Per più di otto ore, una decina di istituzioni statali hanno riferito alla JEP (Giurisdizione speciale di Pace NdT) le informazioni riguardo ai loro sforzi per contenere la violenza ed evitare che i firmatari dell’Accordo Finale di Pace vengano uccisi o minacciati.
In un’udienza pubblica tenutasi il 25 novembre, una decina di istituzioni statali hanno riferito alla Sezione per l’Assenza di Riconoscimento della Verità (della Giurisdizione Speciale di Pace) informazioni riguardo agli omicidi e alle minacce contro i firmatari dell’Accordo Finale di Pace appartenenti alle FARC.
Ad oggi, 249 membri del partito Farc sono stati assassinati. L’ultimo caso, appunto, si è verificato martedì 24 novembre ad Atrato (Chocó), dove è stata trovata morta Paula Andrea Osorio, secondo i due portavoce del partito politico Farc che sono intervenuti nel procedimento in cui era presente anche il MAPP-OEA (Missione dell’Organizzazione degli Stati Americani che appoggia il processo di pace NdT).
“Se la tendenza continua, entro dicembre 2024, 1.600 ex combattenti delle FARC saranno stati uccisi”. L’ammonizione è stata fatta dal direttore dell’Unità investigativa e del Pubblico Ministero (UIA) del JEP, Giovanni Álvarez, durante il suo intervento all’udienza,
Secondo la ricerca presentata dall’UIA, anche se una delle tre ipotesi che spiegano la situazione di violenza è associata al fenomeno del traffico di droga, nel 63% dei territori coltivati a coca non ci sono omicidi contro gli ex combattenti. Il profilo delle vittime corrisponde a: uomini meticci di età compresa tra i 25 e i 44 anni, senza affiliazione etnica, con bassi livelli di scolarizzazione, che tendevano ad occupare una posizione bassa nella gerarchia durante il loro tempo nel gruppo armato estinto.
“Uno degli schemi indica che c’è uno smantellamento dei progetti politici, economici o comunitari legati all’attuazione dell’Accordo di pace nei territori, attraverso l’eliminazione degli ex combattenti che assumono ruoli di leadership”, ha evidenziato Álvarez dallo studio: “Silenziare la verità”, presentato dall’UIA alla magistratura. Ha aggiunto: “Ogni volta che un ex combattente delle FARC viene ucciso, la verità su una o più vittime viene messa a tacere.
COSA SI STA FACENDO?
Sulla base di questo contesto, e con le informazioni raccolte dalla Sezione di Assenza di Riconoscimento della Verità, nel corso di tre procedimenti svolti con la popolazione a rischio ad Antioquia, Meta e nel sud-ovest del Paese nel corso del 2020, i giudici hanno ascoltato la Procuratrice Generale Aggiunta della Nazione Martha Mancera, il Ministro delle Finanze Alberto Carrasquilla, il Consigliere presidenziale sulla stabilizzazione Emilio Archila, l’Alto Commissario per la Pace Miguel Ceballos, il Direttore del Nucleo Nazionale di Protezione Alfonso Campo e la Vice Ministra della Difesa Diana Abaunza, tra oltre una decina di altri partecipanti.
Come si può parlare di un modello di successo se i crimini continuano e in molti casi peggiorano? che cosa non sta funzionando se le istituzioni adottano le giuste misure? come possiamo dire che è diminuito il rischio di coloro che sono stati sfollati dalle loro zone se continuano ad ucciderne uno ogni cinque giorni? Cosa accadrà alle vecchie e alle nuove aree di reincorporazione se nessuna delle due esiste legalmente? Come è possibile che la commissione per le garanzie funzioni senza regolamenti? Queste sono alcune delle domande che i giudici hanno posto ai partecipanti.
“Se gli strumenti amministrativi che permettono di adottare misure immediate a favore di una popolazione a rischio esistono, perché non vengono concessi?”, ha chiesto il giudice Gustavo Salazar al direttore dell’UNP Alfonso Campo. Alcune ore prima, la vice procuratrice, Martha Mancera, aveva sottolineato che “i risultati dei sistemi di protezione immediata o di sicurezza della direzione specializzata non sono molto rapidi. In alcuni casi abbiamo dovuto inviare più di 10 documenti in cui si sottolineava il rischio estremo”.
In un altro intervento, la magistratura ha risposto all’Alto Commissario per la Pace, Miguel Ceballos: “Non è necessario fare profonde disquisizioni per sapere chi sono i successori del paramilitarismo. “Otoniel” non si è mai smobilitato dall’AUC (Autodifese Unite della Colombia NdT) e anche molti membri di Los Caparrapos e Los Rastrojos. Questo, dopo che l’alto funzionario ha assicurato che la Commissione di Garanzie (altre organizzazioni paramilitari infiltrate con il narcotraffico NdT) “non è fatta per la protezione del Partito delle Farc ma per lo smantellamento di gruppi armati come l’ELN e non esiste una struttura legale che dica quali sono i gruppi successori del paramilitarismo”.
Nel procedimento ordinato dalla Sezione, è stata prevista una dettagliata radiografia per comprendere il fenomeno e le azioni dello Stato nel tentativo di contenere i reati contro coloro che compaiono nel Sistema Comprensivo di Verità, Giustizia, Riparazione e Non-Ripetizione. Però, come ha precisato il giudice Reinere Jaramillo, che è stato relatore del procedimento: “ci sono state delle proposte alla JEP su quali misure precauzionali adottare, raccomandazioni da parte di diversi enti alle quali daremo poi il nostro parere attraverso vari ordini”.
“Ci troviamo di fronte a una sfida enorme come nazione. È in gioco l’attuazione dell’accordo di pace. Ma non solo questo, ma anche accordi futuri. È una grande sfida come Paese, ma perché funzioni, la vita e l’integrità di chi vi ha partecipato devono essere garantite. La situazione che stiamo affrontando è molto preoccupante, nonostante tutti gli sforzi che sono stati fatti. Dovremo continuare a lavorare e a portare avanti questo dialogo tra la JEP e le istituzioni colombiane. Questo è un processo dialogico”, ha concluso il presidente della Sezione, il giudice Alejandro Ramelli.
Traduzione dallo spagnolo di Silvia Nocera