La via scelta dalla pubblica amministrazione per combattere la violenza sulle donne nei luoghi di lavoro sono i Comitati unici di garanzia, ma per farli vivere ed operare secondo le tre ‘E’ delle performance pubbliche – efficienza, efficacia ed effettività – hanno bisogno del cuore dei dirigenti e dei soggetti apicali che li gestiscono nonché di coloro che ne fanno parte.
Introdotti nell’ordinamento nel 2001, i Cug hanno ricevuto una concreta regolamentazione sulle modalità di funzionamento soltanto nel 2011, ricevendo poi un rafforzamento ragguardevole con la Direttiva n. 2 del 2019, in seguito ad un’ampia discussione sull’effettività e l’efficacia del sistema, nonché la presa d’atto da parte dell’Italia che l’uguaglianza di genere rappresenta un valore imprescindibile per il conseguimento degli obiettivi generali dell’Unione 2020. Per l’ordinamento italiano, le amministrazioni pubbliche devono servirsi dei Cug per avviare il cambiamento culturale e l’innovazione attraverso percorsi che coinvolgano tutti i livelli, inclusi i dirigenti, a partire dagli apicali che assumono il ruolo di catalizzatori e promotori.
Dopo aver sostituito i comitati delle pari opportunità e i comitati paritetici sul fenomeno del mobbing, i Cug sono diventati lo strumento obbligatorio – e non più facoltativo – di cui le pubbliche amministrazioni devono dotarsi per contrastare ogni forma di violenza fisica e psicologica, di molestia e di discriminazione diretta e indiretta; assicurare nell’ambito del lavoro pubblico parità e pari opportunità; ottimizzare la produttività del lavoro pubblico migliorando le singole prestazioni lavorative; accrescere la performance organizzativa attraverso il contrasto alle discriminazioni e le pari opportunità.
Ogni Comitato unico di garanzia si raccorda, per quanto di propria competenza, con la consigliera di parità, la consigliera di fiducia, l’Organismo indipendente di valutazione, il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e con tutti gli altri organismi contrattualmente previsti.
I compiti propositivi, consultivi e di verifica dei Comitati unici di garanzia sono stati potenziati dalla formazione rivolta ai componenti di tali organismi, tanto grazie a quanto previsto nel Piano strategico nazionale 2017-2020 sulla violenza maschile contro le donne in merito alla necessità di impartire un’adeguata azione formativa a favore di tutte le professionalità che possono entrare in contatto con fatti di violenza di genere o di stalking.
Il Piano strategico ha inoltre previsto la realizzazione di una Piattaforma tecnologica che metta in collegamento i Cug nell’ambito di un network nazionale, coordinato dal dipartimento della funzione pubblica e dal dipartimento delle pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, non solo per favorire il confronto e la condivisione di buone pratiche, ma anche per facilitare il monitoraggio della direttiva n. 2/2019 e delle sue misure.
Non è cosa da poco che al fine di non disperdere il patrimonio di esperienza maturato, il mandato dei componenti del Cug sia rinnovabile purché gli stessi soggetti risultino nella procedura comparativa i più idonei.
Va detto che, per ampliare lo spettro dei benefici reali che un tale organismo può avere all’interno dei corpi burocratici, non si può rinunciare alla verifica di operatività e alle valutazioni dei documenti e delle azioni prodotte, non solo da parte della stessa pubblica amministrazione, ma anche delle parti sociali, affinché i Cug siano realmente espressione di intelligence strategica, smuovano le coscienze e non cadano in automatismi inutili.
In definitiva i Cug hanno il ‘potere’ reale di combattere le violenze di genere e di garantire la parità e le pari opportunità, a condizione che ‘efficienza’, ‘crescita’, ‘servizio’ e ‘manutenzione’ siano le parole chiave di tali organismi; proprio perché questi concetti hanno un effetto decisivo sugli atteggiamenti e sul modo in cui le organizzazioni conducono il loro lavoro e progettano il loro futuro, sono dei poteri di pieno diritto.
Per la parità, la firma contiene il cognome di entrambi i mie genitori