@articolo di Giada Coleandro
In occasione della giornata mondiale contro la violenza di genere il movimento transfemminista Non Una di Meno ha organizzato in piazza dell’Unità a Bologna un presidio lanciato con lo slogan “Se ci fermiamo noi, si ferma il mondo!”. Numerose rappresentanti di movimenti e associazioni bolognesi hanno aderito all’evento denunciando a gran voce episodi di violenza e sfruttamento delle donne.
Le attiviste bolognesi di Non Una di Meno, hanno deciso di occupare, ieri pomeriggio, piazza dell’Unità e di animarla, seppur nel rispetto delle misure di contenimento del COVID19, con i canti e i balli del gruppo bolognese Stamurga.
La pandemia ha obbligato i movimenti sociali a ripensare le modalità con cui manifestare le proprie rivendicazioni. Non Una di Meno ha dovuto rinunciare alla manifestazione nazionale, che solitamente inondava le strade romane, optando invece per presidi e flashmob locali o eventi online nel caso delle zone rosse. In aggiunta, il gruppo bolognese ha dovuto fare anche i conti con l’ordinanza del Sindaco, che impedisce manifestazioni all’interno delle mura. Non potendo organizzare un corteo, si è scelto di presidiare la piazza simbolo della Bolognina.
I temi che hanno chiamato a raccolta il movimento transfemminista sono strettamente legati alle misure per contenere l’emergenza sanitaria in corso. In modo particolare la situazione delle donne è peggiorata con il lockdown. Infatti, negli ultimi mesi i centri antiviolenza e le case delle donne hanno dovuto fronteggiare un aumento degli episodi di violenza, che hanno evidenziato come la casa non sia affatto un posto sicuro per moltissime.
Anche le lavoratrici migranti, le sex workers e le persone trans hanno assistito all’intensificazione delle violenze contro i loro corpi e i loro diritti che, soprattutto in merito all’accesso alle misure di welfare, sono stati negati. Il presidio bolognese ha dato la possibilità di dar voce, grazie al microfono aperto, alle soggettività presenti in piazza. A prendere parola sono state, tra le altre, le rappresentanti della “Casa delle donne per non subire violenza”, del collettivo femminista “Mujeres Libres” e del collettivo universitario la “MALA educación”, da giorni in lotta contro lo sfratto della consultoria studentesca autogestita MALA Consilia.
Le attiviste hanno ricordato l’importanza di avere nei territori centri antiviolenza, liberi e gratuiti, in cui poter lottare ogni giorno contro la violenza sulle donne e di genere, ma hanno anche ribadito la necessità di lavorare insieme per affermare un linguaggio di genere contro gli stereotipi e le discriminazioni, in grado di sostenere il diritto all’autodeterminazione di tutte le soggettività. “I centri -hanno sottolineato le attiviste- sono i luoghi in cui poter costruire cultura dal basso, facendo esperienza di mutualismo e di sorellanza, oltre che di supporto alle donne sotto attacco per la loro attività politica, come nel caso di Eddi Marcucci e Dana Lauriola.”
Infine, sono intervenute in piazza anche le lavoratrici di Yoox, azienda che assume, con l’intermediazione di diverse cooperative, numerose donne da impiegare nell’Interporto di Bologna. La lavoratrice ha rivendicato lo sciopero organizzato lo stesso giorno per reclamare i diritti che Yoox “sottrae alle donne obbligandole, spesso attraverso dei ricatti, a lavorare in condizioni contrattuali e di salute precarie.”
Dunque, il presidio è stata un’occasione ulteriore per denunciare che la violenza sulle donne è sistemica, così come il loro sfruttamento in campo lavorativo e che bisogna ripensare tutte insieme e dal basso a un nuovo mondo senza violenza. Lo sciopero è la pratica di lotta consolidata da Non Una di Meno contro la violenza patriarcale e razzista, che è stata lanciata in occasione della giornata internazionale delle donne qualche anno fa. Sperando che per il prossimo 8 marzo la situazione legata all’emergenza sanitaria migliori, rimaniamo in attesa di partecipare a Bologna a un corteo agitato e colorato in pieno spirito transfemminista.