Il 9 novembre a tarda notte il Ministro del Tesoro e del Fisco Berat Albayrak si è dimesso. La decisione è stata comunicata con un post presso il suo account ufficiale su Instagram. Contemporaneamente il suo account Twitter, molto usato dal ministro, è stato sospeso e per circa 27 ore i media mainstream non hanno trasmesso nessuna notizia in merito.
Per tutta la notte i social media, le piattaforme di trasmissione video e numerosi portali di notizie non hanno smesso di parlare di questo fatto straordinario. Tuttavia i canali televisivi, i quotidiani online, le agenzie di notizie allineati con il governo e addirittura l’agenzia di stato Anadolu Ajansi sembravano vivere in un altro paese.
I media stranieri
Mentre il silenzio dei media mainstream continuava, le prime conferme ufficiose arrivavano dai siti di informazione stranieri come Sputnik, BBC, Reuters e Bloomberg. La Turchia di 85 milioni di abitanti con centinaia di canali tv, svariati quotidiani e parecchie agenzie di notizie viveva una sorta di messa in scena.
Il fronte del governo
Qualche ora dopo alcuni membri del governo hanno confermato le dimissioni; Mehmet Ali Berber, Omer Celik, Omer Fatih Sayan, Mehmet Mus, Naci Bostanci, Nurettin Nebati e Bulent Tufenkci. Tra tutti questi soltanto Berber si è permesso di collegarsi in diretta con il principale canale tv dell’opposizione, HalkTv, per confermare le dimissioni. Tutti gli altri hanno preferito usare Twitter per lanciare dei messaggi di solidarietà al Ministro e di sostegno al Presidente della Repubblica. Nelle ore successive Omer Celik, rispondendo alla domanda di un giornalista durante una conferenza stampa ha pronunciato questa breve e ambigua frase: “Sulla questione delle dimissioni è il Presidente della Repubblica l’unica persona autorizzata a decidere”.
Fino al giorno successivo nessun esponente del governo si è presentato davanti alle telecamere. Secondo il nuovo sistema presidenziale è proprio il Presidente della Repubblica a essere l’unica persona con il potere di approvazione o di rifiuto delle dimissioni di un Ministro. Mentre il giorno dopo le dimissioni del Ministro erano state accolte, soltanto dopo 2 giorni il Presidente della Repubblica ha dichiarato davanti le telecamere: “Abbiamo accolto positivamente la richiesta del Ministro di essere esonerato dal suo incarico”.
Perché queste dimissioni?
Oggi in Turchia le vere motivazioni delle dimissioni del Ministro sono ancora un mistero. Nel suo post su Instagram, l’ex Ministro Berat Albayrak adduce ragioni di salute. Finora Albayrak non ha fatto ulteriore dichiarazione né in merito alle motivazioni delle sue dimissioni né in merito alla sua salute.
Le tesi sono molteplici; l’attuale crisi economica, un eventuale conflitto con il Presidente della Repubblica, complicazioni negli affari in famiglia, ritirarsi in tempo per prepararsi alla candidatura al Presidente della Repubblica nelle elezioni del 2023 o addirittura si potrebbe trattare di una manovra di necessario sacrificio. Secondo alcuni giornalisti Albayrak potrebbe essere definito presto come l’unico o il principale responsabile della crisi economica dal Presidente della Repubblica. Ovviamente con questo scenario il governo si permetterebbe di usare un bonus per guadagnare più tempo e per evitare le elezioni anticipate.
Un sistema mediatico imbavagliato
Lasciando da parte tutte queste tesi la situazione della maggior parte dei media è molto preoccupante. Il fatto che la notizia delle dimissioni non abbia trovato nessuno spazio in questi mezzi di comunicazione di massa fa pensare che siano sempre in attesa di un ordine di Ankara per trasmettere una notizia piuttosto che un’altra.
Ozgur Ozel, il vice presidente del gruppo parlamentare del Partito Popolare della Repubblica, in un’intervista pochi giorni prima delle dimissioni del Ministro ha dichiarato: “Il direttore della Comunicazione del Presidente della Repubblica, Fahrettin Altun, ogni giorno riceve sul suo cellulare via WhatsApp i titoli dei giornali prima che vadano in stampa. Altun interviene anche sull’impaginazione delle pagine consigliando d’ingrandire o rimpicciolire i titoli o le foto, oltre a ordinare ai redattori di parlare di un tema e di stare in silenzio su un altro. E’ una cosa che sanno tutti i parlamentari”.
Hurriyet, Milliyet, Sabah e Yeni Akit sono tra i giornali che vendono di più in Turchia. Solo questi quattro, ogni giorno arrivano in totale a circa 600mila vendite. Il giorno dopo le dimissioni di Berat Albayrak nessuno di questi aveva riportato la notizia.
Tgrt, Trt, Haber Turk, Ntv e Cnn Turk sono i principali canali televisivi. Nella notte delle dimissioni hanno trasmesso soltanto il breve e ambiguo intervento del portavoce del partito al governo, Omer Celik. Quindi nessun’informazione netta o chiara.
Due conclusioni
Prima di tutto ormai in Turchia i media mainstream sono morti. Se Ankara non gli permette di lavorare loro non posso fare il loro mestiere. Quindi, il popolo segue i social media e si fida dei mezzi di comunicazione alternativi; canali YouTube, Twitter, Periscope, programmi di micro messaggistica (WhatsApp, Signal, Telegram) e giornali indipendenti. In Turchia chi si muove liberamente è di sicuro fuori dal mondo dei media mainstream. L’esempio eccellente si trova nei numeri della trasmissione su YouTube realizzata dal giornalista indipendente Cuneyt Ozdemir, in diretta circa per 3 ore e mezza con più di 100 mila spettatori.
La seconda conclusione riguarda noi giornalisti. Avere un account sui social ormai non è un lusso, ma un obbligo. Inoltre bisogna seguire i personaggi pubblici, le associazioni, gli enti pubblici, altri giornalisti in tutte le parti del mondo, che riguardano il nostro lavoro. Trump ha fatto una battaglia contro l’esito delle elezioni su Twitter, il Presidente armeno, Pashinyan, ha comunicato l’accordo sul cessate il fuoco con l’Azerbaigian sul suo profilo Facebook e il Ministro del Tesoro e del Fisco turco, Berat Albayrak si è dimesso su Instagram. Chi ha un account ed era presente su Instagram quella notte si è informato in tempo delle dimissioni di Albayrak, altrimenti si dimette un Ministro ma non lo sa nessuno.