Non una di Meno ha emesso una nota molto critica nei confronti dell’ordinanza di lutto cittadino del Sindaco di Carignano per il femminicidio e l’infanticidio commessi da Alberto Accastello
Giorgio Albertino, Sindaco di Carignano, il comune dove sono avvenuti il femminicidio di Barbara Gargano e l’infanticidio dei suoi figli Aurora e Alessandro, ha emesso un’ordinanza nella quale dichiara che la famiglia “è stata falciata da una terribile e crudele sorte“.
Non Una di Meno Torino critica con durezza, in un post su Facebook , il linguaggio che in generale – anche dai media – viene utilizzato per questi crimini e in particolare le parole usate nell’ordinanza:
Sul corpo di Barbara, Aurora e Alessandro si continua a sparare.
Femminicidio e infanticidio.
Parole scomparse dai giornali nazionali e locali, protagonisti nei giorni scorsi di narrazioni disgustose rispetto a quanto successo a Carignano, dove un uomo ha ucciso moglie e figl*, senza risparmiare neppure il cane.
Vi invitiamo a fare una rapida ricerca su internet per leggere non solo i titoli vergognosi, ma anche i contenuti degli articoli stessi. Parole complici e responsabili di una cultura della violenza maschile e di genere che permea ancora e sempre la maggior parte dei media mainstream.
“Dramma”, “tragedia famigliare” sono le parole che sono state scelte e utilizzate per raccontare una storia di ordinaria violenza maschile trasformata al solito in episodica follia, in raptus momentaneo, in azione giustificabile o imprevedibile.
Il femminicida Alberto Accastello è stato presentato come un bravo lavoratore, un padre e marito modello, legatissimo alla sua famiglia.
Barbara invece – tra le righe ma non troppo – è la colpevole della trasformazione del marito da padre di famiglia ad assassino: lei a volere la separazione, lei ad innamorarsi di un altro uomo, sempre e ancora lei ad aver sconvolto l’armonia famigliare.Le foto scelte da siti e giornali ci mostrano una coppia sorridente e innamorata, in cui vittime e assassino condividono lo sfondo di una vita insieme, fatta di abbracci e momenti intimi da immortalare.
Parole e immagini che pesano come pallottole, narrazioni che infieriscono ancora e ancora sui corpi e sulle vite di Barbara, Aurora e Alessandro.
Ieri ad accanirsi ancora sulle loro esistenze ci si è messo anche il Sindaco di Carignano, con l’indizione del lutto cittadino in occasione di ciò che lui stesso definisce “un tragico ingiustificabile avvenimento”, in onore – ancora parole sue – di “un’intera famiglia falciata da una terribile e crudele sorte”.
Per il Sindaco Giorgio Albertino, un femminicidio e un infanticidio sono una terribile e crudele sorte, un destino ineluttabile, un accidente. Per questo evento fortuito e infausto il comune decide per l’esposizione della bandiera a mezz’asta e un minuto di raccoglimento.
Accade in casi come questi che ci manchino persino le parole per esprimere la rabbia, il disgusto e il dolore. Quella bandiera a mezz’asta ci piacerebbe tanto tirarla giù perchè le istituzioni prendano atto della vergogna che rappresentano, osando parlare in questo modo di un femminicidio/infanticidio.
E più che raccoglierci in silenzio vorremmo urlare ferocemente, per Barbara e per tutte le donne che non hanno più voce perchè uccise da mariti, fidanzati, ex partner convinti che le mogli e le fidanzate siano una loro proprietà, un oggetto di cui disporre nel bene e nel male, vite da eliminare e sopprimere a proprio umore e piacimento.
Non abbiamo le parole, eppure proviamo a trovarle, per Barbara, Aurora e Alessandro, per tutte le donne che quotidianamente vengono uccise da uomini violenti all’interno delle loro case…per i loro no, per la loro ricerca di autonomia e indipendenza, per le loro scelte di libertà ed emancipazione.
Su Barbara e i suoi bambin* si continua a sparare.
Hanno sparato i giornalisti.
Ora spara il sindaco.
E loro continuano a morire, una, due, tre, infinite volte.
Che le nostre parole possano farvi da scudo, proteggervi e ripararvi da tutte le pallottole che vi stanno colpendo a ripetizione.
Che la nostra lotta quotidiana e il nostro grido altissimo e feroce vi renda giustizia.
Barbara ti stringiamo forte. E stringiamo forte anche tua figlia e tuo figlio.
Questo 25 novembre sarà anche per voi.
L’ordinanza: