenaggio così che il campo non si allaghi in caso di pioggia – fornire elettricità e riscaldamento adeguati, inoltre tende adatte all’inverno – attrezzare spazi per i bambini – fornire tende sufficienti per organizzare scuole, corsi e laboratori – fornire un’adeguata illuminazione per le strade principali del campo – migliorare l’assistenza medica e psicologica – avere spazi di incontro e ricreativi.
Per favore, se volete aiutarci, rendete ciò possibile. In primavera si è molto parlato di evacuare il campo, ma siamo arrivati a Natale e quello che chiediamo è almeno di adeguare questo campo “temporaneo” al clima rigido e non lasciarci affrontare ancora, in queste condizioni, il resto dell’inverno.
I nostri migliori auguri
Omid Deen Mohammed, Moria Corona Awareness Team (MCAT) Raed al Obeed, Moria White Helmets (MWH)