Su una cosa, nonostante il rapido deterioramento della situazione dei diritti umani, Hong Kong è avanti all’Italia: le forze di polizia sono identificabili tramite appositi codici alfanumerici.
Però tendono a coprirli. Il 19 novembre l’Alta Corte ha stabilito che non aver mostrato i codici identificativi nel corso delle proteste del 2019 ha costituito una violazione della Carta dei diritti di Hong Kong.
Nel dettaglio, la sentenza dell’Alta Corte ha criticato il capo della polizia di Hong Kong per non aver istituito e applicato un sistema efficace per assicurare che ogni agente di polizia non impegnato in operazioni coperte lasciasse visibile il proprio codice identificativo.
L’Alta Corte si è spinta anche oltre, definendo inadeguate le attuali procedure d’inchiesta interna sulle violenze da parte della polizia.
Agenti di polizia che non possono essere riconosciuti e meccanismi carenti nell’accertamento delle singole responsabilità sono la formula ottimale per favorire l’impunità.
L’Alta Corte di Hong Kong pare essersene finalmente accorta.