La Stampa, storico quotidiano di Torino, nel titolo di un articolo a firma di Maria Grazia Martinengo, definisce come “anarchici” le attiviste transfemministe di Non Una di Meno di Torino
Come abbiamo annunciato in un articolo del 22/11 il movimento transfemminista Non Una di Meno ha messo in atto a Torino una serie di azioni dimostrative tra cui il lancio di vernice davanti alla Rai e all’Ordine dei Giornalisti, cose di cui la collega Martinengo de La Stampa ha informato i propri lettori.
Il giorno prima delle azioni dimostrative di Non Una di Meno, il 24/11, le sedi torinesi de La Stampa e di Repubblica sono state oggetto di altre dimostrazioni da parte degli anarchici con lancio di uova piene di vernice e un petardo.
In un flashmob durante la manifestazione – che abbiamo documentato – contro la circolare della Regione Piemonte sull’obbligo della somministrazione ospedalizzata della RU 486 (“pillola abortiva”), le attiviste di Non Una di Meno Torino hanno lanciato per terra la stessa vernice (atossica, all’acqua e facilmente pulibile) lanciata davanti alle sedi Rai e ODG, in quella manifestazione c’erano peraltro molti colleghi fotografi.
Capisco che – sto facendo un’ipotesi – una brillante mente investigativa possa aver colto il prezioso indizio: la vernice! E con sopraffina intuizione abbia collegato gli eventi alla stessa matrice: quei “cattivoni” degli anarchici, ma anche le menti più geniali dovrebbero quantomeno verificare le proprie tesi, cosa che in genere insegnano anche ai giornalisti.
Credo occorra dare un contributo all’informazione:
- Anarchia: la lettura di questo documento può aiutare
- Transfemminismo: questo documento può fare altrettanto
Sorge spontanea la domanda: cara collega Maria Grazia, il titolo lo hai fatto tu o qualche brillante titolista?
Perché mi vien da dire: non conosco il calcio, non lo seguo, non me ne occupo, ecco perché non vedrai mai un mio pezzo che parla di calcio.
Nel tuo articolo leggo: ” i volantini sparsi davanti alla sede Rai e dell’Odg Piemonte riportano titoli di giornale in cui in qualche modo vengono giustificati gli autori dei crimini e delle violenze”.
“In qualche modo”? Come donna hai fatto qualcosa all’interno del giornale per cui scrivi per far si che la notizia di un reato nei confronti di una donna sia “correttamente” riportata?
Ad esempio utilizzando frasi attive: “L’ex marito ha assassinato la moglie” e non frasi passive: “Ha lasciato il marito ed è stata accoltellata”. Suonano diverse, vero?
Mi spiego ancora meglio: un uomo che uccide una donna è un assassino; non è un “mago della finanza”, un “genio delle startup”, “un uomo distrutto dal dolore” ecc… è drammaticamente un assassino.
Quando uccidi una donna, la sfiguri con l’acido, la picchi, la stupri, la perseguiti, l’amore non c’entra nulla, semmai c’entrano l’odio, il disprezzo: se ami una donna, o semplicemente se la rispetti, non le fai del male.
E cosa dire di quelle donne che lasciano uomini che poi le assassinano? Che ne pensi? Ci avevano visto giusto a lasciarli?
Direttore Giannini, buongiorno, gli anarchici, quelli delle uova per intenderci, dicono che fate cattiva informazione: alla luce del vostro pezzo tu come la vedi?