Dopo la notizia che l’acqua ha iniziato ad essere quotata alla borsa di Wall Street sul mercato dei futures come l’oro, il petrolio e il grano, la comunità internazionale ha iniziato a reagire con giustificata preoccupazione.

“Quotare l’acqua alla borsa statunitense di Wall Street è come dare un prezzo alla vita. Se il capitalismo selvaggio continua, condanneremo le generazioni future a una catastrofe mondiale. L’acqua è un diritto, deve essere per i popoli e non per le multinazionali” ha scritto su twitter l’ex presidente socialista boliviano Evo Morales.

Già in passato, mentre era il primo presidente socialista, dopo decenni di governi di destra filostatunitensi e colpi di Stato, Evo Morales aveva affermato che “privatizzare l’acqua è come privatizzare la vita, la questione dell’acqua è una questione di vita o di morte. Almeno fino ai miei 15 o 16 anni non conobbi l’acqua potabile. L’acqua veniva prelevata da alcuni stagni, era piena di insetti e usavamo un colino o una retina per evitare di ingoiare gli animaletti insieme il liquido.

Da adolescente lasciai il mio paesino, nelle città che ho potuto visitare, i quartieri periferici non avevano acqua potabile o fognature e sebbene i pozzi pubblici siano stati installati in seguito, l’acqua era in mani private. Molti bambini sono morti per infezioni a causa di questa mancanza di acqua potabile, la morte dei minori era quotidiana. Per questo motivo ribadisco che privatizzare l’acqua è come privatizzare la vita.

Durante il mio governo abbiamo contribuito a rafforzare le iniziative politiche, strategiche e operative per rendere effettivo il diritto universale all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, attraverso lo scambio di esperienze e di sensibilizzazione e informazione del popolo e che permetta la sua partecipazione al processo”.

Morales ha anche ricordato i giorni della “Guerra dell’Acqua” avvenuta a Cochabamba nel 2000, quando si intendeva approfondire la privatizzazione del liquido vitale in quel dipartimento e la popolazione ha impedito quel piano con una grande mobilitazione cittadina. Il progetto era stato promosso dal presidente golpista Hugo Banzer secondo il piano avviato dalla Banca Mondiale.

La società che si era aggiudicata la fornitura, Aguas del Tunari, era un consorzio internazionale composto dalle società statunitensi Bechtel, Edison, la spagnola Abengoa e dalle società locali Politropolis e Petrichevich.

Appena entrò in funzione il contratto, il costo delle bollette aumentò da un minimo del 50% a un massimo del 300%. Qualcosa di impagabile per gran parte della popolazione più povera.

Le cronache riportano i casi di famiglie che hanno dovuto togliere i figli dalle scuole o che hanno smesso di pagare le loro necessità sociali a causa del modo in cui il prezzo dell’acqua influiva sul paniere familiare.

Le manifestazioni diventarono sempre più massicce e la repressione della polizia ordinata da Banzer, un generale di destra dell’esercito con un passato da golpista, causò la morte di un giovane di 17 anni con un centinaio di feriti e quasi 200 arrestati.
Tutto si è calmò quando il governo annullò i contratti di privatizzazione.

A capo dei coltivatori della foglia di coca che hanno guidato le prime manifestazioni c’era un giovane leader, era Evo Morales, che aveva allertato i suoi colleghi del sindacato sulla necessità di “evitare che l’acqua diventasse un affare privato”.

Da presidente, Evo Morales è riuscito nel 2010 a far riconoscere esplicitamente alla Assemblea Generale delle Nazioni Unite che “il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienici è un diritto umano essenziale per il pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani”.

Fonti: https://www.tiempoar.com.ar/nota/un-derecho-de-los-pueblos