Questa mattina anche a Bologna, davanti all’ospedale Maggiore, c’è stato il flashmob “per una società della cura”all’interno della giornata di mobilitazione nazionale lanciata dalla rete di movimenti e associazioni che chiedono “di uscire fuori dall’economia di mercato” per una società che si prenda cura di tutti.
Un centinaio di persone si sono radunate questa mattina nello spiazzale antistante l’Ospedale maggiore ,a Bologna, per partecipare al flash mob “Per una società” della cura, indetto dall’omonima rete per manifestare in solidarietà con le lavoratrici e i lavoratori della sanità pubblica, di nuovo alle prese con turni di lavoro lunghissimi, condizioni sanitarie precarie, insomma con quella che i manifestanti definiscono la “mala gestione della pandemia”.
I manifestanti si sono presentati con tamponi giganti e con tanti cartelli che richiedevano “più tutele per i sanitari, più risorse per la sanità pubblica, tamponi gratis per tutt*” e in generale di uscire fuori “dall’economia del profitto” per fondare una società che si prenda cura dei più fragili, superando i tanti ricatti ai quali, al momento, non sembra esserci via d’uscita: da quello tra salute e lavoro a quello tra salute e scuola, passando per quello tra lavoro e ambiente.
Il flash mob al quale a Bologna hanno aderito movimenti, sindacati di base e diverse associazioni, si inserisce nella prima grande giornata di mobilitazione nazionale indetta dalla rete “Per una società della cura” nata con il lancio del manifesto a fine di settembre. Un insieme grande e variegato di associazioni, movimenti, sindacati di base, noti e meno noti che chiedono tutti insieme di approfittare della crisi in corso per porre le basi ad una nuova società, più giusta.
Sono sette i punti del manifesto: Conversione ecologica della società; lavoro, reddito e welfare nella società della cura; riappropriazione sociale dei beni comuni e dei servizi pubblici; centralità dei territori e della democrazia di prossimità; pace, cooperazione, accoglienza e solidarietà; scienza e tecnologia al servizio della vita e non della guerra; finanza al servizio della vita e dei diritti. Nell’appello vengono indicati anche i modi per finanziare la nuova società: “tassa straordinaria su tutti gli alti redditi, patrimoni e rendite; riduzione drastica delle spese militari; abrogazione dei sussidi ambientalmente dannosi, tasse sulle emissioni di gas climalteranti e sulla plastica monouso; blocco delle opere -grandi e piccole- dannose per l’ambiente, il clima e la salute; utilizzo fondi di Cassa Depositi e Prestiti per gli investimenti pubblici sui servizi.
Alla giornata di oggi hanno aderito con eventi virtuali e fisici 45 piazze in tutta Italia. Dal microfono, gli organizzatori bolognesi hanno rilanciato un’altra giornata di mobilitazione, sabato prossimo in Piazza dell’Unità, per rafforzare la nascente piattaforma anche nella Dotta, all’insegna dell’intersezionalità.