Il governo socialista boliviano, attraverso il suo viceministro della Giustizia César Siles, ha annunciato misure di indulto, amnistia e risarcimento economico dei danni ricevuti per circa 1.500 detenuti, processati o perseguitati politici durante un anno di governo golpista, in carica fino allo scorso novembre 2020.
Il viceministro ha riferito che l’Esecutivo sta preparando due decreti con questo scopo a beneficio di coloro che hanno subito abusi da parte del regime golpista di Jeanine Añez.
“Vogliamo lavorare per riparare i danni che il colpo di Stato ha causato. Ci sono feriti, ci sono morti, ci sono parenti dei morti che richiedono un risarcimento”, ha aggiunto.
Uno dei decreti, ha indicato, proteggerà coloro che sono soggetti a procedimenti giudiziari iniqui e illegalmente aperti sotto il governo passato e coloro che hanno subito persecuzioni. L’altro provvederà al pagamento delle riparazioni per i danni causati.
Il governo della Áñez e del suo ministro dell’Interno, Arturo Murillo, ha utilizzato la polizia, l’Ufficio della Corte dei Conti, il Ministero di Giustizia e la magistratura per criminalizzare soprattutto gli ex-funzionari masisti, i militanti socialisti e la deposta amministrazione di Evo Morales. Murillo, nonostante lo avesse sempre negato, è fuggito illegalmente dal Paese per sfuggire ai processi contro di lui per corruzione e per essere uno dei responsabili di massacri e altri crimini contro l’umanità.
Il viceministro della Giustizia ha spiegato che il Decreto Supremo per l’Amnistia e la Grazia è stato redatto per fornire una soluzione globale ai casi degli imputati e dei perseguitati politici del governo Áñez, il decreto di riparazione integrale, invece, servirà a fornire loro assistenza finanziaria, assicurazione sanitaria e assistenza psicologica.
“Il viceministro della Giustizia e il Ministero della Trasparenza e della Lotta alla Corruzione, stanno preparando un processo per responsabilità contro la Áñez e contro coloro che erano ministri per le violenze che hanno scatenato dopo le elezioni vinte nell’ottobre 2019 da Evo Morales e per i crimini commessi dal regime golpista” ha concluso Siles.