In questi ultimi giorni, a pochi mesi dalle nuove elezioni previste per il prossimo aprile 2021, il Perù attraversa una grave crisi politica e sociale. Il 9 novembre una fazione maggioritaria del Congresso ha destituito il Presidente della Repubblica Martin Vizcarra. La decisione dei parlamentari si è basata su accuse di corruzione mediatiche, peraltro non ancora corroborate dalla giustizia, che hanno coinvolto l’ex Presidente della Repubblica.
Il giorno successivo alla deposizione il Presidente del Congresso Manuel Merino de Lama ha assunto le funzioni di Presidente della Repubblica ad interim.
La reazione di disaccordo della popolazione è stata immediata: i cittadini considerano il Congresso composto da politici corrotti. Effettivamente la maggior parte dei parlamentari è coinvolta in processi di corruzione e ha preso la decisione di espellere il Presidente in forma illegittima ed arbitraria; il malcontento sociale inoltre è motivato da una situazione di profonda corruzione politica che contraddistingue la storia del paese negli ultimi decenni (tutti i Presidenti della Repubblica degli ultimi quattro governi sono coinvolti in atti di corruzione, arresti, processi e condanne).
Così, in seguito alla “caduta” del Presidente, gruppi di giovani studenti hanno cominciato a manifestare quotidianamente per le strade e le piazze delle principali città del Perù, acclamati dalla popolazione, chi dai marciapiedi chi affacciato alle finestre, unendosi ai cori di protesta con pentole e mestoli in mano, intonando un vero e proprio concerto popolare di dissenso. Cartelli, bandiere, canti e ritmi popolari per affermare la contrarietà cittadina verso un potere politico cha ha nuovamente trascinato la popolazione nell’incertezza e nella sfiducia rispetto alle capacità dei propri governanti, in un momento in cui la loro efficienza è fondamentale per affrontare la crisi sanitaria ed economica in cui si trova il Perù a causa della pandemia del COVID-19. La maggioranza dei peruviani sperimenta restrizioni e difficoltà economiche dovute a una situazione sanitaria che ha posto tristemente il Perù alla testa dei paesi con il maggior numero dei morti per COVID -19 rispetto al numero totale di abitanti.
La risposta del governo nei confronti dei manifestanti è stata dura e repressiva, mostrando il volto di un potere antidemocratico, disposto a difendere a ogni costo e con la forza la propria posizione politica. Nella notte tra sabato e domenica in due ospedali del centro della città di Lima sono arrivati cadaveri due giovani: Inti Sotelo Camargo, 24 anni, studente, deceduto a causa delle molteplici ferite d’ arma da fuoco al torace e al cuore. Jack Bryan Pintado Sánchez, 22 anni, deceduto per molteplici contusioni al volto e al corpo e per gli 11 colpi d’ arma da fuoco ricevuti. I colpi sono stati sparati dalle forze di sicurezza antisommossa, gli autori sono ancora ignoti. A Lima si registrano inoltre più di 20 persone scomparse; i familiari stanno effettuando ricerche presso i presidi di polizia ed ospedalieri per avere loro notizie. Anche il numero dei feriti tra i giovani manifestanti è preoccupante, raggiungendo quasi un centinaio di persone.
In seguito alla notizia della morte dei due giovani studenti, Inti e Jack, il Presidente ad interim Manuel Merino ha annunciato in conferenza stampa la rinuncia all’incarico. Nelle prossime ore il Congresso dovrà rieleggere un nuovo Presidente transitorio, che dovrebbe assumere l’incarico fino alla celebrazione delle elezioni presidenziali del 2021.
Intanto le manifestazioni continuano in tutte le città del Perù in segno di solidarietà verso i due studenti assassinati e per esprimere il dissenso generalizzato verso i rappresentanti del potere politico e la corruzione che mantiene i peruviani in un’evidente condizione di ingiustizia per quanto riguarda l’accesso e l’esercizio dei loro diritti fondamentali.