L’ispanica Marisela e l’afroamericana Marilyn: “Battere Trump”

Hanno perso il lavoro e, adesso, per loro sconfiggere Donald Trump è diventato un impiego a tempo pieno. Sono i lavoratori dell’Arizona organizzati in Unite Here Local 11, un sindacato che riunisce 2.000 persone impiegate nell’industria alberghiera e nei servizi di ristorazione, soprattutto a Phoenix e all’aeroporto di Sky Harbor. La pandemia del nuovo coronavirus ha devastato il settore dell’ospitalità, determinando il licenziamento di nove iscritti al sindacato su dieci. Da molti Trump è stato accusato di aver agito con ritardo e di non aver salvaguardato né la salute né l’economia. Certo, in Arizona, più di 300 tra cuochi, lavapiatti, baristi e camerieri sono andati di porta in porta per convincere la gente a votare Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti, insieme a Mark Kelly per il Senato.

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CHI FA PARTE DI ‘UNITE HERE’

Unite Here rappresenta anche 29.000 lavoratori nel sud della California e coordina attivisti porta a porta pro-Biden negli Stati in bilico di Nevada, Florida e Pennsylvania. I membri del sindacato sono prevalentemente donne, immigrati e afroamericani.

LA STORIA DI MARISELA: “SE VINCE BIDEN AVREMO UNA PERSONA NORMALE ALLA CASA BIANCA”

Prendete Marisela Mares, 22 anni, origini latine. Lavorava nella mensa dell’Arizona State University fino a quest’estate: “Siamo turbati da questi quattro anni di presidenza” dice. “Ora cerco di mandare Trump a casa”. L’Arizona è uno degli Stati tradizionalmente repubblicani che potrebbe cambiare colore ed essere decisivo: nei sondaggi Biden è avanti di tre punti percentuali. “L’importante per noi è riavere i nostri lavori” dice Marisela. Ma c’è di più: “Questa comunità è stata toccata dalla pandemia e ancora molti non hanno assistenza e l’Arizona è uno degli ultimi Stati per i fondi per l’educazione”.

Marisela racconta di avere iniziato a impegnarsi politicamente in una campagna anti-razzista contro l’ex sceriffo della contea di Maricopa, Joe Arpajo, per continuare poi contro Trump e le sue politiche migratorie. “Molti in queste zone hanno varcato il confine per cercare una vita migliore e hanno avuto un presidente che voleva sbarazzarsi di loro” racconta la giovane. Che sul candidato giusto non ha dubbi: “Se Biden vincesse avremmo alla Casa Bianca una persona normale, a cui credere e di cui fidarsi; uno che non chiude la porta in faccia a chi arriva qui e vuole essere cittadino degli Stati Uniti”.

LA STORIA DI MARILYN, MADRE E VETERANA

Marilyn Wilbur è invece entrata a far parte di Unite Here solo quest’estate, dopo essere stata anche lei licenziata dall’Arizona State University, dove lavorava come magazziniera. Marilyn è una madre afroamericana e una veterana, che ha servito quattro volte in Iraq. La sua missione ora è bussare a più porte possibili e convincere chi ha davanti che Trump non è l’uomo giusto per l’America.

“Da luglio cammino e parlo con la gente sei giorni a settimana, otto ore al giorno” calcola. “Raggiungo tra le 80 e le 100 case ogni giorno”. Ma da dove nasce questo impegno? “Volevo mostrare a mio figlio che ogni voto conta” risponde. “È importante che un 17enne nero capisca che il suo voto è importante e che possiamo fare la differenza”. Marilyn spiega di aver convinto molti indecisi a sostenere la campagna di Unite Here: “Alcuni li portiamo fisicamente a votare. Molte persone di colore pensano che il loro voto non conti, ma noi continueremo a spingere perché la gente voti finché non chiuderanno i seggi”.

IL LAVORO DEI VOLONTARI

I volontari hanno l’obiettivo di bussare alle porte di 750.000 case e di arrivare a parlare di persona con 200.000 elettori. Ieri sera hanno calcolato di aver già fatto oltre 2,5 milioni di telefonate e di aver parlato al telefono con più di 60.000 persone. “Per convincere qualcuno gli chiedo se vuole altri quattro anni di Trump o vuole provare qualcos’altro” dice Marilyn. I temi su cui fare leva, poi, non mancano: “La disoccupazione è un problema importante; molte persone perdendo il lavoro, hanno perso anche l’assicurazione e ora temono la seconda ondata della pandemia di Covid perché sono scoperte”.

I riscontri nelle comunità dell’Arizona sarebbero positivi. Secondo Marilyn, “molti membri delle minoranze voteranno per la prima volta, specialmente tra gli ispanici, e questa sarà una grande spinta per la campagna di Biden”. In palio in Arizona ci sono 11 “grandi elettori”. “È ora di cambiare” sottolinea l’attivista. “È ora di far diventare blu l’Arizona”.

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